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Baroncelli Mechanical Limited Edition, l’ultrapiatto secondo Mido

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Il Baroncelli Mechanical Limited Edition? Un bel banco di prova per Mido, marchio storico dell’orologeria rossocrociata, sebbene non molto noto in Italia. Per questo vale la pena ripercorrerne in breve le vicende. Fondato nel 1918 dai fratelli Georges ed Henri Schaeren a Soletta (sul versante sud del massiccio del Giura), si afferma fin dagli esordi per la produzione improntata alla tecnologia e all’innovazione. Non a caso, fin dal 1939, adotta come simbolo il robot Robi. Già nel ’46 si trasferisce nella non lontana Bienne/Biel, che lascerà poi nel ’97 per aprire una nuova sede a Le Locle. Nel frattempo, nel 1971, è acquisito da Nicolas Hayek ed entra nel portafoglio di marche di Asulag (il nucleo di quello che poi diventerà Swatch Group). E la cosa ne segna positivamente il destino, fino ai nostri giorni.

Con il Baroncelli Mechanical Limited Edition, dicevo, Mido si ricollega al côté più classico del proprio retaggio culturale e meccanico. Perché si cimenta con gli ultrapiatti, il genere più elegante dell’orologeria da polso di ieri e di oggi. Esemplari in apparenza semplici e minimali, in realtà decisamente complicati perché spingono all’estremo la miniaturizzazione. E per questo oggetto del desiderio soprattutto dei più raffinati intenditori. Simbolo di chic maschile senza tempo, perfetti con lo stile sartoriale più impeccabile, hanno avuto come periodo d’oro gli anni ’50/’60 del Novecento. E tradizionalmente sono realizzati da grandi maison, che proprio in quell’epoca si sono specializzate nella loro produzione.

Va da sé che in genere gli ultrapiatti hanno costi elevati. Non è così invece per il Baroncelli Mechanical Limited Edition, che ha un prezzo decisamente democratico: 1.100 euro. Il che è possibile proprio perché Mido fa capo a Swatch Group e può godere quindi delle economie di scala tipiche di un grande gruppo. Per intenderci, usufruisce dei risultati ottenuti dal dipartimento R&D a fronte dei cospicui investimenti messi in campo dal colosso dell’orologeria. Come nel caso – tanto per fare un esempio pratico – del Calibro 80: il movimento meccanico a carica automatica dotato di 80 ore di autonomia adottato da Mido, diretto discendente del Powermatic utilizzato da Tissot. Ma sto divagando.

In questo caso il Baroncelli Mechanical Limited Edition monta un movimento basato sul calibro 7001 prodotto da Eta, un’altra azienda di proprietà di Swatch Group. Un movimento storico, sviluppato per la prima volta nel 1971 da Peseaux, una fabbrica di Neuchâtel assorbita nel 1985 proprio da Eta, e via via riaggiornato nel tempo. A carica manuale, misura 2,5 mm di spessore (e 10’’’ di diametro) ed è quindi l’ideale per essere alloggiato nella cassa di un ultrapiatto. D’accordo, non si tratta di dimensioni da record: ma qui nessuno vuole vincere la sfida del sempre più sottile; qui si vuole invece rendere accessibile a un pubblico più vasto una tipologia di orologi di solito riservata a pochi. Pur in un’ottica industriale e nel rispetto di un’esclusività necessaria a valorizzare i contenuti. Ma procediamo con ordine.

Eravamo al calibro Eta 7001, che mostra una tradizionale decorazione dei ponti a Côtes de Genève attraverso il fondello in vetro zaffiro. E il fatto che sia a carica manuale, quindi privo di massa oscillante, consente non solo di mantenere lo spessore più contenuto; ma anche di conservare una gestualità quotidiana, indispensabile e simbolica, che rinsalda il rapporto quasi intimo fra oggetto e possessore. Ridare la carica al movimento, riavvolgere la molla quasi ogni giorno (il bariletto ha un’autonomia di 42 ore), significa prendersi cura del proprio orologio. E rappresenta un piacere per qualsiasi appassionato di orologeria meccanica.

Anche riguardo all’estetica il Baroncelli Mechanical Limited Edition rimane fedele alla tradizione. Il quadrante nero laccato lucido, sobrio ed essenziale, riporta lunghi indici a bastone e il contatore dei piccoli secondi a ore 6. Unico vezzo: la scritta Limited Edition che si trova a ore 3. L’orologio è infatti realizzato in una tiratura limitata di 2020 esemplari, a sottolineare sia l’anno in corso che l’idea di creazione esclusiva. A quanti potrebbero obiettare che non si tratta di un numero ridotto in senso assoluto, vanno ricordate le cifre di Mido. Una realtà industriale presente in 70 Paesi nel mondo con 2700 rivenditori ufficiali.

Per terminare la descrizione, devo aggiungere infine che la cassa misura 39 mm di diametro e ha uno spessore inferiore ai 7 mm, come si addice agli orologi ultrapiatti. È realizzata in acciaio, impreziosito dalla finitura lucida e da un trattamento Pvd oro rosa, e si indossa grazie a un cinturino nero, in pelle di vacchetta semi-mat effetto alligatore. Due escamotage  – il trattamento di superficie e la stampa del pellame – per tenere sotto controllo i prezzi. Benché qualcuno potrebbe preferire un colore naturale del metallo, va sottolineato che questa scelta è probabilmente dettata dalla volontà dei progettisti di caratterizzare l’abbigliamento con un deciso contrasto cromatico. E di infondere così all’orologio un tocco di modernità.