Attualità

Lo streaming di Swatch Group farà scuola?

È appena terminata la conferenza stampa in streaming di Swatch Group e butto giù queste prime impressioni a caldo. Non voglio commentare i dati di bilancio, lascio il compito agli analisti finanziari che ne sanno molto più di me, certa che sappiano fare bene il proprio lavoro. E nemmeno parlare dello smartwatch di Tissot, il primo di Swatch Group, e in quanto tale importante. Voglio solo condividere le mie sensazioni con quanti sono rimasti quasi un’ora e mezza incantati davanti allo schermo a sentire parlare Nick Hayek & Co – proprio come ho fatto io.

Beh, la sensazione è di aver assistito a qualcosa di epocale. Così speciale da aver cambiato del tutto il corso della comunicazione, in orologeria e non solo. E in modo irreversibile, perché da qui non si può più tornare indietro. Dopo lo streaming di Swatch Group, di colpo qualsiasi altra forma di rapporto aziende/pubblico sembra vecchia, obsoleta. Superate le fiere di settore, inutili gli spostamenti fisici (comprensibili solo quando si vogliano fare esperienze di “feel & touch”). Cifre, messaggi, novità sono stati snocciolati in un amen. Rivolti a tutti, con immediatezza. Benedetta l’era digitale.

Cosa c’è di tanto straordinario? In fondo si è trattato solo di un discorso (vari) a porte chiuse, di fronte a una platea di orsacchiotti di peluche. Evviva l’autoironia e la leggerezza, prima di tutto, che aiutano a sdrammatizzare un momento così duro. La cosa eccezionale è stata proprio l’apertura verso l’universo mondo. Non solo i giornalisti economici, non solo i propri rivenditori: chiunque ha potuto seguire la diretta streaming, dall’operatore dei mercati finanziari all’appassionato di orologi fino al semplice curioso. Un’azienda che si rivolge direttamente al proprio pubblico, di qualsiasi pubblico si tratti, senza filtri né intermediari, è qualcosa di fantastico.

Oggi lo fanno già i social, è vero (e le pubblicità). Ma qui nessuno voleva vendere niente, nemmeno la propria immagine. Si è trattato invece dell’utilizzo intelligente di un mezzo, il digitale, per fare il punto della situazione. Dare uno spaccato della propria realtà. Non a caso lo streaming di Swatch Group è stato fatto dalla sede di Biel/Bienne. Ancora più autentico perché a metterci la faccia c’era lui, Nick Hayek, in prima persona. Certo, hanno contato molto le sue parole, capaci di infondere speranza e positività senza indorare la pillola, di trasmettere fiducia senza minimizzare la situazione. Un po’ di sana e lucida sincerità, aperta e consapevole. E poi il suo atteggiamento: diretto, naturale, spontaneo. Privo di fronzoli e di formalismi, quasi da “ragazzo della porta accanto” che dice le cose chiare e tonde.

Merito della sua personalità un po’ istrionica? Della perfetta padronanza di tre lingue? (Che invidia: passava dall’inglese al francese al tedesco con una fluidità sconcertante). Non saprei. Sicuramente è stato molto efficace. E paziente, nel rispondere alle domande mandate per e-mail al termine della sessione, molte delle quali tradivano le paure e le incertezze tipiche di questo periodo. Ovvio che nessuno ha la sfera di cristallo per prevedere cosa succederà, nemmeno il Ceo di Swatch Group. Ma la sua umanità, la sua empatia, quelle sì sono state risolutive.

In estrema sintesi, Hayek ha dichiarato che, sì, gli impianti stanno lavorando a regime ridotto, ma non c’è alcuna intenzione di chiudere fabbriche o licenziare personale. Si prendono decisioni giorno per giorno, si hanno reazioni calibrate su una situazione in divenire. Ma le riserve di liquidità disponibili permettono al gruppo di avere un buon margine di manovra e affrontare la crisi di questi mesi. È opportuno serbare maestranze e savoir-faire: così, quando arriverà la ripresa, sarà tutto pronto per ripartire. Il rilancio dell’economia, degli acquisti – da lui definito rebound – ci sarà di sicuro: è solo questione di tempo.

Al di là dei contenuti, comunque, credo sia importante sottolineare la svolta che questa conferenza stampa in streaming di Swatch Group potrà imprimere all’intero settore. Non so in quanti ne seguiranno l’esempio nell’immediato, quanti siano pronti (più nella mentalità che nella tecnologia) a realizzare qualcosa di simile; a dire il vero non so nemmeno quanti ne sappiano cogliere la reale portata. So però che oggi il gruppo Swatch ha fatto veramente un passo avanti. E, mi auguro, voglia ripetere l’esperienza ancora e ancora, farla diventare una ricorrenza periodica, se non un’abitudine. Perché – non ho dubbi – il futuro è proprio questo. Inizia da qui.