Approfondimenti

Twenty∼4 Automatic, il nuovo femminile di Patek Philippe. Tra luce e armonia

{"autoplay":"false","autoplay_speed":"3000","speed":"300","arrows":"true","dots":"true","loop":"true","nav_slide_column":5}
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image

Patek Philippe ha presentato un inedito Twenty∼4 Automatic. Un orologio dalla struttura complessa, studiato nei minimi dettagli per essere luminosissimo e sontuoso al polso. Dedicato alle signore

I grandi protagonisti dell’orologeria si vedono dai piccoli dettagli. Saper articolare i dettagli, saperli gestire in modo discreto e poco appariscente è un’arte che solo i grandi marchi sanno esprimere. Come Patek Philippe, che ieri sera ha presentato il nuovo Twenty∼4 Automatic. Fra i commenti immediati, durante la presentazione stessa, a qualcuno è sembrato avesse senso sostenere che tutto sommato il nuovo orologio è un Calatrava per uomo, miniaturizzato per portarlo a 36 millimetri di diametro. Mi permetto di dissentire e vi spiego perché.

Nelle foto del totale quel che emerge è un orologio ben ancorato alla contemporaneità, ma al tempo stesso altrettanto ben collegato alla storia di Patek Philippe. Vale a dire un orologio che si inserisce in modo armonico nel lungo fiume della storia del marchio, con effettivi riferimenti alla collezione Calatrava. Se però si cominciano a “leggere” il design e la realizzazione del Twenty∼4 Automatic, dovrebbero immediatamente saltare agli occhi dettagli qualificanti, tanti dettagli qualificanti.

Partendo dalla vista lato fondello e concentrandosi sulla zona delle anse, si comincia subito a notare la particolare forma della maglia esterna del bracciale, con un gradino accuratamente sagomato per eliminare ogni asperità, che già da solo costituisce un discreto incubo per chi deve realizzarlo e rifinirlo. Ma, come vedremo, fornisce una luce riflessa molto più ricca e una base per future aggiunte di pietre preziose. Si nota anche (in alto, ai lati) il leggero gradino che separa la cassa dalle anse: anche questo un dettaglio qualificante come, a mio parere, la serena continuità della superficie che dovrà essere a contatto con il polso. Si traduce in piacevolezza d’uso, in una sensazione gradevole della quale nessuno noterà in modo specifico la presenza, ma che comunque verrà avvertita.

L’impressione si conferma allargando la vista all’intero fondello: la totale mancanza di asperità è del tutto evidente. Davvero ben fatto, e siamo solo all’inizio, anche se forse avrei preferito un fondello fissato tramite viti. Il movimento, magistrale, è ben godibile alla vista: i dettagli, magari osservati con l’aiuto della lente, faranno capire la cura maniacale che Patek Philippe e pochissimi altri marchi dedicano ai propri orologi. Persino la finitura delle piccole masse di regolazione del bilanciere ad inerzia variabile è un piacere che i tecnici regalano ai fortunati possessori di un Patek Philippe.

La goduria aumenta, com’è giusto che sia, osservando la parte frontale del Twenty∼4 Automatic. In basso a destra c’è la curva del bordo interno della lunetta ornata da due file di brillanti; come si può notare, la lunetta poi prosegue (almeno visivamente) con una articolazione particolare che prevede un angolo lucido, in grado di riflettere la luce esaltando la qualità dei brillanti. Facendo andare lo sguardo in alto si nota un primo scalino per l’innesto delle anse (che, come abbiamo visto, hanno anche un gradino laterale); e infine, spostando lo sguardo sulla sinistra nota che la cassa non è semplicemente tonda, ma riporta una articolazione la cui forma è armonizzata con quella della lunetta. Una struttura complessa, molto complessa. Quando durante l’evento di presentazione Thierry Stern, proprietario di Patek Philippe, dice che ci sono voluti cinque anni per sviluppare questo orologio non si stenta a credergli. E deve aver superato anche una discreta quantità di resistenze da parte dei tecnici, che probabilmente avrebbero preferito qualcosa di meno difficile da realizzare e rifinire.

Anche perché andando ad osservare la vista laterale si nota, nell’ingrandimento, che la complessa articolazione verticale dei volumi si traduce in curve altrettanto articolate. Le difficoltà di esecuzione aumentano, ma la vivacità con cui questo orologio reagisce alla luce e la riflette è un effetto raro, rarissimo. E moderno, molto moderno: contemporaneo come pochi, e pure di una eleganza raffinata, senza la minima necessità di entrare in scena urlando per far notare la propria presenza.

Considerazioni finali. Il Twenty∼4 Automatic è una cannonata che costerà quanto una fucilata: come sempre per comprare un oggetto di questa qualità ci vuole un giubbotto antiproiettile foderato di euro. La cosa importante è che una persona essenzialmente attenta agli aspetti tecnici, com’è il mio caso, si rende conto che non un centesimo del prezzo è rubato: la qualità costa e qui c’è tanta qualità vera. E infine confesso che un po’ ci rimango male: e noi uomini? Perché tolti i brillanti (o aggiunti, per chi li ama) quest’orologio è il Calatrava dei prossimi decenni, l’orologio metropolitano elegante e sportivo al tempo stesso che molti uomini desiderano. Ci pensi su, per favore, signor Stern…

Alcuni indirizzi utili: Concessionari Patek Philippe

Pisa Orologeria – Milano

Orologeria Luigi Verga – Milano ”'”><\/script>‘