Attualità

Piaget Sixtie, l’ultimo erede di una lunga tradizione

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È tutta al femminile la principale novità presentata da Piaget a Watches and Wonders. Si chiama Piaget Sixtie ed è una collezione a mio parere particolarmente riuscita, perché ha tutto quanto serve per piacere alle donne. L’ho pensato subito, appena l’ho vista sulla carta (anzi, sul monitor), e ne ho avuto conferma al Salone di Ginevra, dove ho potuto toccarla, provarla, sentirla “mia” almeno per qualche istante. Capire quali sensazioni trasmette, una volta indossata.

Il Piaget Sixtie è un orologio “di forma”, sinuoso e arrotondato. Ha un design nuovo e originale: sei convinta di non averlo mai visto prima, eppure lo percepisci in qualche modo rassicurante, come se ti ricordasse qualcosa del passato. Prezioso ma non eccessivo, sempre mettibile, è un accessorio facile da accostare a qualsiasi stile o look. Intuisci che è il risultato di un processo creativo tutt’altro che improvvisato, che ha alle spalle una lunga esperienza nel segmento degli esemplari da donna. Che sono quanto di più difficile da realizzare, come ben sanno gli esperti del settore.

Piaget e gli anni Sessanta

Nel Piaget Sixtie, il riferimento agli Swinging Sixties è già implicito nel nome. In generale gli anni Sessanta e Settanta furono decadi di estrema libertà espressiva – come abbiamo già avuto modo di ripetere più volte su questo sito. L’intera società conosceva un’evoluzione dei costumi e della mentalità: la rivoluzione culturale dei giovani e la liberazione sessuale, la conquista dello Spazio, la fiducia nella tecnologia con l’affermarsi della prima elettronica. Il design plasmava figure geometriche e decise nei nuovi materiali sintetici, l’arte si esprimeva con la Pop Art e l’Op-Art, nella moda imperversavano la minigonna di Mary Quant e gli abiti A-line di Courrèges o Yves Saint-Laurent.

Anche in orologeria soffiava forte il vento del cambiamento. Come racconta la Maison, Valentin Piaget (1922/2017), nipote del fondatore, colse lo spirito dell’epoca. Inviò a Parigi lo staff di creativi per assistere alle sfilate di moda e riportare idee, tendenze e suggestioni nei nuovi esemplari. L’obiettivo era realizzare orologi-gioiello moderni e informali, in grado di distinguersi nettamente da tutto ciò che era stato fatto fino ad allora. Particolarmente proficua fu la collaborazione con Jean-Claude Gueit (1937/2020), designer visionario in grado di sviluppare esemplari d’avanguardia. Fu sempre lui, tra l’altro, il padre del Polo, dell’Emperador Tourbillon e di altri successi di Piaget… Ma questa è un’altra storia.

Nacque così la collezione 21st Century, presentata alla Fiera di Basilea nel 1969. Composta da forme e strutture davvero mai viste prima, delineava nuovi modi di indossare il tempo. Quegli esemplari manchette simili a sculture da polso, dalle architetture macro e dai bracciali traforati tipo reti d’oro, e le lunghe collane fluttuanti, i cosiddetti Swinging Sautoir, fatti di catene e ornati di frange, segnarono indelebilmente la storia dell’orologeria. Ad aumentarne il fascino, i quadranti colorati, in pietra dura, il cui spessore era compensato dai movimenti ultrapiatti creati da Valentin – in primis il calibro 9P, un carica manuale di soli 2 mm. E poi c’erano le ardite geometrie della cassa: silhouette ovali o rettangolari, anche sviluppate in orizzontale, ellissi o carré obliqui, trapezi dagli angoli smussati.

Piaget Sixties in sintesi

Quasi sessant’anni dopo, è proprio il trapezio – tanto amato da diventare a poco a poco un simbolo stesso della Maison – a dar forma alla cassa del Piaget Sixtie. Femminile nella dimensione, delicato nelle proporzioni, ha la lunetta tempestata di diamanti o decorata da una fine godronatura. Più di un dettaglio, il godron è un elemento di design che lo collega idealmente a un altro modello storico della Manifattura, definito in origine semplicemente con il numero della referenza, 15102, e oggi noto come Andy Warhol. Ma non serve che mi dilunghi oltre: per saperne di più, rimando alla lettura di un’altra pagina del Giornale degli Orologi.

Andiamo avanti. Mentre l’asimmetria diventa caratteristica distintiva della cassa, sinonimo di personalità e di chic innato, il quadrante è semplice. Argenté, satinato soleil, riporta le lancette a bastone dorate, come i lunghi indici applicati. Una sequenza interrotta però dai numeri romani al 6 e al 12, e dal lettering del logo posto insolitamente al 3. Altro segno particolare: il bracciale. Composto da lunghe maglie trapezoidali, anch’esse dai bordi arrotondati e ancora più accentuati sui profili esterni, è così articolato e flessibile da risultare quasi fluido, quando lo si mette al polso. Ben presente, sempre percepibile, ma “morbido”. Come solo i bracciali montati a mano dai maestri orafi possono essere.

All’interno, il Piaget Sixtie è animato da un movimento al quarzo, pratico, preciso e affidabile, rigorosamente Swiss made. O meglio, per essere corretta devo dire che è prodotto dalla Manifattura stessa, una delle poche a realizzare “in casa” tutti i propri calibri, non solo quelli meccanici ma anche quelli elettronici. Non bisogna dimenticare, del resto, il ruolo avuto dalla Maison nella storia dei primi movimenti al quarzo. Piaget faceva parte del consorzio del CEH, e contribuì alla messa a punto del Beta 21. A questo proposito, devo almeno citare un altro modello storico, la referenza 14101, la prima a montare appunto l’antesignano dei movimenti al quarzo. Anch’essa con la lunetta godronata…

Referenze e prezzi del Piaget Sixtie

La collezione Piaget Sixtie è declinata in quattro esemplari-gioiello (almeno per ora, ma nulla si sa su eventuali estensioni di linea in futuro). Una versione è interamente in acciaio, con la lunetta incastonata di diamanti per un totale di oltre mezzo carato. Quella bicolore, con i godron, è invece in acciaio e oro rosa. Poi ce ne sono altre due interamente in oro rosa, diverse proprio per la lunetta godronata o incastonata di brillanti.

Variano, naturalmente, i prezzi. Che passano dai 12.100 euro per la referenza in acciaio con diamanti, ai 40.300 euro per la referenza in oro rosa, sempre con diamanti. Una spesa certo non alla portata di tutti, ma coerente con il buon nome e la tradizione della Marca. Già in vendita nelle boutique monomarca, dai rivenditori autorizzati e online, il Piaget Sixtie è uno di quegli orologi per i quali vale la pena sostituire il movimento, una volta che il cristallo di quarzo si è esaurito. Come si fa con i veri esemplari-gioiello.

Sempre a proposito di orologi-gioiello, a onor di cronaca, devo segnalare anche l’esistenza di modelli speciali, collaterali alla collezione. Nel senso che la Maison ha utilizzato la cassa del Piaget Sixtie per creare alcuni pezzi unici, non sempre riproducibili, di alta gioielleria. Esemplari che rimandano direttamente agli Swinging Sautoir del passato: con il quadrante in turchese, in opale bianco o in radice di rubino, circondati da altre gemme di colore con accostamenti audaci e preziosissimi. Che in più sono anche trasformabili, per indossare l’orologio al polso o la collana senza orologio. Ma in questi casi non parliamo di prezzi, inaccessibili per noi comuni mortali. Qui si entra in un’altra dimensione: quella del sogno…