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Cronografo Zagor: Eberhard & Co. celebra lo Spirito con la Scure

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Aaahhhyaaaak! Il grido di guerra di Zagor echeggia nella misteriosa foresta di Darkwood ormai da 60 anni. Eppure l’eroe delle strisce di Sergio Bonelli Editore non invecchia mai – anzi… Tra i tanti omaggi cartacei che ne festeggiano il compleanno, spicca un oggetto concreto: il nuovo Cronografo Zagor di Eberhard & Co. Del resto, come poteva l’orologeria resistere a una simile occasione, infatuata com’è negli ultimi tempi del mondo dei fumetti e dei cartoon?

Per i pochi che non lo conoscono*…

Zagor (al secolo Patrick Wilding) nasce nel 1961, da un’idea di Guido Nolitta (nome-de-plume dello stesso Sergio Bonelli) e dalla matita di Gallieno Ferri. Il nome deriva da Za-gor-te-nay, che nella lingua degli indiani algonchini dovrebbe significare “Spirito con la Scure” (ma in realtà è una parola del tutto inventata). Vive, insieme al panciuto amico Cico, in una regione immaginaria, Darkwood. Una terra collocata grosso modo nel Nord-Est degli Stati Uniti, a sud dei Grandi Laghi, tra Ohio e Pennsylvania, ma solo nell’Atlante della fantasia. Dove si trovano, oltre alla foresta tropicale, anche paludi e sabbie mobili, fiumi e città di frontiera, montagne, praterie e altri luoghi avventurosi.

La saga di Zagor è una sorta di western (in cui convivono horror, fantasy e thriller), ambientato nella prima metà dell’Ottocento, tra gli scenari della Vecchia Frontiera americana (alla Ultimo dei Mohicani, per intenderci, e non tipo Ombre rosse). È popolato da algonchini e irochesi invece che da Apaches e Navajos, ma vi si incontrano anche druidi, vichinghi ed eschimesi. Zagor è il “buono” che difende strenuamente la foresta, i nativi americani e gli oppressi dai “cattivi” di ogni risma. Ma non si scontra solo con stregoni malvagi, militari arroganti e criminali sanguinari. Si trova a fronteggiare invasioni di extraterrestri, vampiri, lupi mannari, streghe, adoratori della dea Kalì, robot giganti, mostri della palude e altre creature fantastiche. Ultimi i non-morti (che danno il titolo all’albo uscito proprio ieri).

Perennemente giovane, aitante e figo, Zagor indossa sempre una maglia di fattura indiana, di colore rosso, decorata con l’effigie dell’Uccello del Tuono (l’enorme rapace mitologico raffigurato anche nei totem). Ma non è il costume, che include anche stivali e pantaloni a pelle, a donargli strani poteri; le sue doti sono piuttosto il coraggio, la forza, l’agilità, che agli occhi degli indiani lo rendono un messaggero di pace del Grande Spirito. Va in giro armato da una scure (fatta con una pietra arrotondata) e da una pistola (una Colt Navy canna ottagonale modello 1851, per essere precisi). Ok, la pistola è un anacronismo, e con ciò? Lo è anche il Cronografo Zagor, che risalta al polso dello Spirito con la Scure nel disegno creato ad hoc per Eberhard & Co. Ma cosa importa?

Le caratteristiche del Cronografo Zagor

Un cronografo virile, possente, “muscolare”. La cassa in acciaio misura 42,8 x 14,35 mm e sembra pronta ad affrontare qualsiasi sfida, perfino in ambienti ostili. Il movimento meccanico a carica automatica è l’arcinoto, collaudatissimo, essenziale calibro Eta 7750, una sicurezza in quanto ad affidabilità e resistenza. La lunetta fissa in acciaio ha l’inserto circolare in alluminio annerito, il réhaut presenta la scala tachimetrica per il calcolo della velocità (sempre utile, non si sa mai…). Quindi il cinturino in pelle effetto vintage, che ricorda il cuoio vissuto, messo a dura prova dagli elementi e dalle intemperie, ma non per questo meno coriaceo e resistente.

Ma i punti forti del Cronografo Zagor sono ovviamente i dettagli personalizzati. Il quadrante mat infatti mette in bella mostra una serie di particolarità che rimandano immediatamente allo Spirito con la Scure; almeno agli occhi di quanti (e sono tanti) lo leggono da tutta la vita. Sul contatore dei secondi continui spicca la sagoma nera in campo giallo dell’Uccello del Tuono, che funge da lancetta e ruota senza sosta. In posizione simmetrica campeggiano i nomi di Eberhard & Co. e dello stesso Zagor, con la tipica Z (voluta da Sergio Bonelli per ricordare un fulmine) e il logo del 60° anniversario. La lancetta centrale dei secondi crono è rossa, come una frangia del giro manica della sua maglia. Infine il fondello in acciaio è decorato con la scure, incisa con dovizia di particolari.

C’è altro da aggiungere? Sì, i numeri che lo riguardano. Il prezzo al pubblico, prima di tutto: 3.100 euro. E poi la tiratura limitata, che conta solo 120 esemplari. Perché il Cronografo Zagor è destinato solo ai lettori più fedeli, ai fan più sinceri. Ai veri appassionati. A quei bambini degli anni Settanta che non leggevano solo giornalini, ma facevano viaggi straordinari con la fantasia. E intanto assimilavano messaggi antirazzisti e valori profondi, come la difesa dei più deboli o l’importanza della libertà. Aaahhhyaaaak!

*Per saperne di più vi invito a guardare la divertente “intervista”, rilasciata da Sergio Bonelli, che trovate nelle Zagor FAQ sul sito ufficiale (da cui derivano le più belle espressioni di questo testo). Anche se la cosa migliore credo sia leggere i fumetti…