Nasce per i ferrovieri e torna in una versione che piacerà soprattutto ai puristi della micromeccanica. Il Railmaster di Omega è un orologio per appassionati molto, molto esigenti
L’Omega Railmaster è il classico orologio “per tutte le stagioni”. Lo indossi nella vita quotidiana, ma si adatta perfettamente allo sport in generale e anche alle immersioni, vista la tenuta stagna a 15 atmosfere. E qui troviamo il primo dettaglio tecnico di grande interesse, ossia il fondello con la non meglio specificata chiusura “Naiad Lock“. Se – come tutto lascia supporre – si trattasse di una variante della chiusura a baionetta, sarebbe un deciso passo avanti rispetto alla chiusura a vite.
Il difetto della chiusura a vite è che gli O-ring di tenuta possono addirittura deformarsi se nella fase finale di avvitatura la guarnizione non è ben lubrificata e contemporaneamente il tecnico o chi per suo conto cerca di stringere troppo. È un rischio presente anche nelle corone avvitate, che non bisogna mai serrare allo spasimo proprio per evitare la deformazione della guarnizione. Con una chiusura a baionetta la rotazione del fondello è limitata e controllata – il che, incidentalmente, permette il sia pur piccolo vantaggio estetico di poter orientare eventuali scritte o decorazioni.
Per orologi ad impermeabilità relativamente limitata la chiusura con viti resta forse la soluzione migliore, ma è più costosa perché bisogna ripetere l’avvitamento tante volte quante sono le viti di fissaggio. Negli orologi “professionali”, comunque, la chiusura a vite è comunque preferita per la maggior robustezza, ma quella a baionetta potrebbe rivelarsi pressoché perfetta. Per ora, come nel Railmaster, non viene dotata di oblò trasparente, ma nulla vieta che sia presente in un’evoluzione futura.
Per quanto riguarda il movimento, il Railmaster monta il calibro Omega 8806 mentre l’Aqua Terra da 41 mm l’8900: tutti discendenti del più classico 8500, il primo movimento nato nel 2007 in funzione dello scappamento Co-Axial – introdotto da Omega nel 1999 e originariamente inventato da George Daniels, straordinario orologiaio inglese scomparso nel 2011. Ma cosa diavolo è lo scappamento, tanto per cominciare?
Il cuore pulsante dell’orologio è il bilanciere, un anello fissato ad un perno centrale che oscilla alternativamente in senso orario e antiorario. Riceve energia dalla molla contenuta nel bariletto (caricata dal sistema automatico e/o manualmente), ruota intorno al proprio asse, superando la resistenza di una piccola molla che poi fa ruotare il bilanciere in senso inverso. Questo avanti e indietro non servirebbe a un bel nulla perché se fosse collegato alle lancette si limiterebbe a farle andare avanti e indietro.
Sul perno del bilanciere è quindi collegato un nottolino che fa muovere solitamente un componente dell’orologio detto àncora: lo scappamento, appunto, il cui compito è trasformare il moto alternato del bilanciere in impulsi unidirezionali che vengono trasmessi alla ruota di scappamento e quindi agli ingranaggi che portano alle lancette. Sia ben chiaro, questa è una spiegazione davvero sintetica e approssimativa, ma il mio compito di giornalista è divulgare, non farmi applaudire da tecnici che spesso ne sanno molto più di me.
Da oltre cent’anni lo scappamento ad ancora svizzera domina la scena degli orologi meccanici, con minime variazioni sul tema e con luci ed ombre: c’è dell’attrito, ad esempio, che richiede lubrificazione e assorbe energia, ma non ostante molti tentativi non si è mai riusciti a far di meglio fino a George Daniels, che ha inventato uno scappamento basato su tre denti d’impulso anziché due, tre denti montati su ruote fissate coassialmente l’una sull’altra.
