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Monaco Heuer 02: l’icona di TAG Heuer con movimento di manifattura

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Ci sono oggetti che, letteralmente, se ne fregano di un mondo che sta andando sempre più di fretta. E lo fanno attraverso la loro immagine,  che va al di là delle mode, il loro carattere rivoluzionario, la loro intrinseca e non comune capacità di essere un’icona sin dalla nascita. Così è per il TAG Heuer Monaco: oltre mezzo secolo di storia sulle spalle e ancora capace di emozionare come e più del primo giorno.

Il 3 Marzo 1969, dopo tre anni di collaborazione tra Heuer, Breitling ed Hamilton, l’allora Ceo Jack Heuer presentava due innovazioni: uno dei primi movimenti cronografici a carica automatica (record conteso con El Primero di Zenith), denominato Calibre 11; e, a proteggerlo, una cassa impermeabile, la prima cassa di forma quadrata nella storia ad avere caratteristiche di resistenza all’acqua.

Dunque, sto parlando di un orologio sportivo quadrato, con lancette rosse ed azzurre, un quadrante blu metallizzato e in più la corona di carica posta nella parte sinistra… alla fine degli anni Sessanta. Un’immagine di sicuro impatto che per Jack Heuer fu naturale associare a un mondo estremo e pregno di fascino come quello delle corse automobilistiche – e della Formula 1 in particolare. Si decise quindi di utilizzare una delle gare più famose per battezzare il nuovo nato con il nome di Monaco.

Non tutti, Heuer incluso, erano convinti dell’estetica di un oggetto che, a pieno titolo, poteva definirsi rivoluzionario. Ma, nonostante l’accoglienza tiepida dei primi tempi, Monaco rimase nella collezione (meno male); ed il primo passo verso la celebrità lo fece due anni dopo da vero protagonista, anzi, da vera star.

Un celebre attore hollywoodiano, appassionato di motori – tanto da pensare più di una volta di abbandonare le scene a favore delle gare -, lo indossava durante le riprese di un film che riguardava, per l’appunto, le corse d’auto; o meglio, senza nulla togliere a nessuno, forse quella che si può definire “la” corsa d’auto: la 24 ore di Le Mans. Da allora il nome di Steve McQueen è indissolubilmente legato al Monaco, sempre al suo polso. E da allora il già forte rapporto di Heuer con gli sport motoristici si è ulteriormente consolidato, tra sponsorizzazioni, testimonial di eccezione e partnership; che si estendono anche ad altri sport, quali vela o sci – in particolar modo dopo l’ingresso di TAG, nel 1985. 

Piuttosto difficile sintetizzare tutti i passaggi attraverso i quali Monaco è giunto, in gran forma, sino ai giorni nostri. Quello che è certo è che a La Chaux-de-Fonds hanno saputo valorizzare la propria creazione più iconica senza mai stravolgerla, ma cambiandone solamente le caratteristiche. La missione non era facile: dare agli appassionati nuova linfa aggiungendo capitoli a una storia di successo senza mai tentare di riscriverla.

Ecco allora che il quadrante diventa nero, la corona si sposta sulla destra tra i pulsanti cronografici (Calibre 12); si gioca con i colori collaborando con l’impresa petrolifera Gulf; si creano versioni complicate, si propongono materiali alternativi. Al centro (o forse sarebbe meglio dire al polso) però c’è sempre lui, Monaco: quadrato, 39 millimetri di lato (millimetro più, millimetro meno, dipende dalle versioni), inconfondibile, insostituibile.

Lo scorso anno è stato decisamente importante per la collezione, arrivata al traguardo delle 50 candeline. E la Maison ha celebrato l’anniversario con edizioni speciali, eventi in varie località del mondo e un libro intitolato “Paradoxical Superstar”. L’ultimo passaggio, che potrebbe essere associato alla proverbiale ciliegina sulla torta, è l’introduzione, per la prima volta, di un movimento realizzato interamente in house.

Il progetto non è stato di facile realizzazione, sono state necessarie diverse lavorazioni per ottenere la “quadratura del cerchio”. Ossia per rendere forma (circolare) e dimensioni del calibro di manifattura, già presente su altri modelli della Maison e denominato Calibre Heuer 02, compatibili con la cassa quadrata del Monaco. Il risultato lo lascio giudicare a voi, ma mi sembra che i tecnici abbiano fatto decisamente un buon lavoro.

Lo si può vedere dal fondello in vetro zaffiro: la massa oscillante di colore nero assomiglia a un cerchio in lega di una macchina da corsa e l’aspetto decisamente “racing” è sottolineato dalle scritte rosse poste sulla periferia della stessa. Il colore rosso contraddistingue anche la ruota a colonne che rappresenta un altro fiore all’occhiello di questo movimento cronografico.

I ponti sono tutti elegantemente lavorati a Côtes de Genève e il bilanciere, cuore pulsante (anzi oscillante) del movimento, lavora a una frequenza di 4 hertz, ossia 28.800 alternanze/ora. Interessante anche l’autonomia che si attesta sulle 80 ore circa. Sono sicuro che nessuno si separerà dal proprio Monaco per oltre tre giorni, ma sappiate insomma che potreste trovarlo ancora “sveglio” dopo tale periodo.

La veste grafica di questo modello riporta alle prime storiche realizzazioni, con qualche cambiamento e qualche finezza sia estetica che tecnica. Il quadrante è nel classico blu con una lavorazione effetto sunray, o soleil se si preferisce il francese; troviamo la data alle ore 6 e altri dettagli “famigliari” che ricordano il Calibre 12. Un occhio più attento però si accorge ben presto che i piccoli secondi, che eravamo abituati a vedere alle ore 3, lasciano il posto al contatore dei 30 minuti cronografici, sempre di forma quadrata e con lancetta rossa, ma proposto in una particolare veste argenté, “incassata” con bordo smussato.

Vi domanderete: e i piccoli secondi? Niente paura, il Calibre 2 “pretendeva” che fossero spostati; quindi gli specialisti di TAG Heuer hanno inserito una discreta lancetta alle ore 6, indicazione che riempie il quadrante senza alterare l’equilibrio dell’insieme. Nulla cambia invece al centro, dove agisce la lancetta dei secondi cronografici (rossa); né alle ore 9 dove, a completare le informazioni, rimane il contatore delle 12 ore crono.

Monaco ha di certo uno spirito prettamente sportivo, ma le linee e le lavorazioni della cassa, nella quale si alternano superfici lucide e satinate, gli conferiscono anche un tocco di eleganza. Cosa manca per poterlo mettere al polso? Solamente un cinturino in alligatore blu con fibbia déployante… ed i 5.400 euro necessari all’acquisto.