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Magnetismo: sarà vero che Omega…

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Il magnetismo. Sempre lui. Per riassumere, quando un orologio meccanico viene avvicinato ad qualche calamita alcune componenti si magnetizzano, appunto. Con effetti negativi per la costanza di marcia. In particolare a risentirne è la spirale che, a farla breve, si “incolla” fermando l’orologio. Per poi riprendere un po’ di libertà, sì, ma pagandola cara in termini di regolarità di marcia, di “precisione”.

Il primo esperimento su come il magnetismo influenzi gli orologi lo avevamo fatto con il Timex S1 disegnato dall’italiano Giorgio Galli. Un orologio di costo miracolosamente contenuto, il cui movimento (un Miyota, Gruppo Citizen) aveva comunque fatto registrare ottimi risultati alla verifica effettuata su due posizioni con il cronocomparatore. Trovate qui quel primo articolo sul magnetismo. In quel caso il movimento si era magnetizzato, facendo registrare risultati negativi impressionanti, tornati però alla normalità dopo qualche passaggio allo smagnetizzatore, seguito da una nuova regolazione.

Poco prima del lockdown in Lombardia siamo passati ad uno stadio successivo. Omega sbandiera molto la sua resistenza a campi magnetici fino a 15.000 gauss, usandolo (a ragione, se la cosa fosse confermata) come argomento di marketing. Anche perché al momento nessun altro orologio resiste – ufficialmente – a campi magnetici altrettanto intensi.

Dal momento che a me non interessa fare scandalismo, ma solo alcune verifiche, ho chiesto ai dirigenti di Omega se fossero interessati a collaborare. La risposta è stata positiva e questo già depone bene. È vero, avevo già visto alcuni loro esperimenti sul magnetismo fatti in presenza di giornalisti, ma una verifica non può certo far male. E la calamita me la porto io.

Prove empiriche di magnetismo

Siamo andati in una boutique Omega, tecnici, fotografo, io e la mia calamita. Per prima cosa (e questa è stata una sorpresa che ho apprezzato molto) abbiamo visto cosa sarebbe accaduto ad un anonimo orologio. Un “muletto”, per così dire, equipaggiato di un classico ETA 2894, uno dei movimenti più affidabili dell’intera produzione svizzera. La spirale di questo movimento è prodotta dalla Nivarox e viene dichiarata, senza maggiori dettagli, “antimagnetica”.

Abbiamo misurato (con un cronocomparatore un po’ basico, che funziona su una sola posizione, e per giunta in un ambiente non molto silenzioso) le prestazioni prima e dopo aver poggiato la calamita sul fondello trasparente. Il risultato è stato dirompente: siamo passati da 11,5 secondi al giorno di ritardo alla bellezza di 246, oltre 4 minuti al giorno. Prestazioni, comunque, migliori di circa il doppio rispetto al Miyota. Il quale, però, è molto più economico dell’ETA. Trovo questa sia una indicazione importante perché sottolinea l’onestà dell’orologeria (almeno per quanto riguarda quella svizzera e quella giapponese), dal momento che i valori in campo sono ben proporzionati al prezzo.

Una considerazione interessante fatta del tecnico Omega: in base ai risultati, secondo la sua esperienza il magnete da me utilizzato dovrebbe avere un campo magnetico di 2.000/3.000 gauss. Sufficienti a far del male a qualunque orologio dichiarato “antimagnetico” per via della cassa interna in ferro dolce. Tranne un IWC non più in produzione. Un Ingenieur che in una prima versione era “impermeabile” fino a 500.000 Ampere/metro (circa 6.000 gauss), con qualche problema di precisione però per via dell’uso di materiali sintetici. Una seconda versione (con certificato Cosc) raggiungeva comunque i 40.000 Ampere/metro. Non poi molto.

