Attualità

La solidarietà dell’orologeria ai tempi del coronavirus

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L’emergenza da covid-19 in Italia ha riunito numerosi marchi del lusso, incluso il mondo dell’orologeria, in una spontanea task force di solidarietà. Con un programma di donazioni e iniziative, numerose marche di orologi hanno così dato un tempestivo contributo contro il coronavirus a sostegno delle strutture ospedaliere, del personale medico, degli infermieri e della Protezione Civile. Ma anche della ricerca e dell’approvvigionamento di dispositivi respiratori e di protezione, fra gli altri. E la rete di iniziative continua anche ora che la fase più critica della pandemia sembra essere superata.

A mobilitarsi contro la diffusione del virus, il colosso LVMH – di cui fanno parte i marchi Hublot, Zenith, Tag Heuer e Bulgari – è stato fra i primi a scendere in prima linea. A cominciare da Bulgari, appunto. Come risaputo, la maison ha infatti contribuito all’emergenza riconvertendo lo stabilimento di Lodi, in origine dedicato alle fragranze del brand, alla produzione di gel igienizzante, fra i prodotti più difficili da reperire soprattutto all’inizio dell’emergenza.

La consegna di migliaia di flaconi alle autorità sanitarie è continuata per mesi. Ma l’iniziativa  di solidarietà ha seguito la generosa donazione fatta, a breve distanza di tempo, dalla stessa maison all’ospedale Spallanzani per la ricerca sulle malattie infettive. E, nel gruppo, merita un cenno anche Fendi, che ha contribuito alla causa con aiuti economici e la fornitura di centinaia di migliaia di mascherine chirurgiche.

Fra le prime case orologiere ad agire in nome della solidarietà c’è stata anche Binda Italia. Attraverso i marchi Breil e Hip Hop, ha infatti devoluto il 30 per cento delle vendite on line alla Protezione Civile e a sostegno dei reparti di terapia intensiva. Alla Protezione Civile ha dato il suo contributo anche il Gruppo Damiani, che ha messo a disposizione i 12mila metri quadrati della nuova sede produttiva a Valenza, in provincia di Alessandria. Non solo. Ha inoltre lanciato un programma di solidarietà con donazioni a strutture ospedaliere e sanitarie, a favore di enti attivi nella lotta al covid-19 e a sostegno della ricerca scientifica.

A livello internazionale, invece, è sceso in campo Luis Erard. Lo storico brand svizzero ha infatti deciso di devolvere il 15 per cento delle vendite on line all’impegno di World Health Organization (WHO). Ma, nella gara di solidarietà, c’è anche chi ha trasformato la propria manifattura, come nel caso dell’inglese Bremont. Che, per contribuire alla lotta contro la pandemia, si è riconvertita nella produzione di componenti per i ventilatori polmonari. Perché, come hanno fatto sapere i vertici della marca Henley-on-Thames, le tecnologie necessarie per fabbricare apparecchiature mediche sono simili a quelle utilizzate in orologeria.

Dal Regno Unito alla Germania, Nomos Glashütte celebra proprio in questi giorni l’ottavo anniversario della collaborazione con la sezione tedesca di Medici senza Frontiere. Un motivo in più, quindi, per sostenere l’Ong (ovviamente impegnata nella lotta contro il coronavirus). Per l’occasione, la manifattura sassone ha realizzato due edizioni limitate del modello Ahoi, ciascuna prodotta in 250 esemplari; in versione Datum o Neomatik, in entrambi i casi è dotato dell’esclusivo bracciale in metallo. Dalla vendita di ogni esemplare prevede una donazione di 250 euro all’organizzazione umanitaria.

A proposito di medici e infermieri impegnati quotidianamente nell’emergenza sanitaria, la svizzera Oris ha premiato 50 eroi locali con altrettanti orologi. Scelti sulla base di segnalazioni effettuate dai follower della marca, i vincitori (inconsapevoli della propria partecipazione all’insolito contest) in realtà non appartenevano solo al personale sanitario. L’iniziativa di solidarietà ha coinvolto autisti, commessi, insegnanti, volontari che in tutti i modi hanno contribuito con il proprio operato alla cura dei malati e al supporto della popolazione. Le loro storie (e le loro reazioni spontanee al momento del dono) sono state postate sui canali social di Oris. 

Merita un cenno infine la charity auction “UR-100 Fight C19” organizzata da Urwerk. Che di recente ha messo all’asta sul proprio sito il primo UR-100 in oro, aggiudicato a un cittadino iraniano di Liverpool per la somma di 95mila franchi svizzeri. Il marchio indipendente ha poi devoluto il ricavato alla Liverpool School of Tropical Medicine, in prima linea nella lotta al covid-19.