Abbiamo passato insieme uno splendido fine settimana. Con Tudor. O meglio: ho passato uno splendido week end lungo con il Tudor Black Bay Fifty-Eight Navy Blue al polso. Una vera e propria prova su strada.
Partiamo da una considerazione: il Tudor Black Bay Fifty-Eight Navy Blue è già nei negozi. Potete andarlo a vedere per controllare che non vi racconti favole da ballista. Probabilmente potrete anche comprarlo, se vi piace, sia pure in quantità relativamente limitate. Non perché Tudor giochi a fare la vergine ritrosa, ma piuttosto perché non vuole intasare i negozi in un momento non roseo per nessuno. In pratica, per dare respiro a chi inevitabilmente lo ha corto, dopo mesi di chiusura. Ma – assicurano alla Tudor – pronta a gestire la situazione se la richiesta fosse più vivace del previsto.
Partiamo dal lunghissimo nome, che potrebbe esser ancora più lungo. I Black Bay Fifty-Eight nascono dagli orologi realizzati nel 1958, i primi Tudor dall’impermeabilità garantita fino a 20 atmosfere. Erano caratterizzati, fra l’altro, da una corona a vite di notevole spessore per conferirle robustezza senza dover ricorrere alle spallette di protezione. Un accorgimento che nasceva da una osservazione pratica: fra le spallette e la corona, in certi casi, si può accumulare sporcizia che, quando si va ad aprire la corona per sincronizzare l’ora, può finire nella cassa, per quanto improbabile possa essere. E comunque faceva anche risparmiare qualcosa sulla realizzazione e sul costo finale, che poi è da sempre il principale obiettivo di Tudor. Non tanto il risparmio, quanto una economia intelligente che consenta di ottenere un conveniente rapporto fra prezzo e qualità.
In realtà temevo che comunque Tudor stesse tentando un’operazione furbetta per controbilanciare i problemi economici del momento, magari aumentando un poco i prezzi con la scusa del blu, colore che piace tanto. E invece no. Anche in questo caso sono stato smentito: il prezzo è esattamente lo stesso del modello precedente. 3.200 euro per la versione con il cinturino in un materiale sintetico che sembra flanella oppure con il cinturino in tessuto (entrambi resistenti all’acqua) e 3.500 euro per la versione con bracciale d’acciaio. Non cambia nulla e quindi nessuno sta tentando di fare il furbo. Sarò sospettoso, però poter rinnovare la fiducia in un marchio mi piace molto, ma sempre dopo una verifica.
A proposito: il prezzo com’è, in relazione alla qualità? Beh, se vi piacciono i dettagli qualificanti qui ne trovate tanti, tanti davvero. C’è il quadrante leggermente bombato (offre maggior sensazione di profondità, ma limita anche i fastidiosi riflessi) che comunque è un po’ più difficile da gestire di uno piano. Ci sono gli indici applicati con un abbondante di Super-LumiNova ad alta luminescenza. Poi la zigrinatura sottile della lunetta girevole unidirezionale: meno dannosa del solito per il polsino della camicia o l’imboccatura della tasca, ma al tempo stesso ragionevolmente agevole da gestire persino con in guanti bagnati della muta.
Ancora, c’è la lucidatura a specchio della parte laterale della cassa e del perimetro dello spigolo superiore, che fa da contraltare alla satinatura antiriflesso delle superfici superiori. Poi lo splendido vetro zaffiro bombato con trattamento antiriflesso, che sembra la versione finalmente antigraffio di quei vetri in plexiglas tipici degli orologi subacquei d’una volta. Noto però – unico dettaglio migliorabile – che lo spigolo interno delle anse potrebbe essere un po’ meno “tagliente”.
La leggibilità è ottima in ogni condizione di luce. Ragiono sul fatto che alcuni insaziabili, sui social, soffrono di nostalgia per i vecchi indici quadrati tipici del primo Navy Blue del 1969. I gusti son gusti, sempre, e come tali non si discutono. Se posso dire la mia, preferisco la versione attuale anche perché trovo che esalti maggiormente lo “snowflake” sulla lancetta delle ore. Ma come al solito chi non gradisce non compri e saremo tutti felici. Oppure compri il Pelagos, che ha proprio gli indici quadrati.
A proposito: un’altra delle domande cattive cui non voglio sottrarmi è: sarà mica, il Black Bay Fifty-Eight Navy Blue, il fratello sfigato del Pelagos? Vediamo… Il Pelagos con bracciale in titanio costa 860 euro in più. Ha la lunetta in titanio con inserto in ceramica, il datario, maggiore tenuta stagna, la valvola per l’elio e le spallette di protezione per la corona, ma due o tre dettagli di finitura (come gli indici) un po’ meno raffinati rispetto a quelli del Black Bay. E poi è notevolmente più ingombrante nella vita quotidiana sia per quanto riguarda lo spessore che il diametro (43 millimetri contro 39).
A conti fatti direi che le differenze giustificano i prezzi e che quindi la cosa si risolve sui gusti personali: sono di fatto due orologi diversi. Il Pelagos più orientato al mercato professionale estremo; il Black Bay Fifty-Eight Navy Blue è comunque un subacqueo pronto a tutto, che però non accetta una dimensione esclusivamente da “attrezzo per il lavoro”. Confesso però che – considerazioni personali – a me piace molto il movimento del Black Bay Fifty-Eight “Navy Blue. Cioè il calibro MT 5402 di diametro più contenuto rispetto al MT 5612 montato nel Pelagos: 31,8 mm contro i 33,8 mm dell’altro, mentre lo spessore rimane di 6,5 mm.
La caratteristiche fondamentali sono identiche per entrambi i calibri – che sono “di manifattura” – ma l’MT 5402 ha stranamente un rubino in più (27 contro 26). Potrebbe essere indizio di un’ulteriore riflessione tecnica sul movimento di base, pur non portando alcun mutamento sostanziale, almeno in apparenza.
A proposito di tecnica, lascio alle didascalie alcuni approfondimenti in questo senso. Qui concludo considerando che a molti sembra piacere di più il Navy Blue del Black Bay rispetto al blu pastello del Pelagos che, però, secondo alcuni, rende più immediatamente riconoscibile l’orologio. Sta di fatto che Black Bay Fifty‑Eight Navy Blue cambia non poco le carte in tavola perché le sue caratteristiche sono di tutto rispetto e se messe in relazione al prezzo diventano ancor più appetibili. Chiunque fosse interessato dovrebbe fare un serio confronto fra i modelli, mediando fra gusti estetici, caratteristiche tecniche, esigenze personali e prezzo.
Per quanto mi riguarda posso solo dire che il mio lungo fine settimana si è concluso senza il minimo problema. Ho trovato confortevole il cinturino in tessuto sintetico facilmente lavabile, tra un bagno e l’altro, con acqua tiepida e un detersivo liquido diluito. Il cinturino si è adattato al mio polso extra large, ma – nel caso servisse – potete praticare un foro in più usando una punta di metallo riscaldata alla fiamma, per evitare che il tessuto si rovini. Restituisco a Tudor prima di farci l’abitudine…