Ogni tanto un po’ di sadismo non guasta. Intendo dire che è divertente inventare test “casalinghi” per verificare alcune affermazioni relative agli orologi. Come l’effetto negativo dei campi magnetici. Dicevamo che alcune parti degli orologi rischiano di magnetizzarsi permanentemente (che vuol dire fin quando non si interviene per smagnetizzarli) con effetti disastrosi per la costanza di marcia, ossia la precisione.
Che i campi magnetici facciano molto male agli orologi è cosa ben risaputa da molto tempo: è per questo che dal ferro usato per le platine degli orologi antichi si è passati all’ottone, immune, appunto, agli effetti negativi dei campi magnetici. Gli studi più interessanti sul tema vennero condotti in Francia fra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Il periodo, guarda caso, in cui operavano grandissimi orologiai come Abraham-Louis Breguet ed altri, che compresero come si dovesse limitare al massimo l’uso di materiali ferrosi. Limitare, ma non eliminare: perni, assi e molle non avevano alternative. Di questi aspetti storici, che implicano persino un Nobel per la Fisica nel 1920, parleremo in futuro. Per ora vorrei limitarmi ad un semplice esperimento condotto con l’imprescindibile aiuto dei tecnici di Pisa Orologeria, a Milano.
Gli ingredienti di base sono semplici: un orologio di buona qualità e un magnete potente, ma non potentissimo, di quelli usati per fissare al frigo qualche foglio di appunti. Se ne trovano facilmente nelle vendite online a prezzi molto contenuti, ma regolarmente privi di qualsivoglia indicazione sull’entità del campo magnetico generato. Si parla del peso che sono in grado di sostenere, ma niente espresso nei consueti sistemi scientifici di misura. Però questi magneti sono comunque più che sufficienti per quel che abbiamo in mente.
Faccio una prima verifica con una bussola. Dopo aver stabilizzato l’indice che punta a nord, avvicino il magnete e l’indice – come è naturale – devia vistosamente. Prendo magnete, orologio e bussola (tenendoli ben lontani fra loro) e vado all’appuntamento con i tecnici di Pisa Orologeria.
L’orologio in questione è lo splendido solo tempo S1 Automatic, disegnato da Giorgio Galli per una sua collezione realizzata da Timex. I tecnici restano piacevolmente sorpresi dalla qualità del design, dal prezzo (450 euro) e dalla tutto sommato buona finitura del movimento Miyota, fabbrica appartenente al gruppo Citizen.
La sorpresa diventa aperta ammirazione quando piazziamo l’S1 sul cronocomparatore. Lo scarto medio su due posizioni è di appena -4/+5 secondi al giorno. Su più posizioni è ragionevole considerare che lo scarto sarebbe inferiore e che il movimento potrebbe persino meritare il certificato di cronometro del Cosc (Contrôle Officiel Suisse des Chronomètres), rilasciato dopo una serie di test effettuati per 15 giorni su 5 posizioni e diverse temperature.
Il nostro controllo al cronocomparatore, insomma, dimostra che il Timex S1 di Giorgio Galli è un orologio oggettivamente eccellente in relazione al prezzo. Qualche tempo fa scrivevo (l’articolo lo trovate qui) che l’S1, con il suo design, la sua qualità e il suo prezzo, è un precedente “pericoloso”. Confermo.
A questo punto estraggo l’arma, ossia il magnete, e sotto lo sguardo perplesso dei tecnici lo appoggio sul fondello trasparente dell’orologio. E l’S1 si ferma. Si ferma: resta immobile. Poi, quando dopo qualche secondo allontano il magnete, l’orologio sembra riprendersi. Non esce sangue, ma l’S1 è gravemente ferito. Lo scarto al cronocomparatore – sempre per due posizioni – è passato a ben 540 secondi, in media. Da 9 a 540: sessanta volte lo scarto originario! In pratica, dopo essere stato esposto ad un campo magnetico forte sì, ma nemmeno tanto, l’orologio magnetizzato farebbe registrare quotidianamente un errore pari a quello che l’orologio non magnetizzato restituirebbe dopo due mesi di funzionamento ininterrotto. Siamo tutti a bocca aperta. Non possiamo certo considerarlo un esperimento scientifico, ma l’entità della differenza fra prima e dopo il magnete è davvero impressionante.
Apriamo una parentesi. Deve essere ben chiaro che “giochi” come il nostro devono riguardare esclusivamente orologi con movimento meccanico. I movimenti elettronici al quarzo sono in genera quasi totalmente paramagnetici. Si magnetizzano temporaneamente, spesso fino ad arrestare la marcia; ma quando vengono strappati alle grinfie dei campi magnetici tornano a lavorare normalmente. Chiusa parentesi.
E adesso, pover’uomo? Questa frase (titolo di un triste romanzo di Hans Fallada, scrittore tedesco nato nel 1893 e morto nel 1947) sembra descrivere bene la situazione del nostro Timex, ma noi conosciamo il rimedio. Si chiama smagnetizzatore.
È una vecchia storia. Chi ricorda le registrazioni su nastro magnetico (bobine o cassette che fossero) sa bene come periodicamente fosse necessario smagnetizzare le testine di lettura/registrazione. Bastava semplicemente lo scorrere del nastro (ricoperto di ossido di ferro) per causare nel tempo una magnetizzazione che causava un udibile restringimento dello spettro di frequenze. Una diminuzione ben percepibile dalle qualità originali del registratore. Altrettanto avviene con gli orologi. Al di là del nostro esperimento, consapevolmente provocatorio, resta il fatto che anche i deboli campi magnetici in cui ogni orologio si imbatte causano alterazioni della costanza di marcia. Che si sommano, giorno dopo giorno, fino a diventare ben percepibili.
Abbiamo smagnetizzato l’orologio con uno strumento professionale (ricordiamo che lo smagnetizzatore non deve essere utilizzato sugli orologi con movimento al quarzo), e dopo un doppio passaggio l’orologio è tornato quasi ai valori iniziali e comunque ampiamente migliori rispetto alle specifiche onestamente dichiarate. Ma è anche vero che nel nostro esperimento avevamo sottoposto il Timex S1 di Giorgio Galli ad una vera e propria tortura di martellate “magnetiche”. Una terza smagnetizzazione ha riportato tutto a posto.
Sento già qualcuno chiedermi se è possibile far da sé. Sì, anche se gli strumenti professionali, i più efficaci, costano intorno ai 500 euro. Forniscono buoni risultati anche quelli semiprofessionali (circa 350 euro), mentre qualcosa di buono ci si può comunque aspettare da smagnetizzatori con prezzi intorno ai 20 euro. Sempre che non vi accaniate sadicamente sull’orologio come abbiamo fatto noi… 😊