Approfondimenti

Zenith Chronomaster Sport. Un gran bel cronografo

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“Quando il saggio indica la luna, lo scemo guarda il dito”. L’ho un pochino adattato, questo antichissimo proverbio.
La luna, in questo caso, è il nuovo Zenith Chronomaster Sport. E lo stolto chi dice: «Ma è copiato dal Rolex Daytona», per via della lunetta nera. A parte il fatto che magari entrambi derivano dall’Omega Speedmaster, che della lunetta su fondo nero ha fatto un vero e proprio emblema, chissà quanti orologi, prima, durante e dopo il Daytona hanno avuto la lunetta nera. Ma questo è ciò che accade quando lo stolto parla a vanvera dopo aver visto una sola fotografia. È lo stesso che chissà quante ne dice leggendo solo i titoli per poi commentare a modo proprio…

La questione della lunetta nera…

Lo Zenith Chronomaster Sport è un grande orologio ad un prezzo equo, tenendo conto dei continui rialzi. Vogliamo cominciare dalla “famigerata” lunetta? Senza essere pozzi di scienza, basta guardare meglio per rendersi conto che non supporta la solita scala tachimetrica, ma la divisione in dieci parti. Vale a dire che la lunetta esterna consente di leggere come Cristo comanda il decimo di secondo. Ma lo stolto (decine di fan acritici di Rolex, dei quali la stessa Rolex sarebbe felice di fare a meno) guarda il dito e non se ne accorge.

La si poteva fare in ceramica bianca anziché nera? Sì, certo, ma avrebbe “allargato” l’orologio e l’estetica ne avrebbe perso. In altre combinazioni di colori la leggibilità ne avrebbe sofferto. Magari altre variazioni sul tema arriveranno in futuro, ma partire sul sicuro, specialmente di questi tempi, non mi sembra una cosa sbagliata.

…e quella dell’alta frequenza

La lancetta fulminea, quella che percorre un giro del quadrante in dieci secondi, è il vero plus dello Zenith Chronomaster Sport. Qualcuno, anche fra le persone tecnicamente preparate, sostiene che si tratta di una caratteristica delicata, che rischia di aumentare consumi d’energia e consumi dei componenti. Per quanto riguarda la prima osservazione basta guardare il dato relativo all’autonomia complessiva: 60 ore “minimo”, come dice la scheda tecnica. Non posso giurare che il dato si riferisca ad una situazione a cronografo sempre attivato, ma anche tagliando abbondantemente, due giorni di autonomia dovrebbero esserci tutti. E due giorni non sono niente male.

Per quanto riguarda il consumo dei componenti, è una vecchia, vecchissima storia. Che tormenta il movimento El Primero fin da quando è nato: la sfiducia nella velocità del suo bilanciere e quindi nei confronti dei componenti. Una sfiducia che aveva portato ad una serie di modifiche da parte di quanti (tanti!) hanno usato questo movimento. Ricordo che Ebel sceglieva una lubrificazione con grassi applicati a caldo per evitare che gli olii schizzassero dappertutto (certo, se ce ne metti troppo, d’olio, succede a tutti gli orologi).

Mentre Rolex, per abbassare la frequenza, aveva cambiato l’intero organo regolatore e – conseguentemente – molti altri componenti. Vacheron Constantin no, e i suoi cronografi con El Primero, come del resto quelli prodotti dalla stessa Zenith, funzionano bene ancora oggi, se sottoposti a (quasi) regolare manutenzione. Questa versione con la lancetta velocissima è arrivata alla terza o alla quarta generazione, è ben collaudata e risulta non crei problemi inaspettati. Altrimenti Zenith non si giocherebbe il proprio buon nome con un orologio come questo, dichiaratamente sportivo.

Qualità e prezzo

E tantomeno se lo giocherebbe, il nome, in una fase di chiaro rilancio. Uno sforzo evidente – per chi guarda la luna e non il dito. Osservare il dettaglio del quadrante è un vero e proprio piacere: dagli indici applicati alla sovrapposizione dei quadrantini – colorati secondo l’ormai classico “codice Zenith” – tutto è di qualità, a partire dal progetto estetico generale. Si tratta, in pratica, di quello che potremmo definire un “restyling”, una revisione, un Chronomaster Sport enne.enne (i numeri metteteli voi) che costituisce l’ingresso di Zenith in una categoria superiore.

