Approfondimenti

L’RM 72-01 di Richard Mille. Cultura micromeccanica

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Nella prima parte di questo articolo dedicato al nuovo cronografo RM 72-01 di Richard Mille ho cercato di far comprendere l’ambito in cui questo orologio è nato. Il cronografo RM 72-01 è il primo con un movimento di manifattura interamente progettato e realizzato in casa. Per così dire, è una deviazione dal percorso abituale di Mille. Un percorso mutuato dall’automobilismo: utilizzare i migliori fornitori possibili per ogni componente. Facendo da sé solo quando ritiene che il miglior fornitore possibile sia lui stesso. È in questo contesto che nasce il Calibro CRMC1, il movimento cronografico a carica automatica montato nell’RM 72-01. Un calibro molto interessante perché aderisce ad una “nuova frontiera” per questa tipologia di orologio: il disaccoppiamento energetico fra la parte cronografica e quella solo tempo. Per spiegare questo concetto serve però una breve premessa.

Ma cos’è un cronografo?

Riducendo il tutto ai minimi termini, un cronografo è un orologio nel quale è possibile attivare – a comando, ossia quando diavolo ci pare – un dispositivo in grado di contare i secondi, i minuti e talvolta le ore trascorsi da quando abbiamo azionato la funzione cronografica. Da un punto di vista meccanico in cosa consiste l’azionamento? Premendo il pulsante di avvio (e passando per un sistema di gestione come ad esempio una ruota a colonne), avviciniamo alla ruota dei secondi dell’orologio una ruota dentata intermedia che quindi prenderà il moto da quella dei secondi dell’orologio, appunto.

Ruotando in senso antiorario (perché le ruote intermedie ruotano sempre in senso antiorario), l’intermedia collega la ruota dei secondi del movimento a quella dei secondi crono. Trasmette quindi il moto della lancetta dei secondi del movimento alla ruota dei secondi crono (normalmente posta in posizione centrale, per motivi di miglior leggibilità). Trascinata dalla ruota dei secondi del movimento, la ruota dei secondi crono trasmette il moto alle ruote che conteggiano minuti e ore, tramite altri ingranaggi opportunamente dimensionati. Indipendentemente dal sistema di gestione adottato – la più antica e costosa ruota a colonne, oppure altri sistemi più moderni ed economici nati proprio per poter diffondere il cronografo – questa architettura non è sostanzialmente mutata fino a qualche tempo fa.

I problemi del cronografo

È chiaro che quando tutto questo complesso sistema meccanico si collega alla ruota dei secondi qualcosa di negativo avviene nel movimento di base. In particolare qualcosa di negativo legato alla difficoltà di innesto delle due ruote dentate (come dicevo quella dei secondi del movimento e la ruota invertitrice che trasmette il moto alla ruota dei secondi crono), che potrebbero non coincidere perfettamente. Qualcosa di negativo per via dell’improvvisa maggior richiesta energetica, che “sballa” totalmente gli equilibri. Prima o poi entreremo in maggiori dettagli. Sta di fatto che l’improvvisa richiesta di energia da parte del dispositivo cronografico crea una serie di problemi che alterano la costanza di marcia dell’orologio. Con effetti negativi – fra l’altro – proporzionali all’autonomia residua al momento dell’attivazione del cronografo.

Un bel casino. Al quale in parecchi – i migliori – hanno cercato di porre riparo spingendosi persino a soluzioni con doppio bariletto (uno per l’energia dell’orologio e uno per il cronografo); o addirittura a doppio orologio (uno per così dire normale e uno per il rilevamento dei tempi). Soluzioni che hanno aperto un percorso di ricerca nel quale ben si inserisce il Calibro CRMC1 del cronografo RM 72-01.

Le novità dell’RM 72-01

In estrema sintesi, quando si preme il pulsante di avvio dell’RM 72-01, una gran bella ruota a colonne (si è scelta quella a sei colonne) muove non la solita ruota intermedia, ma un pignone verticale; che si sposta in un (brevissimo) percorso obbligato, collegando la ruota dei secondi del movimento e quella dei secondi crono. Tramite una lunga bascula si sposta contemporaneamente un secondo pignone (di forma diversa) che si ingaggia con il bariletto; e che quindi prende direttamente da lì l’energia necessaria per il funzionamento dei totalizzatori per minuti e ore. In tal modo la ruota dei secondi del movimento non trascina l’intero dispositivo cronografico, ma si limita a consentire il conteggio esatto dei secondi; quello dei minuti e delle ore (fino a 24!) crono è affidato invece al secondo pignone.

