La storia dell’orologeria da torre in Italia meridionale è in massima parte ancora terra incognita. Se dalla metà del XIX secolo in poi molte delle installazioni su palazzi e campanili erano realizzate utilizzando movimenti importati dall’Italia settentrionale, o addirittura dall’estero, non molto è il materiale sopravvissuto da epoche anteriori. La mancanza di uno studio sistematico non ha ancora permesso di valutare pienamente i contributi e le presenze locali di epoca più antica.
Una ragione in più per presentare ai nostri lettori la storia del ritrovamento delle tracce di un astronomico cinquecentesco a Trapani: l’orologio di Torre Oscura. La scoperta è avvenuta nel corso delle operazioni di restauro di uno degli edifici storici del centro cittadino. Ed è stata lo spunto per una ricerca archivistica che ha premiato gli appassionati locali e arricchito la storia dell’orologeria astronomica monumentale italiana di un altro prezioso esemplare.
L’orologio di Torre Oscura: un astronomico misterioso
Nel centro storico di Trapani troviamo piazza Cavarretta. Il nome deriva da un’insigne famiglia locale, che dopo il 1698 arricchì generosamente la Casa di Città, cioè l’edificio comunale, di un’imponente facciata. A volerla, all’epoca, fu Giacomo Cavarretta, che a tale scopo elargì duemila scudi. Nei pressi della rinnovata Casa di Città, già da oltre un secolo il tempo dei cittadini era indicato da un orologio astronomico, i cui quadranti si trovavano su un antico edificio adiacente, dall’evocativo nome di Torre Oscura.
Anticamente detta Torre di Porta Oscura, insieme ad altre quattro simili costruzioni segnava uno dei varchi al centro cittadino, che era fortificato. Su di essa sorse, già nel XVI secolo, il più importante orologio pubblico di Trapani. Di tale orologio e delle sue caratteristiche eccezionali, purtroppo, si era persa ogni traccia. Disperso il movimento, probabilmente guasto e ritenuto non riparabile, nel corso dei secoli persino i quadranti, divenuti inutili, furono nascosti. Gli interventi di rinnovamento estetico, in buona sostanza, li ricoprirono con intonaco e colore, sottraendoli alla vista dei passanti.
L’orologio ritrovato
Durante le operazioni di restauro all’edificio di Torre Oscura, conclusosi nel 2011, gli operatori trovarono tracce evidenti di pregiate decorazioni. Grazie a un sapiente lavoro, emersero ben due quadranti molto antichi, uno dei quali arricchito da una splendida fascia zodiacale. Desidero ricordare che i lavori di restauro di Torre Oscura furono realizzati grazie alla munifica generosità della famiglia Gianformaggio.
Per prima cosa, dal punto di vista orologistico, ci colpisce l’aspetto dell’esemplare da torre. È insolita la giustapposizione di due grandi quadranti. Quello superiore, che mostra le ore in XII nella fascia oraria interna, è circondato dal ciclo dello Zodiaco. Ai nostri giorni, dopo l’inserimento di un movimento moderno, porta le lancette delle ore e dei minuti. Quello inferiore è attualmente dotato di un indicatore a forma di falce della Luna, mentre anticamente il grande foro decentrato era destinato alla rappresentazione delle fasi lunari. Una fascia esterna è suddivisa in 29 settori e mezzo, con una lancetta che indica il giorno del mese lunare sinodico, la cui durata è, appunto, di circa 29,5 giorni.
La numerazione utilizza cifre romane giacenti, cioè scritte come se poggiassero lungo un ipotetico raggio uscente dal centro del quadrante. Da notare che il numero 4 e i suoi correlati non sono indicati in modalità sottrattiva, cioè come IV, ma con la sequenza IIII tipica delle notazioni più antiche, in voga a partire dal Medioevo. Anche i numeri e i segni dello Zodiaco sono insoliti: sono rappresentati per mezzo di inserti in piombo. Le fasce sono in marmo estratto dalla cava di Rizzuto, vicino ad Erice.
Gli astronomici in Meridione
A sud di Roma restano ben poche testimonianze di astronomici antichi. Uno è il ricco quadrante dell’orologio di San Martino alle Scale di Palermo, studiato dalla prof. Maria Luisa Tuscano.
Pochissimo ci rimane dell’astronomico dell’antica cattedrale di Ragusa, di cui sopravvive solo un lacerto in pietra, con segni zodiacali.
A Messina troviamo il capolavoro astronomico opera di Ungerer, celebre per le grandi dimensioni e per i giochi di automi. Tuttavia si tratta di un esemplare relativamente recente, realizzato dopo il devastante terremoto del 1909.
Ciò che rende la scoperta di Trapani ancora più interessante è l’epoca di costruzione dell’orologio cui questi quadranti appartenevano. L’archivio cittadino si è rivelato un vero e proprio deposito di preziose informazioni.
Tra le antiche carte
I libri consiliari della città mostrano che nel 1570 il Consiglio cittadino approvò la spesa di once 51 e tarì 12 “per conzari l’orologio e per fari la sfera et il lunario per il decoro della città“. La cifra era destinata a due fornitori, un Mastro Admiranti “per suo magisterio estimato da mastro Petro Antonio di Blasi“, in ragione di once 41, da cui deduciamo che Mastro Admiranti fosse l’autore del movimento, “et once 10 e tarì 12 a mastro Baldassarre Baroc per la pittura dei pannelli di oro et annauratura (cioè doratura) di dicti sfera et lunario“.