Il test con l’Omega Aqua Terra

Dopo aver massacrato l’ETA siamo passati ad uno splendido Omega Seamaster Aqua Terra con il Calibro Co-Axial 8508. Quello che dovrebbe, secondo il marketing Omega, non fare un plissé di fronte a campi magnetici cinque volte la mia calamita.

Abbiamo piazzato l’orologio sul cronocomparatore che ha indicato -1,3 secondi al giorno di scarto. Graaan bel risultato, tanto per cominciare. Poggiata la calamita sul vetro del fondello, rimesso l’Omega sul cronocomparatore, 1,1 secondi al giorno. Una deviazione più in linea con la rumorosità dell’ambiente che con il campo magnetico. Il quale non ha di fatto minimamente influito sulla precisione del Calibro Co-Axial 8508. Per una volta il marketing non ha né indorato la pillola né raccontato balle. Impressionante davvero.

Ovviamente non è finita qui e ora vi spiego perché. L’appetito vien mangiando e vorrei capire sul campo altre due o tre cose. La prima, e più banale, è capire se questo è un comportamento comune a tutti i movimenti meccanici che, come l’8508, hanno la spirale in silicio. Materiale che certamente ha grandi meriti sul piano della resistenza ai campi magnetici.

Non sono certissimo che la mia calamita sia sufficiente per evidenziare la differenza con un movimento in cui la sola spirale sia in silicio (mentre il Calibro 8508 ha molte altre componenti antimagnetiche); e però non posso saperlo fin quando non provo. Ma non posso provare, ovviamente, fin quando non usciamo dal lockdown. Prendiamolo come un buon auspicio…

Progetti futuri

L’altra cosa di cui sono molto curioso è fare “il gioco della calamita” con un Rolex. Sono curioso perché Rolex la spirale in silicio ce l’ha (la chiama Syloxi), ma la usa solo in calibri di piccole dimensioni. Sui calibri “normali” usa una spirale paramagnetica (la Parachrom), ossia una spirale che – secondo la definizione scientifica di paramagnetico – dovrebbe sì arrestare l’orologio, ma poi tornare alla condizione originale, come del resto avviene negli orologi con movimento al quarzo.

Rolex, si sa, parla poco ed è ancor meno incline a consentire questo tipo di prove, ma io non intendo farla a tradimento. Nel senso che, come ho fatto con Omega, questo tipo di test un po’ alla buona vanno eseguiti per informare, non per cercare scoop inesistenti. Anche perché un marchio come Rolex ha tutti gli occhi dei concorrenti puntati addosso come riflettori su un grande attore. E se Rolex raccontasse balle i concorrenti sarebbero ben felici di smascherarla.

Anche il “mitico” Milgauss del 2007 già montava la spirale Parachrom e aveva la ruota di scappamento in materiale antimagnetico. Sono convinto che qualunque movimento Rolex attuale superi di gran lunga la fatidica soglia dei 1.000 gauss. Fermo restando il fatto che far eseguire ogni tanto una smagnetizzazione (ogni anno, magari, e insieme ad un controllo dell’impermeabilità) non fa male a nessun orologio.

Sinceri auspici

Detto questo, credo sarebbe auspicabile che sulla resistenza degli orologi ai campi magnetici si potesse essere un po’ più chiari e trasparenti. Ad esempio dichiarando, come fa Omega, i valori di riferimento. Non è una questione secondaria, specialmente per i più criticoni, quelli che si lamentano sempre della scarsa precisione del proprio orologio. Senza rendersi conto di quante siano le possibili motivazioni che esulano totalmente dall’effettiva qualità del movimento. A cominciare proprio dal magnetismo.

Altrettanto sarebbe auspicabile facessero i produttori di oggetti che generano campi magnetici. Penso al pur comodissimo attacco magnetico del cavo di ricarica del mio portatile Microsoft Surface. O al nuovissimo iPhone 12, che ha un sistema magnetico per la centratura del dispositivo di ricarica a induzione. Per un la buona salute del nostro orologio potrebbe essere un dato non secondario.