ochs und junior day/night: non un semplice giorno/notte ma un vero e proprio orologio astronomico. Che affonda le radici nella storia dell’orologeria
È uscito finalmente il nuovo orologio di ochs und junior, day/night. Scritto proprio così, tutto minuscolo (marchio compreso), in accordo con la filosofia della piccola manifattura di Lucerna, 150 esemplari l’anno improntati al massimo della semplicità. Anche il nome stesso altro non è che una sintesi estrema. Perché in effetti questo esemplare non è fornito solo di funzione giorno/notte, ma comprende numerose complicazioni astronomiche – frutto dell’ingegno di Ludwig Oechslin, una delle menti più fervide e geniali dell’orologeria contemporanea.
Chi è Ludwig Oechslin
Poco noto al grande pubblico, Oechslin è uno scienziato dalla cultura enciclopedica, quasi un uomo del Rinascimento. Di origini italiane (è nato a Gabicce Mare), per formazione vanta trascorsi in archeologia, storia antica (greca, soprattutto), filosofia, astronomia, fisica teorica e altro ancora. È stato docente universitario e ricercatore in varie istituzioni. Diplomato in orologeria e restauro, con tanto di Master, dal 2001 al 2014 ha diretto il MIH (il Museo internazionale di orologeria) a La Chaux-de-Fonds. E per più di 20 anni ha collaborato con Ulysse Nardin: suoi il Freak, il Moonstruck, la Trilogia del Tempo (l’Astrolabium Galileo Galilei, il Planetarium Copernicus, il Tellurium Johannes Kepler), il Perpetual GMT, il Sonata. Che la dicono lunga sulle sue capacità.
A dispetto della complessità di questi orologi, comunque, l’obiettivo di Ludwig Oechslin come progettista è semplificare. Perché dalla semplicità meccanica derivano pezzi facili da produrre, più agevoli da far funzionare e più pratici da gestire nella manutenzione (oltretutto a un numero ridotto di componenti corrisponde un’altrettanto ridotta possibilità di errore). Lo si vede negli esemplari che ha ideato per il suo marchio, ochs und junior appunto, fondato nel 2006 con Beat Weinmann. Per esempio, il calendario perpetuo in genere si avvale di un modulo con centinaia di componenti, mentre il suo prevede l’aggiunta di 9 elementi (più 3 modificati); il fasi di luna invece ne conta 5 (con un intervento di correzione manuale ogni 3.478 anni), solo 3 il calendario annuale. Cose da non credere. Anche perché – non solo in micromeccanica – essere semplici può essere molto difficile.
Gli ingranaggi planetari
Eppure, il professor Oechslin è riuscito a raggiungere simili risultati grazie al suo modo di pensare, tecnicamente diverso. Per implementare le funzioni si serve infatti di ingranaggi planetari, anziché dei comuni sistemi a molla e a leva usati di solito. Un’impostazione di pensiero del tutto personale, sviluppata in seguito a un lungo soggiorno romano, trascorso nella residenza dell’Istituto svizzero di via Ludovisi e dedicato allo studio del Planisferologio Farnesiano dei Musei Vaticani. Un orologio “cosmico”, o meglio “un vero e proprio apparato astronomico, funzionante attraverso un dispositivo ad orologeria” (come lo definisce la Treccani).
Costruito nel 1725 per la Duchessa di Parma dal matematico/orologiaio Bernardo Facini, già restaurato nel 1902 da Hausmann & Co., fu di nuovo revisionato fra il 1979 e il 1982 dal maestro Jörg Spöring di Lucerna, presso cui il giovane Ludwig faceva l’apprendistato. Quell’esemplare estremamente complicato, costituito da diversi livelli di ingranaggi planetari epiciclici, gli permise infatti di sviluppare un proprio modello matematico. Che poi gli servì per mettere a punto i suoi speciali dispositivi – in grado di fornire soltanto indicazioni astronomiche.
