L’analisi del Breguet Classique Tourbillon Extra-Plat Automatique 5367. E, come premessa, gli ultimi 30 anni della casa raccontati da chi c’era, insieme a qualche considerazione sul mercato
Prima di scrivere un articolo su Breguet passo sempre un paio di giorni infernali. Il mio problema è da un lato mettere in luce uno dei tanti aspetti interessanti del capostipite e della sua famiglia (dall’elettricità all’aviazione i Breguet hanno dimostrato che il genio può essere ereditario) e dall’altro focalizzarmi sugli orologi, ovviamente. Solo che non mi è facile essere algidamente obiettivo e forse è il caso di spiegare perché.
Nel 1987 il fondo d’investimento Investcorp, un gigante con sede nel Bahrein, compra Breguet dal gioielliere francese Chaumet. In Svizzera la cosa viene vissuta come uno scandalo, ma in realtà è il primo passo verso la rinascita di una stella. Investcorp rilancia Breguet acquistando nel 1992 la Nouvelle Lemania, fabbrica anche lei situata nella classica Vallée de Joux, specializzata nella produzione di movimenti cronografici di alta qualità. Investcorp usa la Nouvelle Lemania per creare altri calibri che pian piano fanno tornare il marchio francese ai piani alti dell’orologeria svizzera. La svolta definitiva è del 1999, quando Nicolas G. Hayek compra Breguet per una cifra considerevole, aggiungendola al proprio portafoglio di marche in seno a Swatch Group.
In molti si chiedono perché Hayek si interessi all’alta orologeria: un segmento di mercato ricco di soddisfazioni prestigiose, ma economicamente poco appetibile per un gruppo delle dimensioni di Swatch Group. In realtà il primo interesse, per Hayek, è riunire Lemania e Nouvelle Lemania, tornando a essere proprietario della fabbrica che produce il movimento dello Speedmaster di Omega, che infatti verrà rilanciato con grande successo. In più appare subito evidente come Hayek più che nomi altisonanti voglia marchi con una forte capacità di progettazione e produzione dei movimenti. La dimostrazione arriva poco dopo, quando Swatch Group compra anche Blancpain, marca direttamente collegata a Frédéric Piguet, una delle più grandi fabbriche di movimenti qualitativamente ai massimi livelli. Anche lei operante nella ristretta area della Vallée de Joux, il Giura svizzero. Come a dire: va bene il prestigio del nome, ma serve anche sostanza.
È una strategia che Nicolas G. Hayek porta avanti con convinzione assumendo lui stesso la guida di Breguet. Da un lato la riporta agli antichi fasti estetici con tecniche talvolta antiche (ad esempio i quadranti incisi manualmente con l’aiuto di un pantografo e quelli in smalto), dall’altro lato aderendo anche con una certa audacia a nuove tecnologie come quella del silicio, investendo molto in ricerca e sviluppo di nuovi materiali e nuovi metodi di produzione. Sotto questo punto di vista il figlio Nick si rivelerà ancor più incisivo: finita la fase espansionistica, gli investimenti in ricerca e sviluppo si fanno sempre più importanti e stanno letteralmente rivoluzionando l’orologeria svizzera. Ma di questo parleremo in un’altra occasione.
Tornando a Breguet, Hayek Senior punta alla massima qualità, anche dell’innovazione. Essere intransigenti sul piano qualitativo costringe però a limitare il numero di orologi prodotti, per non scendere a compromessi. Anche questa è una strategia che proseguirà dopo la morte di Senior, quando Breguet viene affidata al nipote Marc Hayek. Marc ha già dato bella prova di sé con Blancpain: pragmatico come ogni sportivo vero, sostenuto da una seria competenza tecnica, prima risolve alcuni problemi tecnici di Blancpain e poi rilancia quasi sottovoce l’evoluzione tecnica di Breguet.
