Si chiama Watch Update ed è, come dice il nome, un aggiornamento della situazione dell’orologeria e quindi degli orologi. Prima l’orologeria. Perché è l’orologeria che fa gli orologi e non il contrario. Watch Update è un aggiornamento che durerà almeno un mese, un mese e mezzo, perché mai come oggi la situazione è fluida: dall’eccessiva fiducia nel mercato cinese (la crisi politica di Hong Kong aveva già dato una potente sberla all’intero mercato del lusso) all’emergenza derivante dalla pandemia Covid 19, sembra proprio che sia necessario rivedere molte cose. In orologeria come in molti altri settori.
E l’orologeria si prepara a reagire, a riorganizzare le truppe – come un esercito dopo una batosta. Quindi una parte importante del Watch Update sarà riservata a questo argomento, come ulteriore dimostrazione che qui non c’è nulla da nascondere, nulla che non si possa dire al pubblico dei compratori e dei semplici appassionati. Condividere.
Watch Update è, per certi versi, la continuazione su un media diverso di ciò che sono stati, per oltre vent’anni, i supplementi ai quotidiani cui ho lavorato, appunto, per tutto questo tempo. Questo mi rende migliore? No, non credo. Ma mi trasforma in un “maturo giornalista” molto ricco d’esperienza. Esperienza che uso “al futuro”, non per parlare dei “bei tempi di una volta”. Ancora oggi non mi stanco di cercare il nuovo, le strade di domani. Certo, sono il primo a controllare che una certa dose di temerarietà non derivi dal rincoglionimento senile, ma direi di aver ancora tempo soprattutto grazie all’aiuto di Daniela Fagnola. Che, come direttore del Giornale degli Orologi e con una trentennale esperienza di giornalismo, verifica quotidianamente il mio grado di lucidità mentale. Gli indomiti vecchietti vanno sempre tenuti un po’ a bada.
E quindi Watch Update è un supplemento telematico. Lo riconoscerete per un sigillo verde posto su ognuno degli articoli scritti appositamente, mentre continua il lavoro usuale del Giornale degli Orologi. Ci saranno anche su Watch Update gli approfondimenti relativi agli orologi più interessanti perché in qualche modo più emblematici dei tanti modi in cui si può fare orologeria. Senza – o quasi – esclusioni, perché noi siamo giornalisti, non censori. I nostri gusti personali non contano.
Ci saranno spazi tematici per le notizie di attualità più in breve, con tutte le indicazioni che saremo in grado di fornire. Ci saranno interviste su come, chi e perché ha prodotto un orologio. E ci saranno le opinioni, i sogni e le paure degli operatori del settore – tutti –, raccolte in un momento complesso, per molti versi grave. È un periodo, come dicevo, di ricostruzione: bisognerà capire cosa tenere del passato – e come; bisognerà saper innovare per affascinare anche il pubblico nuovo, sempre ricordando che l’orologeria esiste da secoli. E quindi è come un fiume che nasce nel passato e scorre nel presente, muovendosi verso la foce del futuro.
Noi siamo qui per cercare di spiegarlo, per tentare di comprendere insieme l’orologeria che fa nascere gli orologi. Che siano i capolavori della micromeccanica o gli esperimenti dell’elettronica. Perché voi lettori, singolarmente, potete decidere che quelli meccanici sono veri orologi, loro soltanto, e l’elettronica sterco del diavolo. Ma noi dobbiamo ricordare che uno stesso atteggiamento faceva considerare gli orologi da polso, circa un secolo fa, roba per donne o per uomini di dubbia virilità. Solo nella metà degli anni Trenta le vendite di orologi da polso superarono quelle dei “tasca”. Oggi considerati come curiosità, dinosauri sopravvissuti chissà perché.
Grazie per avuto la pazienza di leggere questo editoriale.