In occasione dell’uscita del libro Orologi da Polso di Paolo De Vecchi e Alberto Uglietti, pubblichiamo con piacere la recensione del volume scritta in esclusiva per noi dall’autore. Che passa così dalle Cronache di PDV ad altri Percorsi di Viaggio, virtuali – o meglio cartacei. Meno impegnativi sul piano fisico ma altrettanto coinvolgenti a livello emotivo
Su invito del direttore, mi ritrovo – e ben volentieri – a scrivere su Il Giornale degli Orologi dopo quasi un anno d’assenza. Fortunatamente non per problemi personali, ma semplicemente per l’oggettiva mancanza d’argomenti. Almeno dal mio “punto di vista” sul mondo delle lancette, a suo tempo concordato con Augusto e Daniela: le cosiddette Cronache di PDV. Si trattava infatti di raccontare la presenza agli eventi, il loro svolgersi e il senso, come appunto nell’ultimo mio articolo, un invito al viaggio con i nuovi Travel Time di Patek Philippe.
Era l’inizio di questo dannato 2020 e il fatto è che trasferte ed eventi – causa pandemia – da allora non hanno più avuto seguito. In questi dodici mesi di cose ne sono successe tante; molte hanno anche riguardato il nostro lavoro di scrittura, che ha avuto alti e bassi, cambiamenti e innovazioni, aperture e chiusure d’orizzonti. Personalmente, ho avuto in primavera la buona sorte di ricevere – insieme all’amico e collega Alberto Uglietti – la richiesta da parte di De Agostini di rieditare un volume che avevamo scritto a quattro mani molti anni fa.
Un libro illustrato sull’industria del tempo, efficacemente distribuito da uno degli storici editori italiani e più volte ristampato, di cui si chiedeva appunto per l’inverno una sostanziosa revisione. Ed è quello che abbiamo fatto. Il che, per quanto mi riguarda in quest’anno disgraziato, ha tenuto viva la passione e l’interesse per il lavoro d’approfondimento e divulgazione degli aspetti storici ed estetici dell’orologeria. Quelli che mi hanno sempre interessato e che proprio in un libro possono trovare la loro migliore espressione.
Il volume in questione s’intitola Orologi da Polso. Tutti gli esemplari che fanno la storia. Giunto nelle librerie proprio in questi giorni, è una bella occasione per ritornare con una recensione a scrivere per Il Giornale degli Orologi. Con i miei Percorsi di Viaggio che da oggi riprendono su altre rotte. Non più tra gli eventi internazionali, ma tra le pagine – per materiali o virtuali che siano – della ricca biblioteca dell’orologeria.
Pubblicato per la prima volta nel 2005 e più volte – questa del 2020 è la quinta – ristampato, Orologi da Polso è un’opera che racconta la nascita e lo sviluppo delle macchine del tempo; ma si focalizza proprio sugli esemplari da polso. Il libro è stato integrato con una cinquantina di nuove pagine. Queste aggiunte hanno permesso non solo di aggiornarlo con le più recenti produzioni di molte storiche maison svizzere (da Rolex a Patek Philippe, passando per Cartier, Audemars Piguet, Tag Heuer e Swatch), tedesche o americane; ma anche di raccontare marchi d’ultima generazione (Nomos Glashütte) o protagonisti di un felice nuovo corso, com’è il caso dei giapponesi (Citizen, G-Shock e Seiko).
L’introduzione illustra la centralità dell’oggetto-orologio nella vita quotidiana, con particolare riferimento all’impatto sociale generato da tale strumento sulla moderna civiltà occidentale. Seguendo un percorso che ha consentito – epoca dopo epoca e grazie a una sempre più avanzata industrializzazione – di trasferire la misurazione del tempo dai campanili e dalle torri fin dentro le abitazioni. E poi, appunto, al polso.
La parte centrale di Orologi da Polso è invece dedicata ai principali marchi d’orologeria. Quelli che hanno contribuito a generare una forte e ormai radicata passione in un sempre più vasto pubblico d’appassionati e collezionisti. Una storia raccontata attraverso le dinamiche aziendali di una sessantina di maison di dichiarata fama, la maggior parte delle quali ancora oggi attive. Che confermano quindi la vitalità del settore.
Gli orologi illustrati nel volume testimoniano i continui progressi tecnologici e di design messi a segno nel tempo. Dall’epoca pionieristica dei primi del ’900 fino alla completa maturità degli anni ’50 e ’60; passando per l’avvento del quarzo dei ’70 e ’80, fino al forte ritorno della passione meccanica avvenuta al giro di boa dell’anno 2000. Il glossario e la bibliografia delle pagine finali consentono poi di compiere questo lungo viaggio nel mondo degli strumenti del tempo equipaggiati con le nozioni di base dell’orologeria.
Fa piacere infine aggiungere che la stampa è avvenuta in Italia. Non solo per motivi logistici legati al perdurare della pandemia, con la conseguente esclusione d’interlocutori asiatici o est-europei. Ma anche e soprattutto per una scelta di qualità.