Un ingresso a testa alta con un prezzo, dicevo, tutt’altro che esagerato: 9.700 euro. Anche queste iniziali “variazioni sul tema” sono ben scelte, seppure con (comprensibile, visti i tempi) prudenza. Quadrante nero, quadrante bianco (più leggibile); bracciale d’acciaio (migliore da un punto di vista tecnico che estetico), cinturino in caucciù con finitura definita “effetto cordura” nero, niente male; e un primo, piccolo guizzo con un blu che richiama il totalizzatore al tre.

Da notare nello Zenith Chronomaster Sport

E concludo con una serie di note che invito, come sempre, ad andare a controllare prima sulle nostre foto e poi – meglio – presso un concessionario, con l’ausilio di una lente d’ingrandimento.
Noterei, tanto per cominciare, la qualità con cui si è evoluta la ruota a colonne. Una volta le colonne erano di moderato spessore e questo faceva storcere il naso ai puristi, che parlavano di “ruota Zenith” ovunque fosse presente qualcosa di simile. Oggi si tratta di un componente ben diverso, molto più raffinato, e l’effetto si sente quando vengono premuti i pulsanti crono, ma ne gode anche l’occhio per via della finitura blu. Ben fatto.

Molto piacevole la visione notturna, nella quale si nota che il materiale luminescente non sta sulla parte superiore, nera, ma sull’estremità inclinata interna, bianca. E bianco è anche il materiale luminescente sulle lancette. Si tratta di un preziosismo grafico da cui si comprende la cura posta anche nel progetto estetico utilizzato per sviluppare lo Zenith Chronomaster Sport. Progetto estetico del quale ha beneficiato anche il vetro bombato – curva piacevole al tatto e all’occhio, cui si aggiunge un inconsueto perimetro inclinato che aumenta leggermente i costi, ma diminuisce il rischio di scheggiature causate da urti.

Mi piace molto anche il bracciale, che nelle foto appare quasi banale, ma in realtà è molto più raffinato di quanto sembri a prima vista. A parte la maglia di attacco, quella fra cassa e bracciale, che è davvero ben risolta sotto tutti i punti di vista, noto il leggero rilievo verticale delle maglie centrali. Anche in questo caso piacevole per l’occhio e per il tatto, anche se forse si potevano arrotondare un po’ gli angoli. Si sarebbe perso qualcosa in rigore estetico, ma ne avrebbe beneficiato la “ergonomia quotidiana”, sia pure a caro prezzo, visto che ogni singola maglia avrebbe dovuto essere lavorata perifericamente.

A proposito dellimpermeabilità

Bene anche il dato d’impermeabilità (10 atmosfere), che però deve essere interpretato. I pulsanti a pompa sono belli, ma sempre un po’ delicati, specialmente in relazione ad urti laterali, come in tutti i cronografi che usano pulsanti “a pompa”. Noto (nel disegno esploso, ma anche nelle foto) che l’asta del pulsante ha un diametro superiore al solito, con l’evidente obiettivo di aumentare la resistenza agli urti.

Interessante anche la larga flangia (nella parte nascosta della corona) progettata per aumentare la superficie di contatto fra la corona stessa e la seconda guarnizione. È molto evidente, quindi, lo sforzo tecnico per migliorare l’impermeabilità della corona e dei pulsanti. Ma io mi terrei comunque un po’ prudente, facendo effettuare una volta l’anno un controllo dell’impermeabilità ed evitando di azionare sott’acqua il cronografo. Anche l’evoluzione della ruota a colonne – quella attuale riduce lo sforzo per azionare le funzioni crono – contribuisce comunque ad una più sicura tenuta stagna.

In definitiva è evidente quanto Zenith si sia impegnata per spingere in alto l’asticella qualitativa del proprio Chronomaster Sport. Oggi è un orologio che compete – per finiture e progetto – con i migliori cronografi. Avendo in più, dalla propria, la caratteristica unica di una facile lettura del decimo di secondo e un prezzo molto competitivo nella propria classe d’appartenenza. Vale realmente la pena di una visita da un concessionario. Conoscerete personalmente un gran bel cronografo, credetemi. Un autentico tentatore…