Attualità

Chronomètre Souverain, i 20 anni del “solo tempo” di F.P.Journe

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Tempus fugit: sembra tutto ieri, ma gli anni volano. Era il 1995 quando “il nostro” Augusto Veroni incontrò per la prima volta François-Paul Journe: potete rileggere le sue impressioni qui. Ed era il 2005 quando Journe lanciò uno dei propri instant classic: il Chronomètre Souverain, ref. CS, di cui si celebrano i primi vent’anni.

Fratello sobrio e in apparente understatement di pezzi con cui il suo creatore ci ha stupiti nel corso degli anni, come il Résonance o il Tourbillon a rémontoir d’égalité, il Chronomètre Souverain è un solo tempo, con indicazione dell’autonomia. Ma non sorridano, i lettori: “solo tempo” non è riduttivo, tutt’altro. Nel solco della migliore tradizione, l’obiettivo perseguito è quello della cronometria, cioè della precisione nell’indicazione dell’ora. Che, diciamocelo, è alla fine lo scopo ultimo di quella scienza che chiamiamo orologeria.

Vent’anni dopo…

Vent’anni e non sentirli? Non è cosa da tutti. Eppure, volendo qui analizzare il lato estetico, il Chronomètre Souverain non ha perso nulla del fascino con cui si affacciò alla ribalta nel 2005. La cassa essenziale, che visivamente cede il passo a un quadrante d’eccezione. Il raffinato gioco del cambio di textures del guilloché con cui è realizzato il quadrante, con le minime, ma percepibili, variazioni dei piani e i numeri ben leggibili – ora applicati, non più stampati – hanno superato la prova del tempo.

I piccoli secondi a ore 7 e l’indicatore della carica residua a ore 3 colpiscono, oggi come allora. Come negli antichi cronometri da marina, l’indicazione dell’autonomia è inversa: non mostra le ore di carica residue, ma quelle trascorse dall’ultima ricarica. Appena ricaricato l’orologio, quindi, la lancetta indicherà zero. A colpire è poi l’insolita posizione dell’indicatore della carica residua, che si trova proprio accanto alla corona.

I progettisti di movimenti in genere evitano una simile collocazione perché quello spazio è già occupato con il dispositivo della regolazione dell’ora. In caso contrario, l’approccio convenzionale vedrebbe i meccanismi sovrapposti, il che aumenterebbe notevolmente lo spessore del movimento. François-Paul Journe ha invece trovato un’ingegnosa soluzione che li integra l’un l’altro senza interferire, riuscendo quindi a conservare un ingombro ridotto.

La lezione del passato

Magnifico al polso, sorprendentemente sottile senza dare alcuna sensazione di fragilità, il Chronomètre Souverain si rivela pienamente, quando ci soffermiamo a considerarne la meccanica. Fin dall’ideazione, F.P.Journe aveva dichiarato di volersi chiaramente ispirare alla stagione d’oro della cronometria.

Un tema che nel XVIII secolo si sviluppò per affrontare il problema della determinazione della longitudine in mare. Un approccio che non era solo teoria, traslata in un movimento dalle grandi prestazioni in laboratorio, ma progettazione volta a ottenere un orologio che non temeva di fronteggiare le condizioni di utilizzo più critiche. Mantenendosi straordinariamente preciso.

Le caratteristiche uniche del movimento

Come sempre, i risultati eccezionali in termini di precisione sono l’esito della genialità nella progettazione, unita alle scelte di lavorazioni e materiali, e alla qualità esecutiva. Se i tre aspetti sono affrontati non solo al top, ma con il tocco di F.P.Journe, il risultato non può mancare. La struttura a doppio bariletto di carica in parallelo, mutuata dai cronometri sulle tolde dei vascelli, permette di ottenere un’uniformità superiore nell’erogazione dell’energia al treno del tempo.

Il design, che ha generato un calibro sottile, il 1304, si apprezza ammirando la struttura del movimento. Solo 4 millimetri di spessore, che ospitano oltre 160 componenti. La platina e i ponti in oro rosa colpiscono per primi lo sguardo dell’osservatore, anche grazie alle lavorazioni superficiali di grande raffinatezza, dal Grain d’orge alle Côtes de Genève, splendide oggi come vent’anni fa.

Per chi si chiede il motivo della realizzazione in oro rosa dei componenti strutturali del movimento, è presto detto. L’oro è duttile e malleabile, quindi è facile da lavorare, ma al contempo offre una buona resistenza meccanica poiché è in lega con altri metalli. In più non si altera con l’ossigeno, l’umidità, il calore. Rimane sempre uguale a sé stesso nel corso del tempo, anche in termini di secoli. L’utilizzo dell’oro per il movimento è dunque una sfida all’eternità, voluta e consapevole, come nella migliore tradizione orologiera.

Chronomètre Souverain: bianco o rosa?

Due le versioni di cassa disponibili: quella in platino e quella in oro rosso 6N. Tanti i colori del quadrante in argento guilloché: all’argenté e al marrone Havana si aggiunge per il ventesimo anniversario un blu profondo nella collezione boutique, ma resta in catalogo anche il panna dallo sfondo opaco (non guilloché). Le corrispondenti combinazioni con le casse, che potete ammirare sul sito ufficiale, offrono una scelta ampia, dal modello più classico al più inatteso.

Il cinturino, sempre e rigorosamente in pelle di alligatore a larghe squame, è coordinato alla tonalità del quadrante. Ma il Chronomètre Souveraine può essere fornito anche di bracciale in metallo: esclusivo nella foggia, a 5 file dai segmenti articolati, offre una vestibilità confortevole a dispetto del peso specifico dell’oro o del platino.

Concludendo

Il Tempo è giudice inesorabile. Davanti al Chronomètre Souverain, vent’anni dopo, dobbiamo dare atto che non solo si è mantenuto valido, ma che non cessa di suscitare ammirazione. Oggi, come vent’anni fa, averlo al polso trasmette una sensazione che va provata. Solo tempo, quindi? Certo, ma c’è tempo e tempo…