Iniziamo qui ad approfondire la meccanica del Calendario Settimanale di Patek Philippe. In particolare, com’è fatta la complicazione e perché parliamo di movimento integrato
E cominciamo con le bellurie tecniche del Patek Philippe Referenza 5212A-001, il Calendario Settimanale.
Purtroppo, il corredo fotografico fornito da Patek Philippe non è dei più completi, immagino per via di un discreto numero di brevetti in corso di registrazione. È comunque possibile trovare una interessante quantità di informazioni in un filmato ufficiale, in cui l’orologio viene presentato da Philip Barat, Direttore del reparto sviluppo orologi. Nella prima parte del filmato Barat analizza le (molte) novità del movimento di base; mentre nella seconda parte entra nel dettaglio del calendario settimanale parzialmente integrato al movimento di base.
Cosa vuol dire “parzialmente integrato”? Sta ad indicare che una parte del dispositivo (composto da 92 elementi in più rispetto al movimento di base) non è aggiunta montando un modulo “specializzato” sul movimento; ma con un “trucco” di forte interesse. Per capirci meglio, parto dall’esempio di un cronografo integrato (come quelli di Rolex, Zenith e tanti altri ancora). In un movimento integrato il dispositivo per registrare i tempi è parte integrante (appunto) del movimento; e le diverse componenti sono alloggiate dove il tecnico ha ritenuto fosse meglio per dare robustezza e contenere lo spessore del cronografo stesso.
Si tratta in genere di calibri un po’ più costosi (anche quando parliamo di movimenti dal prezzo abbordabile come il Valjoux 7750 e i suoi parenti, comunque più costosi di altri della stessa fascia di prezzo); ma che valgono un piccolo sacrificio. C’è un semplice trucco per capire se un movimento cronografico è integrato: se i pulsanti e la corona sono posti sulla stessa linea, allora il movimento è integrato; se i pulsanti sono posti leggermente più in alto della corona, allora c’è un modulo specializzato aggiunto al movimento di base.
Nel caso di questo Calendario Settimanale, Patek Philippe ha escogitato una soluzione parzialmente diversa. Resa necessaria non solo dalla sovrapposizione di ben cinque lancette centrali, che corrispondono a cinque piani sovrapposti dal lato quadrante; ma anche da cinque piani interni, destinati ciascuno all’ingranaggio che comanda ciascuna lancetta, il cui moto viene trasmesso, quindi, da un asse e quattro tubicini coassiali. Come si vede la faccenda già si fa complessa…
Osservando il movimento dal lato quadrante si notano due ponti: uno al centro, che tiene in sede la maggior parte degli elementi del calendario settimanale; e uno laterale, a sinistra. Non ostante il dispositivo sia composto da ben 92 pezzi aggiuntivi, l’aumento di spessore rispetto al movimento “solo tempo” è di appena un millimetro e mezzo (- 1,52, come riportato sulla cartella stampa).
I due ponti, che nel disegno successivo sono colorati di beige e di marroncino, tengono in sede le 92 componenti relative alle indicazioni del giorno della settimana e della settimana stessa. Queste due parti sono gestite da due ruote a 7 bracci, la seconda delle quali agisce su una ruota centrale a 53 denti, ossia quella preposta all’indicazione della settimana. 53 e non 52 perché – come abbiamo visto nell’articolo precedente – non tutti gli anni sono composti di 52 settimane.
Queste due indicazioni – giorno della settimana e settimana in corso – sono corrette da due pulsanti laterali, all’8 e al 10. È importante notare che bisogna agire con una certa cura perché entrambe le indicazioni possono procedere solo per somma e non anche per sottrazione. Non è un grande problema per il giorno della settimana; ma se andate oltre con la correzione della settimana, poi dovrete premere il pulsante per una cinquantina di volte.
Il datario, invece, viene gestito come di consueto dalla corona, in posizione intermedia. Il bello è che ciascuna di queste correzioni può serenamente essere effettuata anche nelle ore di solito “proibite”, perché ognuna avanza in modo semi-istantaneo ed è protetta da un dispositivo che impedisce la rottura della relativa molla d’avanzamento. Un altro punto a favore di Patek Philippe e delle sue scelte per semplificare la vita all’utilizzatore.
Intorno alla mezzanotte, poi, la successione di avanzamento delle indicazioni è leggermente sfalsata per evitare picchi nella richiesta d’energia; picchi che possono interferire sulla costanza di marcia dell’orologio. E costringere quindi il tecnico addetto alle regolazioni finali a intervenire sull’anticipo o sul ritardo, nel tentativo di prevenire l’effetto negativo.
Togliendo i due ponti si nota, nel disegno ripreso dal filmato, il dispositivo nel suo complesso colorato in azzurro. Nel disegno successivo, invece, sono colorate in verde le componenti specifiche per l’indicazione del giorno della settimana, sovrapposte a quelle del numero della settimana. Si vedono, sulla destra, le due leve connesse ai pulsanti per la correzione del giorno della settimana e della settimana.
Osservando con attenzione (sia i disegni sia la foto) si noterà che gran parte del dispositivo è contenuto in specifiche fresature della platina. Ed è per questo che si parla di movimento parzialmente integrato e di contenimento dello spessore, dal momento che le parti relative all’indicazione del giorno della settimana (in verde) sono montate su un piano superiore a quello degli altri componenti in blu. Il tutto, come si diceva, è poi tenuto in sede da due ponti.
Mi rendo conto che la spiegazione (pur se limitata ai punti salienti e quindi tenuta “leggera”) è piuttosto complessa; meglio magari rileggere il pezzo un paio di volte. Ma a me premeva far comprendere innanzitutto quanto le soluzioni scelte dai tecnici Patek Philippe siano una elegante sintesi di tentativi precedenti. Mi interessava sottolineare l’intelligenza con cui il tutto è stato progettato per consentire la miglior esperienza d’uso possibile.
E soprattutto volevo far comprendere – ditemi voi se ci sono riuscito – che con il “trucco” delle fresature nella platina per alloggiare parte delle componenti, si è creato un movimento in qualche modo predisposto per altre complicazioni – integrandole parzialmente nel movimento. Ma ci si chiede a questo punto: e dove caspita sono finiti gli altri componenti del movimento di base? Pazienza: sto studiando la terza parte di questo articolo… 😊