Approfondimenti

Omega Seamaster Aqua Terra “Ultra Light”, un esperimento da polso

{"autoplay":"false","autoplay_speed":"3000","speed":"300","arrows":"true","dots":"true","loop":"true","nav_slide_column":5}
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image

Se foste Omega magari vi mandereste da voi a quel paese. Voi e le vostre pretese. E quello che protesta perché Omega è troppo immobile e non innova mai. E quello che cosa si è messa in testa Omega a fare un solo tempo che costa quanto un orologio artigianale se non di più. E quell’altro niente da dire, certo, ma Omega dovrebbe ringiovanirsi un po’… Bene: l’Omega Seamaster Aqua Terra “Ultra Light” è un esperimento. Un concept watch che non si limita a far bella mostra di sé in pochissimi esemplari, ma è lì disponibile per l’acquisto, sempre che abbiate i 46.500 euro necessari per comprarlo. Beh, magari i 500 potrebbero scontarveli. Ma il vero problema è: perché diavolo un orologio con cassa in titanio costa così tanto? Cercherò di rispondervi.

Gamma Titanio

Nella cartella stampa si parla di una cassa in “gamma titanio”. Omega è modesta. Si tratta in realtà di γ-TiAl, ossia di gamma alluminuro di titanio. È una famiglia di leghe – gli esperti di metallurgia mi perdonino per l’estrema sintesi – ben conosciuta fin dagli anni Cinquanta e apprezzata per le sue proprietà meccaniche e per la scarsissima ossidazione. È frutto di studi compiuti in ambito militare (a quei tempi il titanio era un metallo strategico e come tale il suo uso era vietato in ambito “civile”). L’obiettivo era superare i limiti imposti dalla metallurgia di quei tempi allo sviluppo di aeroplani militari sempre più eccezionali.

Non a caso gli studi principali sul γ-TiAl vennero compiuti tra il 1975 e il 1983 dalla Pratt and Whitney, che produce motori a reazione per l’aeronautica. I risultati della ricerca vennero però considerati insoddisfacenti. Bisogna attendere ancora qualche anno perché le leghe gamma siano di nuovo studiate e sperimentate dalla General Electric per conto dell’Aviazione Militare statunitense. Questi studi, condotti fra il 1992 e il 1993, non sciolgono tutti i dubbi relativi al loro impiego in campo aeronautico (in particolare per quanto riguarda le pale delle turbine); ma sono sufficienti per iniziare ad usare una lega di gamma alluminuro di titanio per turbine a rapida risposta e valvole, destinate ai motori per auto.

Nel frattempo il titanio non è più considerato un “metallo segreto”. Il che consente alla comunità scientifica mondiale di far procedere le ricerche così rapidamente da portare all’uso del γ-TiAl per realizzare le turbine della prossima generazione di jet intercontinentali. Bene: è questo, proprio questo il materiale usato per la cassa dell’Omega Seamaster Aqua Terra “Ultra Light”.

La considerazione da fare è la seguente: nello studio del dottor Young-Won Kim (UES, Inc., Dayton, Ohio) che ho allegramente saccheggiato, si esplicita come fino al 1995 fosse rimasto ancora qualche dubbio per gli elevati costi di fusione. Oggi le cose sono un po’ cambiate, ma una cosa è realizzare decine di immense turbine; ben diverso è procurarsi qualche chilo di lega γ-TiAl (perché nessuno dotato di buon senso produrrebbe da zero quella minima quantità necessaria per farne poche casse per orologi) e poi fonderlo per realizzare qualche centinaio di Omega Seamaster Aqua Terra “Ultra Light”. I prezzi già solo per questo sono elevatissimi.