I vantaggi teorici di questo scappamento sono stati compresi da alcune marche cui Daniels lo aveva proposto, ma l’applicazione pratica si è scontrata contro l’apparente impossibilità di produrlo a costi ragionevoli. Poi Daniels è approdato a Swatch Group dove i tecnici della Nivarox (una azienda appartenente al gruppo) hanno prima scosso la testa e poi accolto la sfida. Che consisteva essenzialmente nella possibilità di migliorare le tecniche di lavorazione industriale di un ordine di grandezza, passando dai micron ai decimi di micron. Poi, giacché c’erano, hanno operato una geniale sintesi tecnica che ha portato al Co-Axial di oggi, efficace al punto di eliminare quasi del tutto le esigenze di lubrificazione.
Il Co-Axial, inoltre, si trasforma in una sorta di moltiplicatore di velocità: dal momento che lo scappamento fornisce tre impulsi ad alternanza anziché due, la ruota di scappamento è più veloce di un terzo rispetto alla “velocità” del bilanciere. Sia nel Calibro 8800 che nel più recente 8806, introdotto nel 2017, la frequenza del bilanciere è di 25.200 alternanze/ora (A/h), ma la ruota di scappamento “corre” come se la frequenza fosse di 33.600 A/h. Tutto ciò ha effetti positivi sull’affidabilità e sulla precisione, anche perché le perturbazioni, percentualmente, perdono d’importanza nella maggior velocità. E qui mi fermo, promettendo di scrivere qualcosa di più completo nel futuro. Sta di fatto che lo scappamento Co-Axial è un vantaggio esclusivo di Omega.
Il calibro 8800 e l’8900 sono riferimenti assoluti, con una struttura che nasce dall’8500, ma perfezionata nei dettagli per superare i micidiali test del Metas. E conservano alcune caratteristiche esclusive come la regolazione a scatti di un’ora della lancetta delle ore, appunto, o il doppio bariletto, benché non vi siano sostanziali differenze di autonomia nei due movimenti: 60 ore circa per l’8900, 55 ore per l’8806. E poi il datario, assente nel Railmaster.
Viene da dire e perché mai? Perché rispetta quella legge fondamentale secondo la quale quel che non c’è non interferisce e non si rompe. Il datario scatta perché da una certa ora (le dieci, circa) inizia a caricarsi la piccola molla che alla fine azionerà il disco: ciò richiede una piccola quantità di energia che introdurrà un’altrettanto piccola perturbazione che di solito è corretta in fase di regolazione; il problema deriva dal fatto che se l’energia richiesta dal datario è prevedibile non lo sono però i suoi effetti, che dipendono fra l’altro dalla quantità di energia residua. Togliere il datario, quindi, soddisfa il palato dei puristi e dei maniaci della precisione.
Per il resto le caratteristiche e le dimensioni (29 millimetri di diametro, pari a 13 linee) sono quelle ben note dei calibri Omega, a parte lo spessore, inferiore nell’8806. Eccole: insensibilità totale ai campi magnetici (i 15.000 gauss sono citati perché costituiscono il limite di misurazione degli strumenti); bilanciere a spirale libera (cioè senza racchetta) con spirale in silicio; dispositivo di ricarica automatica bidirezionale; e una precisione certificata sia dal Cosc che del più attendibile Metas. Il vetro zaffiro, bombato, è stato sottoposto ad un trattamento antiriflesso su entrambi i lati.
Come scegliere, allora? Mah, non è affatto facile. Il Railmaster ha dalla sua 500 euro in meno dell’Aqua Terra (4.600 euro contro 5.100), una vocazione più tecnica e, per alcuni, un’impostazione estetica più moderna – come abbiamo visto nella prima parte di questa analisi. Per altri sarà forse più importante il quadrante più “aperto” e ricco dell’Aqua Terra, che insieme al fondello trasparente giustificano serenamente la differenza di prezzo. L’importante è usare quanto scriviamo solo come una guida per andare da un concessionario e verificare di persona sia quel che scrivono i giornalisti, sia – soprattutto – le emozioni create dal Railmaster. State comunque tranquilli che il rapporto fra prezzo e qualità è fra i migliori in assoluto.
Alcuni indirizzi utili: Boutique Omega
Bartorelli Gioiellerie – Riccione – Pesaro – Milano Marittima – Cortina d’Ampezzo – Forte dei Marmi
Astrua – Torino – Alessandria – Genova
Palumbo & Gigante – Palermo – Termini Imerese
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