Attualità

Nuova manifattura IWC. Molto più che un biglietto da visita

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Ottimizzazione dei processi produttivi e chiara visione del futuro: le ragioni alla base di una scelta, oggi dimostrazione di grande coraggio. Considerazioni sul Manifakturzentrum di IWC

Per l’industria orologiera contemporanea “l’ottimizzazione” è un chiodo fisso. Perché è inutile dotarsi di costosi macchinari in grado di sveltire i processi di lavorazione se poi si deve fare i conti con i tempi morti legati alla logistica. Così, se un tempo ci si poteva permettere il lusso di aspettare il disgelo per vedersi consegnati componenti o interi movimenti costruiti e assemblati durante l’inverno sulle pendici del Jura, oggi anche la più minima perdita di “ritmo” non è più accettata. Proprio l’ottimizzazione è allora uno dei principi cardine alla base della nuova manifattura di IWC, dal momento che col tempo si prevede che vadano a risiedere lì tutti gli step produttivi.

Quasi un’ossessione, percepibile dai dettagli. Il posizionamento dei macchinari a controllo numerico, disposti in sequenza “logica”; la scelta di avere frese e torni dedicati ad ogni materiale per evitare interruzioni periodiche dovute alla loro pulizia e al cambio delle punte; la disposizione degli orologiai “in linea”, in modo che il calibro – o l’orologio in fase di assemblaggio – passi di mano in mano lungo una catena di montaggio umana del tutto sensata (prima ogni addetto lavorava su un determinato numero di pezzi, li riponeva in un contenitore dotato di scomparti, e una volta terminato il quantitativo assegnato si alzava e lo andava a consegnare al banco successivo).

Ma l’importanza della nuova manifattura si spiega anche con la volontà della marca di dotare sempre più i propri orologi con movimenti proprietari. Quanto venga realizzato oggi in casa è un segreto ben custodito. Ma non è mistero che IWC abbia ancora a catalogo numerosi modelli equipaggiati con calibri ETA e Valjoux, così come che parte della produzione (come per buona parte degli altri marchi del gruppo) arrivi da aziende di settore possedute da Richemont, su tutte Valfleurier.

Nel prossimo futuro però la musica sarà ben altra. Parte dei macchinari è già stata adibita infatti alla costruzione di prototipi e relativi componenti mentre, per limitarci al presente, presso la nuova manifattura è già stata spostata la produzione dei movimenti delle famiglie 52000, 69000, 82000, 89000 (meccanici automatici) e 59000 (meccanici manuali). Il resto arriverà con un passaggio graduale – al momento della nostra visita il Manifakturzentrum era operativo da sole due settimane – necessario per far convergere qui la produzione e l’assemblaggio (vedi l’atelier alte complicazioni) ancora dislocati tra Neuhausen e il vecchio edificio di Schaffhausen, oggi anche sede dell’headquarter e del museo storico. ”'”><\/script>‘