Squisitezze tecniche

E non finisce qui. Oggi sono buono e voglio considerare “normale” la lunetta in ceramica. Ma comincio a provare un brivido di piacere per il sottilissimo quadrante in titanio (metallo difficile da lavorare specialmente se deve essere sagomato e lavorato per ottenere diverse finiture); così come per le lancette in alluminio (qualche frazione di grammo risparmiato sui complessivi 55 dell’Omega Seamaster Aqua Terra “Ultra Light”). Poi l’eccitazione sale per l’inedita corona retraibile, in effetti molto comoda; (esteriormente funziona sul principio dei pulsanti delle penne a sfera, ma internamente il dispositivo di collegamento/scollegamento è abbastanza complesso). E raggiunge la vetta quando volto l’orologio per esaminare il fondello. 

Dopo parlo del movimento. Qui mi soffermo, piuttosto estasiato, sul sistema di chiusura del fondello. Guardate la foto e fateci caso: ma vi pare possibile che le scritte e i fori sul metallo per ingaggiare la chiave di apertura possano cadere perfettamente verticali e simmetrici? In un fondello chiuso a vite le probabilità sono di una su qualche miliardo. No: qui Naiad Lock ci cova… L’impressione è che Omega abbia ripreso la chiusura a baionetta Naiad Lock già vista ed apprezzata su quel capolavoro di rapporto qualità/prezzo che è il Railmaster. E se Omega usa questo sistema di chiusura per un cosiddetto “primo prezzo” come il Railmaster e per un orologio sperimentale costosissimo come l’Aqua Terra “Ultra Light”, allora vuol dire che è pronta per introdurlo gradualmente in tutta la produzione. Personalmente trovo si tratti di una scelta rivoluzionaria destinata a far scuola.

Il movimento

È il Calibro Omega 8928 Ti, meccanico a carica manuale. Già sento qualcuno ribattere, storcendo il naso: “Meccanico a carica manuale? E perché mai? Si sarebbero sprecati, a metterci la ricarica automatica?”.
Stolti! Avete forse dimenticato che l’orologio è destinato al polso degli sportivi professionisti? Pensate all’ambasciatore Rory McIlroy, il campione di golf (31 anni, irlandese del Nord, ha collaborato allo sviluppo di questo orologio) sul cui polso si trasmettono urti tremendi ad ogni colpo. E pensate al leggendario Moonwatch, anch’esso a carica manuale.

Quando il gioco si fa duro e i duri cominciano a giocare, l’automatismo di ricarica è un punto debole. Si tratta quindi di una scelta tecnica decisamente ragionevole, che oltretutto farà felici i puristi più intransigenti. Perché la ricarica automatica fornisce la falsa certezza che l’orologio sia sempre ben carico, ma non è così. Un po’ di pigrizia e – non ostante il doppio bariletto – si rischia che il bilanciere non lavori in condizioni ottimali, con risultati deludenti sul piano della precisione.

La parentela del Calibro Omega 8928 Ti con altri movimenti Omega è evidente nell’architettura, tanto che ampliando la platina si potrebbe persino ipotizzare una versione automatica per sportivi della domenica. C’è lo scappamento Co-Axial; c’è, appunto, il doppio bariletto (che in questo caso fornisce un’autonomia di tre giorni); e ci sono tutte le altre bellurie che fanno dei calibri Omega un faro di riferimento per l’intera orologeria, antimagnetismo compreso. Ma soprattutto c’è la presenza di platina e ponti in titanio ceramizzato, leggerissimo e destinato a conservarsi pressoché perfetto per tempi così lunghi che sono difficili da immaginare.

Conclusioni

Un campione dell’orologeria industriale, Omega. Capace di spingersi nel campo dall’artigianale con un orologio futuristico, innovativo e al tempo stesso attuale. A naso, conoscendo il carattere del marchio, direi che il prezzo è di assoluta coerenza con i valori espressi. Ma sono disposto a scommettere sul fatto che molte delle soluzioni (estetica compresa) dell’Omega Seamaster Aqua Terra “Ultra Light” ce le ritroveremo più o meno uguali nella produzione corrente. Mentre questa prima serie diventerà relativamente presto oggetto di seria contesa fra i collezionisti. Dopodiché anche a me rode molto di non potermelo permettere. Ma si può mica aver tutto, nella vita…