Non sono mai stato un collezionista, ma se avessi la possibilità non mi lascerei sfuggire modelli come quello in cui il bilanciere è sostenuto da un campo magnetico o questo straordinario tourbillon. Nel quale i motivi d’interesse – tecnico, appunto – sono i materiali dell’organo regolatore (molto silicio e gabbia del tourbillon realizzata in titanio) e la tecnologia del quadrante. Una tecnologia antica, quella dello smalto Grand Feu, resa moderna dalla necessità di regolare con precisione elettronica il raffreddamento dello smalto a causa di quel foro che rende quasi incontrollabili le linee di tensione di una superficie che viene cotta più volte alla temperatura di oltre 800°C.
Certo, c’è il rovescio della medaglia: la cronica penuria di orologi. In un mercato compatto, ma comunque in grado di assorbire più Breguet (e Blancpain) di quanti non se ne producano, questo vuol dire lasciar il passo a marche un po’ più aggressive anche a livello di marketing. E però fateci caso: sul mercato dell’usato l’offerta di orologi Breguet è davvero minima, segno che chi ne ha uno se lo tiene ben stretto. Per non parlare poi del cosiddetto “mercato parallelo”. Cos’è? In estrema sintesi, i produttori vendono gli orologi ai negozianti che cercano a loro volta di rivenderli ai “clienti finali”. Ma se un modello non tira o se l’offerta supera la richiesta il negoziante, per liberare le risorse economiche da destinare a nuovi acquisti, deve vendere a persone o organizzazioni che si comportano in un certo senso da outlet. Il che rischia di corrompere il mercato facendo nascere mille diffidenze nei compratori. Perché la maggior parte di questi operatori è formata da persone che agiscono, soprattutto sul web, con serietà. Ma c’è una pericolosissima minoranza che vende orologi usati sui quali non si capisce chi offre uno straccio di garanzia; orologi falsi o “taroccati” in modi talvolta anche raffinati; e persino orologi rubati chissà dove e chissà a chi.
In questi casi il rischio non è solo della necessità di spendere altri soldi per una corretta riparazione. No: il rischio è quello del sequestro e della denuncia per incauto acquisto o addirittura ricettazione, dal momento che ormai da parecchi anni le marche di maggior pregio hanno l’elenco degli esemplari rubati e al momento di un intervento tecnico la provenienza di ogni orologio viene sempre verificata. Anche di questo argomento parleremo ancora, ma sta di fatto che ci sono sostanzialmente due soli metodi per comprare sul web con sicurezza: dal sito del produttore (alcuni stanno anche per lanciare il commercio di orologi usati, ma con garanzia ufficiale) o su quello di un concessionario ufficiale. Il primo ha da perdere la buona reputazione faticosamente conquistata, il secondo rischia di perdere reputazione e concessione. Per il resto, è come pescare una caramella in un contenitore che ne contiene un migliaio, tutte buone e una al cianuro: chi se la sente di correre il rischio?
E poi, ovviamente, c’è il prezzo. Un Breguet costa caro, carissimo. Per chi (come me) non può permettersene uno c’è comunque la possibilità di ammirarne uno (come faccio io) presso un concessionario. Meglio se con l’ausilio di una lente d’ingrandimento di quelle potenti. Nel caso del Classique Ultrapiatto Tourbillon Automatico con quadrante in smalto consiglio ovviamente di osservare bene la gabbia del tourbillon realizzata in titanio e la ruota di scappamento in silicio; la qualità incredibile del quadrante anche e soprattutto in corrispondenza dell’apertura per la gabbia del tourbillon; il fissaggio “misterioso” del ponte del tourbillon; la minuscola firma segreta anti-contraffazione incisa sul quadrante (operazione delicatissima: una forza eccessiva rischia di rendere inutilizzabile uno dei pochi quadranti perfetti ottenuti nelle difficili fasi di lavorazione precedenti); la finitura del movimento, della massa oscillante anulare nonché quella della carrure, la parte mediana della cassa, ornata con una lavorazione “cannelé” decisamente difficile da lucidare. E tante altre sorprese perché un Breguet è tanta roba, tanta sostanza, tanta arte. Oggi come ieri Breguet è un mondo a parte per persone che, indipendentemente dalle possibilità economiche, appartengono ad un club in cui predominano i valori alti.