Breguet continua le celebrazioni per il 220° anniversario del Tourbillon, il cui brevetto data 26 giugno 1801. Tocca ora a un’edizione limitatissima: solo 35 esemplari per il mondo intero. I collezionisti sono avvertiti. Anche perché, come vedremo, i dirigenti di Breguet non hanno fatto i furbi – magari approfittando dell’occasione per alzare i prezzi. Parliamo del Breguet Classique Tourbillon 5365, animato dal movimento ultrapiatto a carica automatica, con tourbillon, Calibro 581.
I precedenti e il prezzo del Classique Tourbillon 5365
Per chiarire subito la situazione, il modello più costoso della serie rimane lo Squelette presentato nel maggio 2019, che costava (con cassa in oro rosa, come questa edizione limitata) 222.700 euro. Segue la versione del marzo 2020, con quadrante in smalto Grand Feu blu, destinata esclusivamente alle boutique Breguet: 159.900 euro – ma la cassa, questa volta, è in platino. Il quadrante in smalto blu lo avevamo visto precedentemente solo su un Tradition del 2019, sempre con cassa in platino, ma con movimento diverso.
È del marzo 2018, invece, il tourbillon automatico con quadrante in smalto bianco. Meraviglioso e disponibile anche con cassa in platino, costa – in oro rosa – 145.800 euro. Teniamo conto che il primo modello con il Calibro 581, del 2014, aveva anche l’indicazione dell’autonomia residua e il quadrante guilloché come in questo caso. Disponibile anche in platino, in oro rosa costa 145.800 euro. Noto infine che lo stesso Calibro 581 (ben riconoscibile anteriormente per la posizione decentrata del tourbillon) è stato utilizzato come base per alcuni modelli Marine con equazione del tempo “marciante”.
Il Breguet Classique Tourbillon 5365 appena presentato in versione celebrativa, costa 159.900 euro. Esattamente come il modello con quadrante in smalto Grand Feu blu. Che però, almeno formalmente, non è in edizione limitata. La cosa può essere considerata addirittura vantaggiosa, relativamente al prezzo: perché, a fronte della difficoltà del quadrante blu, in questo caso abbiamo sulla parte posteriore del movimento delle incisioni realizzate a mano, una per una, fino a raggiungere il numero di 35 esemplari prodotti. 35 come i tourbillon realizzati mentre Abraham-Louis era ancora in vita.
Le particolari caratteristiche del Calibro Breguet 581
Confesso subito un amore ben strutturato per il Calibro 581. Credo questo movimento sia la continuazione nel tempo del lavoro di Abraham-Louis Breguet. Intendo dire che se Breguet avesse avuto a disposizione materiali e tecniche attuali, allora forse avrebbe anche lui elaborato qualcosa di molto simile al 581. Ci trovo, insomma un senso di continuità storica che per me è una parte essenziale della grande orologeria e della sua cultura.
A vederlo dal lato posteriore salta subito agli occhi un’architettura “a tutto ponte”. Nel senso che i ponti sono estesi uno accanto all’altro quasi senza soluzione di continuità. Questa scelta è evidentemente intenzionale perché consente di realizzare incisioni decorative, del resto presenti fin dalla prima versione.
In questo Classique Tourbillon 5365 le incisioni rappresentano parte del disegno relativo al brevetto presentato da Breguet nel 1801, dopo anni di ricerche ed esperimenti. Le incisioni sono eseguite a mano libera, e non con il pantografo. La cosa appare evidente nell’ingrandimento pubblicato come corredo fotografico.
Per poter ammirare le incisioni attraverso il fondello in vetro zaffiro si è scelta una soluzione piuttosto rara relativamente all’automatismo di carica. C’è un anello periferico con dentatura interna che ingaggia un pignone che trasmette il moto al bariletto, caricando la molla. Il montaggio e la gestione di questo anello non sono operazioni facili: serve una precisione di gran lunga superiore rispetto alla massa oscillante centrale (soluzione più diffusa), ma anche a quella con un piccolo rotore posto in posizione asimmetrica. Che è già un piccolo esercizio di bravura collegato all’esigenza di contenere lo spessore.
In questo caso le difficoltà sono davvero elevate anche perché la massa periferica in platino, necessaria per il movimento, richiede un montaggio ben saldo e al tempo stesso “leggero” per non intralciare la rotazione. Lo spessore del movimento, alla fine, è ben contenuto, mentre si amplia un pochino il diametro. Ma i 41 millimetri della cassa, in definitiva, non sono affatto eccessivi.
Calibro Breguet 581: la gabbia del tourbillon e l’organo regolatore
Per la gabbia del tourbillon, montata su due ponti di sostegno realizzati in acciaio, si è impiegato il titanio. È quindi leggerissima, ma vorrei far notare quanto possa essere difficile lavorare il titanio in elementi minuscoli che, per giunta, sono stati decorati con finiture diverse. La spirale è in silicio. E a questo proposito va fatto notare che – dopo Ulysse Nardin, pioniera – le prime ad utilizzare questo materiale furono appunto Breguet, Rolex e Patek Philippe, che si misero d’accordo per condividere le spese di produzione dei “wafer” di silicio dai quali si ricavavano le spirali. Spirali piane, ovviamente, ma ciascuna con una curva finale “proprietaria” per compensare le perturbazioni dovute a variazioni d’energia.
Ma non basta: anche il bilanciere è “proprietario”, con un’estetica immediatamente riconoscibile. Ovviamente è ad inerzia variabile, regolata tramite minuscole viti d’oro. La ruota di scappamento, scheletrata, è trattata al silicio, materiale di cui sono composte anche le palette (ossia le parti terminali dell’àncora, quelle che ingaggiano la ruota di scappamento e che abitualmente sono realizzate in rubino sintetico), riducendo in tal modo quasi a zero gli attriti e la necessità di lubrificazione. “Proprietaria” anche l’architettura dell’àncora, posta lateralmente in posizione invertita rispetto a quella solita.
Come si vede si tratta di un movimento in fantastico equilibrio fra passato, presente e futuro. Perché il futuro? Beh, ci sono spazi, nel movimento, per pensare ad altre complicazioni, ma la stessa tecnica della gabbia potrebbe essere suscettibile di ulteriori sviluppi.
Il dettaglio in più del Classique Tourbillon 5365
Di solito evito di fare considerazione estetiche, ma Breguet me le strappa di bocca. Anche perché nell’estetica di Breguet c’è sempre un senso tecnico compiuto.
All’inizio non ci si fa caso, ma la maggior parte delle parti attive del Calibro 851 sono poste sulla destra, vicino alla corona, guardandolo di fronte. Per rendersene conto basta osservare la versione con movimento squelette (ne abbiamo parlato qui), nella quale è anche evidente come il perno delle lancette per ore e minuti, pur spostato verso sinistra, lasci un ampio spazio per eventuali dispositivi, come l’indicazione dell’autonomia residua del primo modello. Ma il bello è che tutto ciò sposta leggermente in alto verso sinistra – guardando la parte anteriore – l’anello in cui si legge l’ora.
Sono queste piccole, sussurrate stravaganze a rendere i Breguet – da sempre – orologi dal fascino particolare. L’unione tra funzione e architettura crea un’estetica – mi piace ripeterlo di tanto in tanto – che ricorda i principi della piazza rinascimentale, della Città Ideale di Leon Battista Alberti. Un tipo di elaborazione estetica che fa parte del patrimonio culturale italiano, anche dell’italiano più ignorante che si riesca a trovare. E forse è proprio per questo che il senso italiano per l’estetica sembra stia tornando a essere una sorta di faro nelle nebbie della globalizzazione.