Ora – mi dirai tu – non ci vuole granché per farsi prendere dal desiderio di un Patek Philippe, se per giunta appartiene alla collezione Advanced Research. Beh – ti rispondo io -, parliamone… Il modello in questione si chiama Ref 5470P Cronografo monopulsante 1/10 di secondo. Il che è già utile per capire l’eccezionalità di questo cronografo, il primo Patek Philippe in grado di misurare appunto il decimo di secondo.
Il concetto di colpo di fulmine in questo caso però non è una brutale sensazione di innamoramento, di desiderio per un oggetto che sicuramente è straordinario. Semmai è la sensazione di aver a che fare con una completezza della progettazione e delle funzioni offerte che non appare immediatamente evidente. Di fronte a questo Patek la prima cosa che ti càpita è intuire che c’è qualcosa di più, pur senza razionalizzare immediatamente “cosa”. Ma qualcosa di più c’è ed è evidentissimo.
Gli aspetti tecnici
Fin dall’inizio comunque è chiaro che bisogna aumentare la frequenza di funzionamento dell’orologio. E portarla a quelle 36.000 alternanze/ora necessarie per calcolare appunto il decimo di secondo. Il che non è una soluzione facile perché implica l’intera sostituzione dell’organo regolatore. Perciò i tecnici sono partiti da uno dei propri calibri, il CH 29-535 PS sviluppato in casa, e lo hanno modificato. Ricordo che si tratta di un movimento dall’architettura tradizionale: carica manuale, ruota a colonne, innesto orizzontale; ma per saperne di più vi rimando a quanto avevo già scritto qui.
Per Patek Philippe, però, questo basta. Il particolare tipo di affissione del decimo di secondo, infatti, richiede un approccio totalmente diverso, che nessuno meglio della stessa Patek Philippe è in grado di descrivere. “La semplice lancetta centrale del cronografo classico, abbinata a una frequenza di 5 Hz, non sarebbe stata sufficiente per visualizzare i decimi di secondo con la precisione di lettura voluta. Non vi è spazio sul quadrante di un orologio da polso per una scala microscopica che suddivide ogni secondo per dieci. I progettisti hanno, quindi, deciso di dotare il calibro CH 29-535 PS 1/10 di due meccanismi di cronografo indipendenti: uno per i secondi e il contatore 30 minuti istantaneo; l’altro dedicato esclusivamente alla misurazione e all’indicazione precisa dei decimi di secondo”.
Guidati da un’esigenza di massima chiarezza, i tecnici volevano far leggere sul quadrante della Ref 5470P l’indicazione dei decimi di secondo, dei secondi e dei minuti crono nel modo più semplice, veloce e affidabile possibile. “Hanno quindi immaginato un sistema brevettato di indicazione dei secondi e delle frazioni di secondo concentrico. L’orologio è dotato di due lancette centrali cronografiche, ognuna delle quali è pilotata da uno dei meccanismi indipendenti.
Una lancetta (che effettua un giro in un minuto) permette di leggere i secondi in modo tradizionale; mentre l’altra lancetta (laccata rossa sulla nuova Ref. 5470P) effettua un giro del quadrante in 12 secondi, ossia cinque volte più velocemente rispetto a una lancetta dei secondi centrale tradizionale, percorrendo 12 settori suddivisi in decimi. In questo modo l’utente può leggere con una sola occhiata il numero di secondi trascorsi sulla minuteria perlata; e poi il numero di decimi di secondo trascorsi (dall’ultima suddivisione in rosso) sulla scala a ‘chemin de fer’ esterna – oltre, se necessario, al numero dei minuti trascorsi all’interno del contatore 30 minuti istantaneo posizionato a ore 3“.
Il problema dell’energia
Fermi tutti, mi dirai. Ma l’aggiunta di un secondo cronografo nella Ref 5470P non crea un consumo energetico maggiore? Certo che sì, ti rispondo. Anche se il calibro CH 29-535 PS d’origine vanta una lunga autonomia (65 ore), ha pur sempre un unico bariletto. Ecco allora che da Patek Philippe si sono ingegnati per trovare tutte le soluzioni possibili al problema di gestione e risparmio dell’energia. A cominciare dal bariletto stesso, che è stato rielaborato in modo da migliorarne la resa. I tecnici cioè hanno ridotto il diametro dell’albero e aumentato il numero di giri della molla motrice. Ma ovviamente questo solo accorgimento non bastava.
Lascio di nuovo la parola alla stessa Patek Philippe per spiegare cosa è stato fatto. “Per soddisfare il triplice obiettivo di rendimento, affidabilità e precisione, Patek Philippe ha scelto di ricorrere all’insieme Oscillomax® sviluppato dall’ufficio tecnico ‘Patek Philippe Advanced Research’. Questo organo regolatore di alta tecnologia, presentato nel 2011 e abbinato in quell’anno a 17 brevetti, raggruppa tre componenti innovativi che sfruttano tutti i benefici della tecnologia del Silinvar®. Il Silinvar è un derivat del silicio che si distingue per le sue qualità fisiche e meccaniche impareggiabili (leggerezza, durezza, amagnetismo, ecc.).
