Lo abbiamo già detto sulle pagine del nostro giornale: scrivere di Richard Mille non è facile. Gli orologi della casa di Les Breuleux, comune svizzero del Canton Giura di appena 1.500 abitanti, vanno osservati, capiti e digeriti, ammesso e non concesso di riuscirci. Gli stereotipi li vogliono colorati, tecnologici, super-complicati, di forma tonneau – il nuovo Richard Mille RM 65-01 McLaren W1 non fa eccezione – e dal prezzo alto, altissimo. Tant’è che li si vede spesso al polso di calciatori e sportivi ai vertici. Ma pensarli attraverso il filtro dei luoghi comuni è limitante e superficiale, quindi cerchiamo di andare più in profondità. Tutto, in un orologio Richard Mille, è studiato in modo maniacale: è il risultato di tanta, tanta ricerca, lunga e costosa, tesa a migliorare, a progredire, allo spingersi sempre oltre i propri limiti. Verso un senso di perfezione assoluta e quindi irraggiungibile.
Sinergie e tecnologie
Piacciano o meno, comunque, gli orologi Richard Mille sanno come far parlare di sé. Le infinite sponsorizzazioni li collocano infatti dai primi anni 2000 in contesti sportivi e tecnologici di ogni tipo: automobilismo (Formula 1 in particolare), automotive, calcio, tennis, motonautica, golf, aeronautica, equitazione e atletica leggera sono i primi che mi vengono in mente. Ambienti da cui il Marchio trae ispirazione cercando di assorbire le migliori tecnologie costruttive per poi implementarle nei propri orologi.
Non è un caso che soluzioni tecniche e materiali impiegati da Richard Mille siano molto ricercati, con caratteristiche fisiche straordinarie. Il peso, anzi la leggerezza, prima di tutto. L’assioma è: massima resistenza meccanica e minor peso. Vi dico soltanto che l’orologio Richard Mille RM 27-05 Flying Toubillon (con tourbillon volante), l’ultimo in ordine di tempo che l’azienda svizzera ha dedicato al tennista di fama mondiale Rafael Nadal, resiste a un’accelerazione di 14.000 G e pesa, cinturino escluso, appena 11,5 grammi. Dodici, forse tredici volte meno di un subacqueo di alta orologeria.
La cassa dell’RM 65-01 McLaren W1
Credo non serva aggiungere altro prima di trattare l’orologio cui questo articolo intende dare spazio: il Richard Mille RM 65-01 McLaren W1. Che, manco a dirlo, si ispira al mondo delle supercar e rappresenta il quarto modello (il primo è del 2017) nato dalla collaborazione fra il Marchio svizzero e la nota Casa britannica di auto sportive. Collaborazione che questa volta celebra l’hypercar McLaren W1 dalla quale il Richard Mille RM 65-01 McLaren W1 eredita più di una scelta stilistica. A partire dal colore dei dettagli, arancio papaya.
In realtà la cassa prende diretta ispirazione dal profilo della vettura, vista dall’alto. In particolare, la tipica architettura “aero-cell” della carrozzeria sinuosa si ritrova nella doppia lunetta merlata della cassa, realizzata in Carbon Tpt. Un materiale composito di fibra di carbonio assai particolare, che richiede grande maestria per essere lavorato. Leggerissimo, assicura però una resistenza alle microfratture superiore del 200% rispetto agli altri materiali derivati sempre dal carbonio.
Se la guardate con attenzione, dunque, noterete che c’è una lunetta superiore sagomata in Carbon Tpt che poggia su una seconda lunetta in titanio grado 5 lucido e satinato. Bene, la parte più sottile della lunetta superiore misura qualcosa come cinque decimi di millimetro, tipo cinque Post-it sovrapposti. Per realizzarla come Dio comanda, anzi come Richard Mille comanda, ci sono voluti nove mesi di lavoro da parte di un’équipe dedicata. Nove mesi e otto prototipi, fate voi.
Cos’altro ha di speciale il Richard Mille RM 65-01 McLaren W1?
Lascio la descrizione dettagliata del Richard Mille RM 65-01 McLaren W1 alle didascalie delle immagini in apertura. Qui voglio concentrarmi sulle funzioni principali dell’orologio. Che è un cronografo sdoppiante (o rattrappante, se vi piace di più questo termine) con ruota colonne, a carica automatica. Inoltre ha un’autonomia di 60 ore e una frequenza di 5 Hz, ed è quindi in grado di misurare il decimo di secondo. Ha come precedente l’omonimo esemplare lanciato nel 2020, di cui vi invito a leggere la recensione perché ne riassume i dati tecnici essenziali.
Oltre al fatto che la platina e i vari ponti sono in lega di titanio grado 5, materiale impiegato nei settori aerospaziale, aeronautico e automobilistico, all’interno del calibro di manifattura RMAC4, scheletrato, si ritrovano tutte le altre consuete diavolerie meccaniche che siamo abituati a vedere nei Richard Mille. Diavolerie che però non sono per niente “normali” nel panorama generale dell’orologeria, sviluppate dal Marchio nel tempo scegliendo i fornitori più affidabili. E che poi ha trasposto anche nei propri movimenti in-house. Ma torniamo alla complicazione del cronografo rattrappante.
Cos’è un cronografo sdoppiante?
Con un cronografo tradizionale possiamo misurare la durata di un singolo evento. Lo attiviamo con il pulsante a ore 2, quando l’evento ha inizio, e con lo stesso pulsante lo fermiamo quando l’evento ha fine. Con il pulsante sottostante, di solito a ore 4, azzeriamo il tutto riportando la lancetta centrale dei secondi cronografici sullo zero e ci prepariamo a una nuova misurazione.
