Questa volta ve lo dico subito. Se, come immagino, questo Eberhard & Co Scientigraf dovesse almeno incuriosirvi, andate appena possibile presso un concessionario del marchio a togliervi lo sfizio. Scommetto che non ve ne pentirete. Poi ne riparliamo a fine articolo.
Eberhard & Co Scientigraf. Un poco di storia
Ma poca poca, tanto per gradire. L’attuale Scientigraf è la traduzione in termini attuali di un orologio – lo Scientigraf, appunto – che Eberhard ha presentato nel 1961. A quei tempi si era iniziato a capire quanto i campi magnetici potessero influire sulla costanza di marcia d’un orologio. Pur avendo a disposizione ottime spirali antimagnetiche – almeno entro certi limiti – la presenza di motori elettrici poco e per niente schermati poteva causare problemi quando la distanza fosse minima. In particolare, non erano tanto elettrodomestici come una lavatrice o un aspirapolvere (nessuno mette le mani vicino al motore in funzione), ma già un asciugacapelli non era certo quanto di più innocuo si potesse pensare. E poi calamite, magneti d’ogni tipo e così via, come abbiamo detto molte volte.
Uno dei sistemi utilizzati per proteggere alcuni organi del movimento (in realtà soprattutto l’intero organo regolatore, compreso lo scappamento) dall’influsso negativo dei campi magnetici era racchiudere il movimento in una “controcassa” in ferro dolce (con carbonio in misura inferiore al 5 per cento), estremamente permeabile a temporanei campi magnetici. Il flusso magnetico segue la forma della controcassa e non raggiunge il movimento. Ricordo che, come al solito, sto sintetizzando al massimo (e in maniera scientificamente discutibile) una materia assai complessa. Ma in questa fase a noi non interessano tanto gli aspetti scientifici, quanto quelli pratici.
L’Eberhard & Co Scientigraf del 1961 si inseriva nel discorso che, in definitiva, è quello del ben più famoso Rolex Milgauss: rendere un orologio meno sensibile ai campi magnetici (fino a 900/1000 Gauss, come recitava la pubblicità dell’epoca) di quanto già non consentisse la presenza di elementi in materiali antimagnetici come il Glucydur e i suoi derivati. Lo Scientigraf era un gran bell’orologio, qualitativamente impeccabile in relazione ad un prezzo conveniente, come sempre. E per giunta dotato di un’estetica piacevole e personale. Costava 38.000 mila lire – e un litro di benzina super 120, a fronte d’uno stipendio medio di 30.000 lire.
Lo Scientigraf e il ritorno al futuro
Oggi l’Eberhard & Co Scientigraf è di nuovo disponibile, in una versione che rende innanzitutto omaggio al tradizionale buon rapporto fra prezzo e qualità del marchio. 2.180 euro per la versione con cinturino, 2.560 per quella con il bracciale in acciaio. Ma la qualità è molto più elevata di quanto si possa immaginare a prima vista.
Cominciamo dalla resistenza ai campi magnetici. L’Eberhard & Co Scientigraf risponde alle nuove specifiche ISO 764:2020, rese attive nel febbraio dello scorso anno. In base a queste norme, esistono in sostanza due gradi di resistenza degli orologi agli effetti dei campi elettromagnetici. Il primo pone il limite a 4.800 Ampère/metro, e il secondo a 16.000. L’equivalenza fra la vecchia unità dei Gauss (densità di flusso magnetico o induzione magnetica) e gli Ampère/metro (potenza del campo magnetico) è di fatto un falso scientifico, ma nel Sistema internazionale di unità di misura un po’ d’indulgenza c’è, per le misure “popolari”. Con buona imprecisione potremmo parlare di circa 4.500 e 15.000 Gauss. Ma sarebbe bello sintonizzarci finalmente sui Tesla.
Sta di fatto che lo Scientigraf rientra nella prima categoria di resistenza. Il buon risultato nasce da un sistema concettualmente simile a quello classico della capsula in ferro dolce; ma modificato per quanto riguarda i materiali (sia del movimento sia della capsula stessa) e la struttura, visto che la capsula è composta da tre anziché due elementi. Il risultato è più che buono nell’uso quotidiano e dovrebbe garantire un effettivo miglioramento delle prestazioni in termini di resistenza agli effetti negativi dei campi magnetici.