L’insieme comprende la spirale Spiromax® con curva finale e rigonfiamento interno brevettati (brevetto del 2017, Ref. 5650); lo scappamento Pulsomax® con geometrie dell’ancora e della ruota di scappamento rivisitate; e il bilanciere Gyromax® in Silinvar® con inserti in oro. È la prima volta che Patek Philippe introduce l’Oscillomax® nella collezione corrente, dal lancio in serie limitata del calendario perpetuo Patek Philippe Advanced Research Ref. 5550P (2011).
Tale scelta ha rivestito un ruolo fondamentale nelle straordinarie prestazioni del nuovo calibro CH 29-535 PS 1/10. Ha permesso di conservare tutta la precisione che richiede il Sigillo Patek Philippe, con uno scarto di marcia massimo di –3/+2 secondi al giorno, nonostante il fabbisogno energetico notevolmente aumentato”. Un insieme di componenti diverse contribuisce quindi al fine ultimo: garantire il più possibile costanza di marcia al sistema bilanciere/spirale.
Il sistema antiurto
Bisogna poi tener conto che per Patek – e per il reparto Advanced Research in particolare – è importante che ogni dispositivo introdotto in un orologio abbia un proprio corrispettivo per correggere eventuali errori provocati dal dispositivo stesso. In pratica si deve prevedere ogni eventuale occasione di errore e ideare un sistema capace di eliminarlo, per rendere più fluido e perfetto il funzionamento. Per intenderci: è un po’ quello che, negli orologi moderni, avviene con i dispositivi di correzione della data, che devono resistere senza alcun problema ai possibili comportamenti “scriteriati” da parte del proprietario dell’orologio stesso. Anche in questo caso nessuno meglio della stessa Patek Philippe è in grado di descrivere con proprietà quanto è stato realizzato.
“Un altro requisito tecnico (…) è la protezione contro gli urti. Il nuovo calibro CH 29-535 PS 1/10 doveva poter resistere alle sollecitazioni e ai rischi cui è sottoposto l’orologio quando è indossato tutti i giorni. A tale scopo, Patek Philippe ha sviluppato due meccanismi brevettati. Il primo consiste in un gancio antiurto che mantiene la bascula di innesto in posizione per tutta la durata del cronometraggio. Il secondo sfrutta i “balourd” (centri di gravità, da non confondere con i centri di rotazione) dei componenti del meccanismo del cronografo 1/10. In caso di urto, tutte le accelerazioni subite da questi componenti, invece di sommarsi, si compensano; con l’effetto di mantenere tutte le parti nella posizione desiderata e di evitare un impatto sul corretto funzionamento dell’orologio”.
Un moto fluido
Lo stesso discorso vale anche per la preoccupazione dei tecnici della Manifattura di rendere la Ref 5470P non soltanto sicura nel tempo, ma anche particolarmente “morbida” nel funzionamento. In particolare per quanto riguarda la lancetta dei decimi di secondi, che si muove in modo fluido, senza oscillazioni improprie né contraccolpi nel proprio moto. Perché un Patek Philippe non è soltanto la qualità delle lavorazioni, ma è anche il piacere d’uso, anno dopo anno.
“Una delle altre grandi sfide legate allo sviluppo del calibro CH 29-535 PS 1/10 riguardava la qualità dell’indicazione, in particolare per i decimi di secondo. Le due indicazioni del cronografo dovevano rimanere perfettamente sincronizzate. Nonostante la sua grande velocità, la lancetta dei decimi di secondo doveva mantenere un movimento fluido, senza contraccolpi né oscillazioni. Anche in questo caso gli ingegneri hanno progettato e applicato soluzioni inedite.
Il meccanismo di visualizzazione dei decimi di secondo prende la propria energia dalla ruota dei secondi del movimento di base tramite una ruota conduttrice. Patek Philippe ha dato a questo organo un’architettura innovativa a due strati, con una ruota superiore dotata di bracci flessibili e una ruota inferiore con bracci rigidi. Grazie a questo principio di recupero di gioco brevettato, al tempo stesso compatto e che richiede poco dispendio di energia, i denti della ruota conduttrice esercitano una forza elastica sui denti della ruota d’innesto, eliminando così il rischio di oscillazione della lancetta“.
Conclusioni sulla Ref 5470P
Anche per questa ragione ogni Patek Philippe va visto non soltanto nell’ottica di un “semplice” avanzamento tecnologico. Un Patek Philippe è anche, sempre, un’espressione di arte meccanica che nasce da esperienze antiche e si muove verso nuove frontiere della micromeccanica di precisione.
Il particolare tipo di affissione, che a prima vista appare semplicemente logico, è in realtà il frutto di un percorso molto complesso. Il che rende ancora più marcata del solito la differenza tra un orologio “normale”, sia pure di qualità eccelsa, e una macchina concepita per diventare un oggetto da collezione, il cui valore sia destinato ad aumentare nel tempo.
La Ref 5470P, sotto questo punto di vista, non è soltanto un fuoco artificiale di invenzioni fantasmagoriche. Piuttosto è un modo per nascondere sotto un aspetto classico, poco appariscente, soluzioni tecniche che altri produttori avrebbero “sparato” fra grandi squilli di trombe. È questo ancora una volta dimostra come Patek Philippe sappia scegliere proprie strade personali, di grande eleganza. E qui torniamo al concetto iniziale di colpo di fulmine. Non soltanto un piacere da condividere con tutti, ma anche e soprattutto una scoperta strettamente personale.