Un cronografo rattrappante fa molto di più perché consente di misurare la durata di più eventi in successione nonché i tempi parziali. La lancetta centrale dei secondi è in realtà composta da due lancette sovrapposte con estrema precisione. Che partono in simultanea, alla pressione del pulsante a ore 2. Premendo un altro pulsante, in questo caso posto a ore 10 (altre volte coassiale alla corona), avviene la magia e la lancetta si sdoppia.
Nel caso del Richard Mille RM 65-01 McLaren W quella arancione (soprastante) si arresta, mentre quella celeste (sottostante), fino a quel preciso istante nascosta, prosegue la sua corsa. Possiamo così decidere se arrestarle entrambe (premendo di nuovo il pulsante al 2) e leggere le due misure, oppure far tornare con uno scatto fulmineo la prima lancetta sopra la seconda (premendo di nuovo il pulsante al 10) affinché tornino a essere sovrapposte e continuino a marciare insieme.
La ruota a colonne
La complicazione del cronografo rattrappante è di assoluto rilievo, difficile da realizzare e di conseguenza molto costosa. Richard Mille ne esalta la precisione grazie all’uso di una ruota a colonne a innesto verticale, anziché delle classiche camme su cui si basa un’infinità di altri cronografi. Si tratta del dispositivo più raffinato per lo smistamento delle funzioni crono, come insegnava Augusto Veroni, ed è tipico dell’Alta orologeria. La differenza sta nella precisione di partenza e arresto delle lancette, nella durata nel tempo della complicazione stessa, nell’annullamento pressoché totale del “salto iniziale” della doppia lancetta dei secondi cronografici.
Salto che? Ve lo spiego subito. Il salto iniziale della lancetta cronografica è più o meno evidente sulla quasi totalità dei cronografi. Quando si preme il pulsante di avvio al 2, la lancetta dei secondi compie un piccolissimo passo in avanti prima che inizi regolarmente a marciare. Un’inezia per la maggior parte delle persone, ma un difetto che fa venire l’orticaria ai puristi dell’orologeria. Grazie alla ruota a colonne, il problema non si riscontra più in molti orologi. E il Richard Mille RM 65-01 McLaren W1 ne è praticamente immune.
Un cuore che batte 36.000 volte in un’ora
Le peculiarità del cronografo sdoppiante a bordo del Richard Mille RM 65-01 McLaren W1 non finiscono qui. Un’altra è legata all’alta frequenza di oscillazione del bilanciere: 5 Hz, 36.000 alternanze orarie. Un valore raggiunto dal bilanciere a inerzia variabile, altra soluzione tecnica emblematica degli esemplari alto di gamma. In pratica sul bilanciere si trovano quattro piccoli pesi che ne modificano il baricentro e permettono quindi regolazioni estemamente precise. Un bilanciere sì fatto, oltretutto, può tollerare maggiori sollecitazioni e urti.
Il discorso sulla frequenza del bilanciere è lungo ed è alla base degli studi di chi si avvicina all’orologeria per la prima volta. In genere quella più utilizzata dagli esemplari attuali è di 28.800 alternanze/ora, 4 Hz. In questo caso (e non è il solo: basti pensare al celeberrimo El Primero) il bilanciere vibra più velocemente del solito e consente al cronografo di misurare il decimo di secondo (1/10 s). Il calcolo è presto fatto: 36.000 alternanze / 3.600 (secondi che compongono un’ora) = 10. La lancetta dei secondi quindi compie dieci scatti in un secondo. Dopo aver fermato il cronografo, se ne legge il conteggio sulla scala dei secondi con una certa approssimazione – ma più che adeguata agli usi comuni.
Altri plus
Come tutti gli orologi a carica automatica, il Richard Mille RM 65-01 McLaren W1, oltre a caricare la molla motrice contenuta nel bariletto con i movimenti del polso, permette di farlo attraverso la rotazione della corona. Ma, udite udite, possiede anche un pulsante speciale: posto a ore 8, di color arancio a ore 8, funge appunto da ricarica rapida. Basta premerlo ripetutamente e il gioco è fatto. Immaginate di riprendere l’orologio dopo averlo lasciato a riposo per qualche settimana. La funzione di ricarica rapida lo porta a marciare in una manciata di secondi.
E poi ha il “classico” selettore di funzione, ricorrente in molti Richard Mille. Un pulsante coassiale alla corona consente di scegliere tra la funzione di ricarica (W), di regolazione della data (D) o di rimessa all’ora (H), ed evita di dover tirare la corona stessa in diverse posizioni. Il riscontro della scelta effettuata si legge sempre sul quadrante, tra le ore 4 e le ore 5. Interazione e grafica sono fatte apposta per ricordare il cambio automatico di un’automobile. Non a caso lo slogan di Richard Mille è “racing machine on the wrist”.
Prezzo e disponibilità
Concludo dicendo che il Richard Mille RM 65-01 McLaren W1 è prodotto in un’edizione limitata a 500 esemplari. L’hypercar McLaren W1 cui si ispira, che costa quasi 2 milioni di euro, è invece in 399 esemplari. A conti fatti, supponendo che chi acquista la vettura compri anche l’orologio, ne restano 101. Non sono pochi, ma neanche tantissimi, visto il prezzo del cronografo. Che non è alla portata di tutti, ma tutto sommato, considerato lo standard del Brand, neanche esagerato: 320mila franchi svizzeri (poco più di 340mila euro). Iva esclusa, s’intende.