Eberhard & Co Scientigraf: il movimento
Una progettazione davvero ben ponderata. Eberhard, per ottenere i buoni risultati dello Scientigraf, non si basa soltanto sulla protezione in ferro dolce, ma anche sul movimento. Si tratta, come dichiarato con lodevole sincerità, di un Sellita SW 300-1, considerato da molti tecnici come equivalente al classico, solido, affidabile Eta 2892. Fra i molti marchi che usano questo calibro troviamo Baume & Mercier, Bell & Ross, Eterna… Quel che Eberhard però non dice è che qui siamo di fronte alla versione di maggior pregio: a parte le finiture, abbiamo il sistema antiurto Incabloc, la spirale Nivatronic e, per quanto riguarda la molla del bariletto, la Nivaflex NM. Che, per altro, aumenta l’autonomia di oltre quattro ore. Si tratta insomma di miglioramenti tecnici non presenti nelle versioni “normali” del calibro. Miglioramenti che forniscono un attivo contributo alla qualità generale e alla resistenza ai campi magnetici.
Farei, sul movimento, tre considerazioni. Prima: Eberhard dichiara addirittura una qualità inferiore a quella reale. Seconda: Anche sulla finitura Eberhard non ha affatto risparmiato (com’è possibile vedere in foto) giocando sul fatto che la controcassa in ferro dolce impedisce di ammirare il movimento tramite un oblò sul fondello. Terza: il ricorso al movimento Sellita è dovuto al fatto che la Eta, appartenente a Swatch Group, sta riducendo le consegne a marche non del gruppo. È il risultato finale di una lunga diatriba nata del deferimento alla Comco (la Commissione svizzera per la concorrenza) di Swatch Group, accusata molti anni fa di essere di fatto in regime di monopolio per quanto riguardava i movimenti in alcune fasce di prezzo. Sta di fatto che Eberhard ribadisce ancora una volta la propria ottima reputazione di marca onesta sotto ogni punto di vista.
Estetica, dettagli e nuove tecnologie
Bello? Ognuno – come sempre – è libero di decidere secondo i propri gusti. Personalmente lo trovo uno dei due o tre orologi meglio risolti di questi primi mesi del 2021. E ne hanno presentati tanti in tanti… Rispetto all’esemplare del 1961 trovo impressionante la differenza di qualità, che potremmo alla fine sintetizzare nell’attacco del bracciale alla cassa. Oggi è tutto di una precisione assolutamente impensabile a quei tempi. E non solo per una questione di prezzo. Anche i bracciali di orologi illustri “ballavano” con un sinistro rumore di ferraglia. L’estetica del bracciale, pur richiamando la precedente, è ben più raffinata, compresa l’allora impossibile chiusura pieghevole con pulsante di sicurezza, di fatto mai vista.
Ottima anche l’impermeabilità (10 atmosfere), che qualifica lo Scientigraf come orologio sportivo da indossare con piacere tutto l’anno. Corona e fondello a vite. Confesso una maggiore attrazione per la versione con bracciale e indici in Super-LumiNova arancione: con un cinturino anch’esso arancione e magari un quadrante blu (hai visto mai, in futuro) sarebbe pressoché irresistibile. Ottimo l’aumento di dimensioni (da 38 mm a 41 di diametro), comunque non eccessive. E da applauso la presenza – a questo prezzo – di un vetro zaffiro a doppia curvatura (interna ed esterna) con trattamento antiriflesso nella parte interna, al riparo da antiestetici graffi.
Il consiglio finale, lo ribadisco, è quello di andare ad esaminarlo da un concessionario Eberhard, con calma e con la classica lente da orologiaio, la loupe, che certamente il negoziante vi presterà. Se poi volete godervi una sorpresa, armatevi anche di una piccola torcia led a luce ultravioletta, che punterete sul quadrante della versione con cinturino e… Beh, fatemi sapere!