Qualche decennio dopo, agli inizi del 1595, i Giurati trapanesi Gregorio Grimaldi, Nicolò Ravidà e Marcello Provenzano diedero ordine di esecuzione per un nuovo orologio a tale maestro Giuseppe Mannella trapanese, indicato anche come scultore. Nello stesso anno, in data 18 marzo, il tesoriere Vincenzo D’Alfonso saldava due once a saldo delle prime sei, dovute per “maestria e manifattura dell’orologio“.
Il testo dell’incarico è il seguente: “… construere facere et edificare lunarium et sfera, marmoream di petra dello Rizzuto ad effectum reponendi in turri horologio, ubi ad presens est dicta sfera… cum li soi litteri gitattini di piombo, cum li dodici signi dello zodiaco in piombo, plano, conforme allo modello fatto da mastro Giuseppe… et dare finito lo tutto per misi di augusto proximo sequente…“.
La spesa complessiva per questo intervento fu di otto once, le ultime due pagate solo l’anno successivo. Troviamo negli atti la causale “per maestria de la sfera di lo orologio di questa citta a complimento de li onzi otto imperoché de li altri onzi sei se li fecero et foro spenduti per noi altri“.
L’opera non era però terminata, se in data 17 aprile Mannella ricevette un successivo acconto di altre due once, a fronte di un preventivo totale di quattordici. Lo riporta uno scritto che registrava di nuovo la costruzione della sfera, cioè del quadrante, sulla parete della torre.
Dopo l’installazione, la manutenzione
Se Giuseppe Mannella fu l’artefice, non fu però il curatore dell’orologio. Effettuati consegna e collaudo, una nuova delibera dei Giurati andò a determinare salario e obblighi per “lo mastro che conza gli orologi di questa citta“, con incarico pluriennale. La citazione al plurale di orologi della città lascia dedurre che l’orologio di Torre Oscura non fosse l’unico destinato alla collettività. È evidente che nel frattempo a Trapani erano sorti altri esemplari pubblici.
Pochi anni dopo troviamo il nome di un temperatore: Francesco de Renda, che riceve “unzi dui (cioè due once), quali se li pagano per suo servitio di mesi quattro, cioe settembro ottobro novembro e dicembro proximi passati come mastro che ha conzato detto orologio a raggione di onze sei lanno (cioè l’anno)”.
Agli inizi del XVIII secolo l’orologio versava probabilmente in cattive condizioni. Tanto che i Giurati affidarono a Vincenzo Valenti, trapanese, l’incarico di “conzare et ridurre a perfettione l’horologio delle hore tale che corra giusto et la campana di detto horologio suoni ogni hora a suo tempo“. Secondo la tradizione, l’orologio di Torre Oscura suonava le ore e i quarti.
Il Valenti solo pochi mesi dopo fu sostituito da un altro tecnico, tale Ignazio Bonomo. Il quale, stando agli atti, in fase di incarico ricevette ufficialmente tutti i materiali necessari, dettagliati in un lungo elenco: “Un quartuccio, un mezzo, un terzo et un quarto di misura, tutti di ramo (cioè di rame); un rotulo, li dui once, l’oncia e la mezz’oncia di misura d’oglio tutti di ramo; e l’oncia di piombo; cinque pisa di petra di diversi pisi, grandi et piccoli (…); li cinque rotoli di peso pure di pietra oltre le detti cinque pesi con il suo anello di ferro; (…) l’orologio della città con tutti suoi ferri senza nessuno mancamento, una con il ferro della luna, cioè tutto il materiale riconsegnato da mastro Vincentio Valenti“.
L’orologio di Torre Oscura fra interventi e sostituzioni
Tra mille traversie, interventi e nuovi movimenti, l’orologio di Torre Oscura rimase in servizio fino agli inizi dell’800. Nel 1828, un orologiaio di Marsala di nome Giuseppe Lorito realizzò un nuovo esemplare pubblico, posto però sul vicino Palazzo municipale. Dotato di due quadranti anch’esso, è visibile in una delle foto nella gallery in alto. Così l’orologio di Torre Oscura cadde in disuso, e i movimenti astronomici originari andarono perduti.
Solo dopo il restauro del 2011, con la riscoperta dei quadranti astronomici, la città ha ricominciato a godere dell’indicazione temporale di Torre Oscura. All’interno dell’antica torre è stato installato un moderno movimento elettronico, che ne ha ripristinato la funzione di orologio pubblico.
N.B. È molto interessante il fatto che nella terminologia usata negli atti si incontrino termini come sfera, per indicare il quadrante, e conzare, nel senso di acconciare, aggiustare, mantenere in funzione, che sono di tipica derivazione veneta o comunque norditaliana. La cosa ci fa presuppore che in qualche modo gli orologiai siciliani entrarono in contatto con quelli della Serenissima. Ma non sappiamo come, quando, con quali maestranze si svolsero queste relazioni. Per risolvere il mistero, servirebbero ulteriori ricerche d’archivio da parte di qualche diligente studioso. Chissà, forse in futuro…