Bisogna tener conto del fatto che nei tempi antichi si usavano quasi esclusivamente ingranaggi e pochissime leve perché non c’erano problemi relativi al consumo di energia: bastava mettere dei pesi più grossi o girare l’apposita manovella con più forza per avere tutta l’energia necessaria. Negli orologi da polso, invece, l’energia è data dalla piccola molla contenuta nel bariletto e quindi il consumo e la lubrificazione incidono in maniera determinante.
Oeschlin quindi, man mano che le nuove tecnologie hanno consentito di gestire meglio l’energia disponibile, non ha fatto altro che tornare ad ispirarsi alla geniale sintesi tecnologica dei tempi antichi. Basti pensare all’Astrario del Dondi che con un numero limitato di componenti era in grado di fornire un’enorme quantità di informazioni astronomiche, distribuite su ben 8 quadranti.
La meccanica dell’ochs und junior day/night
Anche l’orologio di ochs und junior day/night risponde a questa logica. Con una funzionalità molto intuitiva, indica infatti – oltre alle ore, ai minuti e alla data – la durata del giorno e della notte relativa a una località prescelta, il mezzogiorno solare, l’ora dell’alba e del tramonto, la reale posizione del sole e della luna nel cielo, le fasi lunari con un errore di un giorno ogni 172,5 anni. Tutto questo solo con 13 componenti, che vanno a integrarsi al calibro di manifattura UN-320 prodotto da Ulysse Nardin (con cui Oeschlin continua a collaborare). A carica automatica, con autonomia di 50 ore, spirale e scappamento in silicio, il movimento è stato regolato a mano dai tecnici di ochs und junior con uno scarto di 0/+5 secondi al giorno.
In sintesi, la zona periferica del quadrante rappresenta il giorno (nella parte più chiara) e la notte (in quella più scura), delimitate sui due lati dalla linea dell’orizzonte: poiché la loro durata, in un dato luogo, cambia in relazione alle stagioni, ogni 10 giorni la linea dell’orizzonte si muove in su o in giù, a seconda del periodo dell’anno. Il quadrante su più livelli infatti consente di spostare nei due sensi gli appositi segmenti laterali, due “alette” mobili con gli stessi colori dello sfondo. Quando la rappresentazione del sole, che compie un’intera rotazione in 24 ore, attraversa la linea dell’orizzonte dalla parte chiara a quella scura, è il momento del tramonto; viceversa è l’alba.
Invece il simbolo della luna, che descrive il proprio moto sul quadrante in circa 29,5 giorni, indica le diverse fasi in relazione alla posizione del sole: se è opposta sarà luna piena, nuova se coincide, crescente o calante nei tempi intermedi. Se poi si mette l’orologio con le ore 12 in corrispondenza del sud, i due astri sul quadrante rispecchiano la “reale” (o meglio apparente) collocazione del Sole e della Luna nel cielo. Ancora, il pulsante coassiale alla corona permette di determinare il mezzogiorno solare, mentre il datario al 6 serve per altri vari settaggi – per questo è digitale, e si differenzia quindi dalla consueta costruzione “a spirale”, tipica della casa. Per avere una più chiara visione di tutte le funzioni, comunque, si rimanda ai numerosi video esplicativi.
L’estetica dell’ochs und junior day/night
Anche dal punto di vista esterno, l’ochs und junior day/night riflette i canoni della marca: il design rigoroso, minimale, è privo di logo. Ma ha uno stile comunque riconoscibile soprattutto per alcuni “segni particolari”, come le tracce delle lavorazioni del metallo o l’assenza di vetro zaffiro sul fondello. La cassa infatti è monoblocco: in titanio grado 5, con un diametro di 40 mm di diametro, è disponibile anche in argento 925 e con un diametro di 43 mm.
Sì, perché il concetto di “custom-made”, necessario per impostare le funzioni astronomiche, si estende anche all’estetica. Gran parte dell’habillage si può infatti personalizzare: dal materiale della cassa alla finitura del quadrante, dal colore di indici e lancette allo sfondo della data, fino al cinturino (declinato in 80 combinazioni). Ognuno se lo può costruire virtualmente su misura con il configuratore on line, e con l’eventuale consulenza di Beat Weinmann.
N.B. Il day/night è in vendita esclusivamente nel webstore del marchio. Come del resto tutti gli ochs und junior.