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Chrono 4 “21-42”, il nuovo Eberhard & Co. in edizione anniversario

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In consegna nei negozi in questi giorni il nuovo Chrono 4 “21-42”. Con cui Eberhard & Co. celebra i vent’anni della propria collezione bestseller. Un’occasione per ricordare la storia e le peculiarità tecniche di un cronografo unico nell’orologeria meccanica

Palmiro Monti, storico Ceo di Eberhard & Co., una ne faceva e cento ne pensava, come si suol dire. Il Chrono 4, ad esempio. Nel suo stand di Basilea, ricordo, parlava solo con gli amici e lasciava il grosso del lavoro ad un gruppo di collaboratori – la cui serena eccellenza è ben nota a tutti. E lui se ne stava alla scrivania, al piano superiore dello stand, a disegnare le proprie idee.

Se la Eberhard & Co. è quella che conosciamo, lo si deve proprio a Palmiro Monti, scomparso nel 2005 dopo aver preso le redini della marca nel 1969. Onestà, sincerità e rispetto del cliente finale erano virtù che ha trasmesso all’azienda e alle successive generazioni che hanno guidato Eberhard & Co.

Ma lui sapeva anche aggiungere qualcosa in più, come piccole e grandi impennate di genio. La più importante delle quali è il Chrono 4, un cronografo ancor oggi unico nel panorama dell’orologeria meccanica. La sua idea era tutto sommato semplice: far cadere su una sola linea retta i contatori cronografici. Quattro, perché aveva aggiunto l’indicazione delle 24 ore. Ed ecco quindi il Chrono 4: un cronografo che quest’anno compie vent’anni. E prende il nome di Chrono 4 “21-42“.

Fra il dire e il fare…

Se l’idea era facile sulla carta, la realizzazione era ben altra cosa. La parte tecnica è ben evidente in un modello del 2017: un’edizione limitata nella quale il modulo per la trasformazione del movimento di base (il classico Eta 2894-2, come viene ancor oggi esplicitamente dichiarato, con grande trasparenza e senza giri di parole) è ben visibile nella sua struttura perché montato fra lastre di vetro zaffiro.

Una complicazione sulla complicazione che però consente di rendersi conto di come il moto venga preso dai vari contatori per essere trasmesso al quadrante. In pratica, una ruota dentata al posto della lancetta, una ruota per la necessaria inversione del senso di rotazione e una terza ruota collegata alla lancetta del quadrantino. Sembra semplice, vero? Beh, non è così.

Innanzitutto c’è un problema di architettura per il corretto posizionamento orizzontale dei quadrantini. Palmiro Monti raccontava che all’inizio la cosa sembrava semplice, ma agli effetti pratici si rivelò una di quelle maledette coperte troppo corte, che tiri dalla testa e scopri i piedi. Certo, si potevano aggiungere un altro paio di ruote dentate, ma a quel punto i problemi di “consumo”, già non secondari, rischiavano di ridurre troppo l’autonomia. E questo Monti lo considerava insopportabile.

Non dimentichiamo, a questo proposito, che Monti nel 1996 aveva creato l’8 Giorni, il primo orologio da polso con otto giorni, appunto, di autonomia. Con doppio bariletto, uno dei quali conteneva una molla lunga quasi un metro e mezzo. Questo per far capire che Monti non lavorava per fare sensazione, ma per creare orologi utili e ben fatti.

Non a caso, guardando la foto dell’edizione limitata del 2017, si nota la gran quantità di rubini impiegati per aumentare la scorrevolezza, diminuendo consumo e necessità di lubrificazione. In quel movimento sono 57, in totale.

Alla fine, comunque, tutti i problemi vennero risolti e il Chrono 4 venne presentato nel 2001. Proprio vent’anni fa. Con un’autonomia di 42 ore, a quei tempi considerata niente male per un normale cronografo. Garantire altrettanto su questa complicazione (ovviamente brevettata) era oggettivamente un risultato eccellente.

Chrono 4 “21-42”: vent’anni è un’età splendida

Nella sua vita il Chrono 4 è stato declinato in una notevole serie di varianti, fra le quali spiccano alcune serie limitate come quella cui facevo riferimento, del 2017. Nella versione della bell’età, i vent’anni, il nuovo Chrono 4 “21-42” si arricchisce di alcuni dettagli tecnici legati all’estetica. Dettagli qualificanti e preziosi.

Innanzitutto si è riusciti ad assottigliare la lunetta. Cosa tecnicamente non facile perché la lunetta ha il doppio compito di fissarsi solidamente alla parte mediana della cassa, da un lato, e dall’altro quella di tenere in sede il vetro zaffiro bombato. A proposito del vetro, noto che il trattamento antiriflesso è solo interno, una scelta che personalmente preferisco. Se infatti l’effetto trasparenza può apparire meno pronunciato, è anche vero che si evitano i graffi al rivestimento antiriflesso, inevitabili nel tempo.

Negli esemplari del Chrono 4 “21-42” con scala tachimetrica esterna, più sportivi, la scala è incisa su una lunetta in ceramica, mentre nelle versioni più “eleganti” la lunetta è d’acciaio rifinito a specchio. In entrambi i casi, comunque, la corona a vite è corredata di un anello in ceramica, con prismi che ne facilitano la gestione. La stessa scelta estetica (in orologeria viene chiamata Clous de Paris, perché evidentemente richiama la testa di uno specifico tipo di chiodo) è stata fatta per i quadranti.

Di solito si cerca di rendere le piccole piramidi quanto più microscopiche sia possibile, ma non qui. Il Chrono 4 “21-42” ha invece scelto di ingrandirli, ottenendo così un doppio effetto: quello di rendere più luminoso il quadrante, con giochi di luce riflessa non invadenti, ma comunque evidenti (la rima è voluta: ogni tanto non resisto, lo sapete…); e quello di renderlo più tridimensionale, meno ovvio. Per i più tradizionalisti c’è comunque in collezione una variante con quadrante (e poi la smetto con la stupidera delle rime) lavorato in maniera classica. Finitura soleil al centro e perimetro azuré.

E vogliamo parlare del fidanzamento con Alfa Romeo?

Parliamone, allora! Quella con Alfa Romeo è una collaborazione ormai abituale che speriamo si trasformi in una vera e propria tradizione. Sembra possa diventare un buon matrimonio, davvero, e ora ha dato come frutto una variante di grandi dimensioni del Chrono 4 con cassa e lunetta in titanio, impermeabile fino a 20 atmosfere. Quattro le versioni: una per l’Alfa Romeo Giulia GTA e l’altra per la GTAm – ancor più sportiva benché omologata per uso stradale –, entrambe con dettagli in verde oppure in rosso, il cinturino in caucciù oppure il bracciale in acciaio. L’edizione (per la vettura come per il cronografo) è limitata a 500 esemplari.

Devo ammettere che scrivere di Eberhard & Co. e dei suoi orologi è facile. Non devi fare lo slalom fra errori e omissioni, sempre che non inciampi in vere e proprie menzogne. Scrivi di una marca coerente come poche, capace di offrire un ottimo rapporto fra prezzo e qualità, ottenuto anche grazie ad una progettazione attenta ai minimi dettagli, cui spesso aggiunge qualche bella sorpresa. Una marca in grado di proporti un cronografo unico, ma unico davvero, ad un costo tutt’altro che elevato. Per intenderci, il prezzo del Chrono 4 “21-42” al massimo arriva a 5.180 euro. Lo ripeto: scrivere di Eberhard & Co. è facile. E piacevole, sempre.