Nel 2020 Hublot ha compiuto 40 anni. Un traguardo celebrato con una mostra e un libro di grande formato, riccamente illustrato, che ripercorre le tappe dell’avvincente storia del Marchio, dall’inizio ai giorni nostri. Un volume molto particolare, d’arte e da collezione, con tanto di custodia cartonata e un’apertura sulla copertina che incastona una “H” stilizzata, iniziale di Hublot. Nome che ne è anche semplicemente il titolo: Hublot XL.
Il vocabolo in francese significa “oblò” ed è stato felicemente scelto fin dagli esordi per caratterizzare quell’orologio – a lungo rimasto l’unico in catalogo – che nel 1980 ha decretato e accompagnato la nascita del Marchio. Tant’è vero che è proprio il modello originario ad aprire il primo dei quattro capitoli di Hublot XL. Realizzato con la grafica di Hélène Bouillaguet e i testi di Michel Jeanneot, il libro è disponibile (su ordinazione, contattando direttamente Hublot) in inglese, francese o cinese.
L’idea che lo distingue è quella di classificare Hublot secondo gli esemplari più importanti, le persone che ne hanno fatto (e fanno) la storia, il concetto di “arte della fusione” e il mondo che gravita attorno al marchio. Il cui primo orologio è un “grande classico”. Che, al momento del lancio sul mercato, ha fatto scalpore per la cassa in oro agganciata a un cinturino in caucciù. Del resto l’inedito accostamento di materiali è stata la scommessa su cui si è basata la nascita stessa di Hublot. Una scommessa vinta, dato il favore che all’epoca incontrò presso il pubblico degli appassionati di bella orologeria da polso. E che ha connotato tutto il percorso della Marca, la cui parola d’ordine è “innovazione”.
Una parola parte del sottotitolo di Hublot XL, che recita appunto “retrospettiva su 40 anni d’innovazione”. E che si dimostra tale nella cinquantina di pagine del primo capitolo dedicato ai prodotti, tra cui spiccano le collezioni Classic Original, Classic Fusion, King Power e Big Bang. Un’altra ventina di pagine sono poi dedicate alle persone care a Hublot: innanzitutto il fondatore, l’italiano Carlo Crocco; poi Jean-Claude Biver che ne ha raccolto l’eredità; e Riccardo Guadalupe, che ne è attualmente Ceo. Ma anche i tanti testimonial d’eccezione, come Pelé e Lapo Elkan.
C’è poi il capitolo destinato a illustrare quel concetto di “arte della fusione” che ha generato e plasmato la storia di Hublot. Una quarantina di pagine che immergono il lettore in un’entusiasmante carrellata di materiali e colori. Dalla ceramica al cristallo zaffiro, passando per speciali leghe dell’oro e ancora una volta il caucciù. E con tanto d’approfondimento sui macchinari e le tecniche che li rendono possibili. Fa parte di questo capitolo anche una sezione dedicata alle meccaniche e alle complicazioni, in una sorta di trasferimento del concetto di “fusione” dall’estetica alla tecnica e alle sue sfaccettate funzionalità.
Le ultime pagine (e siamo arrivati a 224) di Hublot XL sono dedicate all’universo della Marca: la manifattura di Nyon con tutti i suoi compartimenti; le molte boutique in tutti i continenti, gli chef, le star e gli artisti. E con il mondo dello sport rappresentato ai massimi livelli, non solo dal golf e dal basket, ma anche dall’automobilismo e dal calcio. E se il capitolo consacrato alla Scuderia Ferrari fa parte ormai della storia, quello dedicato alla Champions League è di piena attualità.