Abraham-Louis Breguet studiò a lungo gli effetti negativi della forza di gravità sugli orologi. E trovò una soluzione che sperimentò almeno dal 1795 al 1801, data del brevetto per un organo regolatore detto à Tourbillon. Che risolveva definitivamente il problema.
La legge di gravitazione universale, quella che noi comuni mortali chiamiamo legge di gravità, venne pubblicata nel 1687. La scoperta fu attribuita a Isaac Newton – ricordate la storia della mela che cadde in testa a Newton mentre schiacciava un pisolino? Una balla colossale fatta circolare dallo stesso Newton… – dopo una lunga polemica con Robert Hooke, scienziato anch’egli di genio, ma meno potente a Corte del potentissimo Newton. La cosa viene di tanto in tanto rimessa in discussione ancor oggi, ma è una questione azzoppata dal fatto che – guarda caso – tutti gli scritti di Hooke al riguardo sono misteriosamente scomparsi. Newton fu, fra l’altro, Presidente della Royal Society e Direttore della zecca inglese. Che c’entra con il tourbillon di Breguet?
Breguet e il tourbillon
Dal momento che la forza di gravità non era ai tempi discutibile (ci volle Einstein, per farlo), Abraham-Louis cercò un sistema per annullarne gli effetti. Almeno relativamente agli orologi con organo regolatore (bilanciere e scappamento) in posizione verticale. Sempre in una sintesi divulgativa delle cui scorciatoie mi scuso con tutti, quando il bilanciere ruota in senso orario, la forza di gravità tende ad accelerarne il moto, per poi rallentarlo quando il bilanciere ruota in senso antiorario. Il risultato si traduce in un’imprecisione (deviazione dalla costanza di marcia) apparentemente superabile solo ponendo in piano l’organo regolatore. Ma in un orologio da tasca ciò si tradurrebbe in uno spessore inaccettabile. Ci voleva un’altra soluzione. L’idea di Abraham-Louis Breguet fu quella di montare l’organo regolatore in un contenitore, una gabbia, che ruotasse sul proprio asse. In tal modo tutte le micro-deviazioni della costanza di marcia si annullassero per sommatoria ad ogni rotazione completa. Perché +1-1 dà come risultato 0.
Geniale, certo, ma solo sulla carta. Passare all’atto pratico dev’essere stato ben altra cosa. Se oggi realizzare un orologio con tourbillon è molto difficile – e abbiamo tecnologie raffinatissime, per non parlare dei materiali –, a quei tempi deve aver fatto passare notti insonni anche ad un genio dell’orologeria come Breguet. È interessante notare come nella richiesta di brevetto Abraham-Louis Breguet parlasse anche di vantaggi consistenti per la distribuzione degli oli lubrificanti, che tendevano anch’essi a scendere in basso a causa della forza di gravità. Ogni produttore di orologi, sin dal Medio Evo, era ben consapevole di quanto i lubrificanti costituissero un enorme attentato all’affidabilità delle proprie macchine, indipendentemente dalle dimensioni e dall’epoca.
Il brevetto del tourbillon di Breguet è datato 26 giugno 1801 – o 7 Messidoro dell’anno IX secondo il calendario della Rivoluzione Francese. Aspettiamoci quindi qualche bella novità per il 26 giugno…
Breguet e l’uccella rara
Decimo Giulio Giovenale, poeta latino vissuto nel Primo secolo dopo Cristo, celebrava la fedeltà di Lucrezia, moglie di Collatino. La chiamava rara avis, che una traduzione brutale potrebbe definire uccella rara, appunto. Giovenale si riferiva al cigno nero, del quale probabilmente ignorava l’esistenza. Nei secoli si parlò poi di merlo bianco che infine diventò l’attuale mosca bianca. Roba rara, comunque.
Rara avis è il Breguet et Fils N° 2567, realizzato fra il 1809 e il 1812. Il figlio, Antoine-Louis, era “entrato in ditta” dal 1807. L’orologio venne venduto il 21 marzo 1812 al signor Armand-Pierre Le Bigot, sul quale non sono riuscito a trovare ulteriori informazioni. È comunque probabile si trattasse di un armatore o di uno scienziato, dal momento che a quei tempi erano fra le poche persone ad aver bisogno di un orologio estremamente preciso e affidabile. Si potrebbe supporre trattarsi di uno degli orologi che in seguito (1814) gli valsero prima la nomina ad “artista aggiunto all’Ufficio delle longitudini” e poi (1815) “orologiaio ufficiale della Marina reale francese”.
Lo dico perché osservare i dettagli tecnici di questo orologio è davvero sbalorditivo: dal bilanciere ad inerzia variabile alla trasmissione con catena e conoide, questo tourbillon è un orologio incredibilmente moderno. Così moderno da portarci, con un salto temporale di quasi due secoli, al 2010, quando Breguet presentò La Tradition 7047, con tourbillon, fuso e spirale Breguet di silicio. La “traduzione” miniaturizzata del 2567 è uno dei due o tre Breguet che amo di più. Credo sia tuttora in produzione, sebbene in pochissimi esemplari l’anno. Praticamente su richiesta.
Il tourbillon Breguet 220 anni dopo
Quando l’ho visitata per la prima volta, più di trent’anni fa, la Breguet risiedeva in un piccolo edificio a Le Brassus, a un quarto d’ora in auto dall’attuale sede di L’Abbaye. Il primo orologio che mi venne mostrato fu un tourbillon, a dimostrazione dell’importanza che già allora veniva data a questa complicazione. Più tardi, nel 1999, Nicolas Hayek Senior comprò da Investcorp La Breguet, cui erano annesse la Nouvelle Lemania, fabbrica di movimenti, e la Valdar, fabbrica di componenti. Investcorp (un fondo internazionale) aveva comprato il tutto nel 1987 e aveva saputo rilanciare il marchio. Ma sotto la guida di Nicolas Hayek, e poi di suo nipote Marc Hayek, Breguet si spinge molto oltre, coniugando la tradizione di Abraham-Louis Breguet a soluzioni innovative, come l’uso del silicio e persino quello di “sospensioni magnetiche” per il bilanciere. Un risultato assolutamente straordinario che rende Breguet un vero e proprio faro di riferimento nell’orologeria contemporanea.
Scorrendo il notevole archivio de Il Giornale degli Orologi trovo alcuni dei miei tourbillon preferiti, come La Tradition 7047 che ho citato poco sopra. Trovo straordinario (proprio perché tradizionale e al tempo stesso innovativo) anche il 5935, scheletrato, con molte componenti in silicio. Mi piace immensamente anche il raffinato riferimento ai cronometri da marina che trovo nel crono tourbillon 5837, con cassa in platino della collezione Marine (2011); a dimostrazione che il tourbillon è adatto anche per gli orologi sportivi. E però per quanto mi riguarda nessuno supera la bellezza zen del 5637 con quadrante in smalto Grand Feu, del quale ho scritto qui. E voglio proprio vedere se Breguet saprà fare di meglio per il 220° compleanno del tourbillon…