Come effetto secondario positivo di questa soluzione, i tecnici sono riusciti a lasciare, come di consueto, i secondi continui sulla sinistra del quadrante, mentre minuti e ore si trovano nei due totalizzatori a destra, in verticale. Un posizionamento molto razionale ribadito da scritte inequivocabili (e razionalmente colorate) sul perimetro esterno dei quadrantini secondari. Questa fiera della razionalità è ulteriormente arricchita dalla funzione flyback. Premendo il pulsante al 4 si arresta ed azzera il conteggio, che riparte rilasciando il pulsante stesso. Una soluzione nata per poter eseguire senza incasinarsi la vita rilevamenti in rapida successione, come il decollo di aeroplani o qualunque altro evento ciclico.

I vantaggi del Calibro CRMC1

Tanto dispendio di scienza e di brevetti a cosa serve? Per cominciare, vengono minimizzate (seppure non eliminate: non è possibile se non sdoppiando totalmente il movimento) le alterazioni di marcia dovute alla maggiore, improvvisa richiesta d’energia necessaria all’avvio del cronografo. La maggior coppia rilasciata direttamente dal bariletto dovrebbe avere anche un effetto positivo sui consumi generali perfino nel caso di un orologio non perfettamente carico.

Anche per questa ragione i tecnici di Richard Mille sono intervenuti sulla ricarica automatica (bidirezionale, con massa oscillante in platino che conferisce maggior efficienza), e sul bariletto stesso. Hanno cioè reso più rapida la ricarica, con il fine non tanto di aumentare l’autonomia complessiva – che comunque è molto buona: circa 50 ore ±10%; quanto l’efficienza della ricarica stessa. Hanno così ridotto la possibilità di far entrare l’orologio in quella fase di “riserva” – quando l’autonomia residua scende ad un terzo di quella totale – che già di per sé altererebbe il funzionamento del bilanciere. Sembra una questione sottile – di lana caprina, come si suol dire – ma attenua davvero molto la naturale imprecisione tipica dei cronografi.

La nuova architettura

Un altro vantaggio di questa architettura è poter ridurre lo spessore del movimento (non ostante le 425 componenti, montate su 39 rubini). Grazie alla distribuzione diversa dei componenti per il dispositivo cronografico, si è riusciti a contenere lo spessore del Calibro CRMC1 in 6,05 millimetri, contro gli oltre 7 di molti cronografi a carica manuale. Non siamo nel campo degli ultrasottili, ma poco ci manca, nulla perdendo in termini di robustezza.

A proposito di robustezza, amo entusiasticamente l’abolizione del classico anello d’incassaggio che serve a fissare il movimento alla carrure. È stato sostituito da quattro attacchi alla carrure stessa, la parte mediana della cassa. Un montaggio diretto, con quattro viti di fissaggio corredate di silent block come quelli delle automobili. Non si tratta di ridurre i rumori e le vibrazioni del motore, in questo caso, ma di ammortizzare l’effetto di vibrazioni o urti provenienti dall’esterno. Pericolosi per la regolare marcia del movimento.

E poi…

E poi mi devo fermare qui per non rendere troppo lungo questo già lungo articolo di non immediatissima comprensione. Me ne rendo conto. Cercherò quindi di inserire altri dettagli nelle didascalie alle foto.

Conclusioni? Come sempre lascio perdere ogni considerazione estetica, perché non sono di mia competenza. Come sempre vi invito a verificare quel che scrivo presso un concessionario o una boutique. Perché è vero che il Richard Mille RM 72-01 costa un occhio della testa (siamo intorno ai 230.000 euro), ma è anche vero che di simili concentrati d’altissima, microscopica, futuristica tecnologia se ne vedono pochi, pochissimi. E per chi ama l’orologeria poter esaminare questo cronografo è comunque una questione di cultura. Anzi: Cultura.