L’orologeria riserva sempre sorprese. Senza voler scomodare le grandi complicazioni, i moti astronomici, i materiali più preziosi, anche i temi più basilari della misura meccanica del tempo hanno offerto spunti che hanno stimolato autori maggiori e minori. La creatività, come è noto, può declinarsi in mille modi: per esempio negli orologi a cremagliera. Attraverso i secoli, infatti, c’è chi ha pensato di sfruttare una cremagliera per trasformare il peso del movimento di un orologio domestico, da appoggio o da parete, nella propria stessa fonte di energia.
Il principio della cremagliera
Possiamo immaginare la cremagliera come un tipo particolare di ruota dentata, di raggio infinito ma di corsa limitata. Già secoli fa questo meccanismo ha suggerito l’idea che fosse il movimento stesso, con il proprio peso, a fungere da dispensatore di energia – anziché trarre l’energia dai pesi o da una molla. Del resto gli ingranaggi lineari non sono proprio un’invenzione moderna. Ne tratta la tecnologia ellenistica e ne abbiamo palesi citazioni in Vitruvio, che li applica estesamente agli orologi, anche di grandi dimensioni, azionati idraulicamente.
Il principio di funzionamento, in sé, è elementare. L’orologio, da tavolo o da parete, è dotato di un’asta a cremagliera verticale, lungo la quale scende il movimento vero e proprio. Naturalmente, alla fine della corsa sarà necessario far risalire il movimento lungo l’asta. La lenta discesa ricomincerà, grazie all’effetto della forza di gravità, che tenderà a far scendere la “testa” dell’orologio – ovvero la cassa – verso il basso.
Un moto perpetuo? No, di certo: l’energia necessaria per il funzionamento viene di fatto somministrata nell’operazione di risollevamento del movimento, e da potenziale si trasformerà in cinetica. Nessuna magia, quindi, per chi ha chiari i principi della Fisica, ma certamente un vero mistero per chi lo vedesse per la prima volta. In ogni caso, una soluzione curiosa che non manca di attrarre l’attenzione dell’osservatore. Anche solo per il fatto che l’orologio scende, pian piano, lungo l’asta dentata e non presenta né chiavi di carica, né pesi o contrappesi.
Breve storia degli orologi a cremagliera…
Tra i più antichi esempi di orologi a cremagliera troviamo uno splendido esemplare conservato al Museo di Kassel, in Germania, e realizzato nel 1688 da un italiano, Francesco Filippini, geniale cremonese che fu attivo sia in patria che in Spagna. Probabilmente il più importante nella propria tipologia, vanta un movimento con quattro quadranti, uno per lato, e una discesa lungo una colonna a sezione quadrata con quattro cremagliere parallele, una per lato.
Tempo fa, ho avuto il piacere di vederne un’eccellente riproduzione. Più che una copia, una reinterpretazione realizzata da un bravo orologiaio cremonese, proprio come il Filippini: Pieraugusto Grisoli. Questa rivisitazione contemporanea del capolavoro del Filippini fa ora bella mostra di sé nel Museo Verticale del Torrazzo di Cremona, un bel museo della storia della misura del Tempo che merita davvero una visita.
La fortuna degli orologi a cremagliera conobbe una nuova primavera tra la fine del XVIII ed il XIX secolo, come testimoniano materiali archivistici ed esemplari ancora in circolazione sul mercato antiquario o presenti in collezioni pubbliche. Se i primissimi esempi erano destinati ad alta committenza e la loro esecuzione era di adeguato livello, per importanza dei materiali, ricerca estetica e qualità esecutiva, gli esemplari via via più tardi, di costo naturalmente assai più contenuto, non potevano vantare una classe paragonabile. Il prezzo accessibile li rese più diffusi sul mercato, soprattutto nel mondo di espressione germanica e negli Stati Uniti.
… e le loro evoluzioni
Abbiamo sinora parlato di orologi a cremagliera in cui il movimento scende lungo l’asta dentata: molto più rari sono quelli che, curiosamente, risalgono lungo l’asta. In questi esemplari, la carica non avviene riportando in alto il movimento per farlo scendere grazie al proprio peso. Avviene invece spingendo lungo la cremagliera, talvolta impropriamente detta sega, il movimento verso il basso, fino alla base della corsa. Durante quest’azione si carica una molla. E sarà questa la vera forza motrice che permetterà la risalita del movimento, fornendo allo stesso tempo l’energia necessaria per il funzionamento dell’orologio.
Sul mercato sono presenti da qualche anno numerose repliche, più o meno ispirate a pezzi d’epoca. Come sempre, l’importante è prestare attenzione a quanto ci viene presentato. Nulla contro una simpatica riproduzione, che ci allieterà e divertirà i nostri ospiti, purché chi acquista sia consapevole di quello che possiede. E soprattutto stia attento a non cadere nella trappola di chi vuol far passare per antico ciò che antico non è.