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Prix Gaïa, ecco i vincitori dell’edizione 2020

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La stampa lo chiama “il Nobel dell’orologeria”. Perché il Prix Gaïa è attribuito alle principali personalità che si sono distinte nel settore, e hanno contribuito al bene comune, proprio come fa l’onorificenza dell’Accademia svedese, a Stoccolma. La differenza è che il riconoscimento – creato nel 1993 dal Musée International de l’Horlogerie di La Chaux-de-Fonds – riguarda tre ambiti nel mondo delle lancette: artigianato/creazione, storia/ricerca e spirito d’impresa. Ma, come prestigio, quasi siamo lì.

Anche se la premiazione avverrà il 17 settembre prossimo, come sempre nella sede del Museo, i vincitori dell’edizione 2020 del Prix Gaïa sono già stati annunciati. Si tratta del maestro orologiaio Antoine Preziuso, dell’astronomo Denis Savoie e dei fondatori di Urwerk, Felix Baumgartner e Martin Frei. Forse non tutti ugualmente noti al grande pubblico, almeno in Italia, e proprio per questo meritevoli di attenzione.

Antoine Preziuso, maître horologer di origini italiane, è stato designato “per l’approccio sistemico della meccanica orologiera attraverso le proprie creazioni eccezionali; la perseveranza nello sviluppo della propria marca e l’impegno nella trasmissione della propria passione”. E basta pensare al suo recente Trillon Tourbillon de Tourbillons per condividere le motivazioni ufficiali (qui citate testualmente).

Denis Savoie, storico della scienza e gnonomista francese, è stato scelto invece “per l’eccezionale carriera di teorico, costruttore e storico di quadranti solari, che unisce grande rigore scientifico a capacità di divulgazione fuori dal comune”. Autore di numerose pubblicazioni, pluripremiato a livello internazionale, in Francia ha costruito fra l’altro quadranti solari di dimensioni macro. Il più grande è quello della diga di Castillon sur Verdun (13mila metri quadri), in Alta Provenza.

Ancora, Martin Frei e Felix Baumgartner saranno premiati “per il ruolo precursore giocato dalla loro impresa nella definizione di un’orologeria del 21° secolo, audace ma rigorosa e umile; frutto di un dialogo continuo e di un’incrollabile lealtà fra il designer l’orologiaio”. In effetti il loro brand, Urwerk, da anni sta dando prova di eccezionale originalità, con orologi che riflettono una visione futuristica della meccanica tradizionale.

In più, quest’anno è stata istituita la borsa di studio Horizon Gaïa, con il concorso della Fondation Watch Academy, per finanziare particolari progetti di ricerca. L’ha vinta Zoé Snijders, studentessa del master in conservazione e restauro di strumenti tecnici, scientifici e orologieri alla Haute Ecole Arc de Neuchâtel. Che sta studiando il complesso meccanismo dell’orologio astronomico di Delvart, entrato a far parte delle raccolte del Mih nel 2015.

I protagonisti del Prix Gaïa 2020 si aggiungono così a un lungo elenco di personaggi che hanno fatto la storia dell’orologeria contemporanea. “I migliori fra i migliori”, li definisce il Mih. Che attraverso la puntuale organizzazione del premio, ogni anno in occasione dell’equinozio d’autunno, si conferma ancora una volta come qualcosa di più di una semplice istituzione museale. Un vero e proprio centro di diffusione della cultura orologiera.  

I candidati, suggeriti da terze parti, passano al vaglio di una giuria che è  più simile in realtà a un comitato scientifico. Via via rinnovata nel corso degli anni, è composta da dieci esperti di diversa formazione: tecnici, artigiani, economisti, giornalisti, storici (tutti specializzati ovviamente in orologeria). La scelta dei “laureati” avviene in modo indipendente, senza possibilità di manipolazioni e forzature dall’esterno, in piena libertà. Ne è garante lo stesso Presidente della giuria, M. Régis Huguenin, Conservatore del Mih.

Infine, un’ultima nota organizzativa: per assistere alla consegna dei premi, quest’anno, è necessaria la prenotazione. La cerimonia sarà come sempre pubblica e gratuita, ma nel rispetto delle misure sanitarie contingenti. E i posti disponibili sono molto limitati.