Attualità

Il Patek Philippe Museum: da 20 anni, la Storia in mostra a Ginevra

{"autoplay":"false","autoplay_speed":"3000","speed":"300","arrows":"true","dots":"true","loop":"true","nav_slide_column":5}
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image

Compie vent’anni il Patek Philippe Museum di Ginevra. Non un semplice museo dedicato alla Marca, ma un luogo unico al mondo. Che racconta cinque secoli di arte orologiera ginevrina, svizzera ed europea attraverso una raccolta di circa 2.500 orologi, automi, oggetti preziosi, ritratti miniati. E mette anche in mostra le arti decorative tradizionalmente associate all’orologeria: dall’incisione alla decorazione a smalto, dall’incastonatura al guillochage.

Una realtà in divenire

I più di 600mila visitatori che da novembre 2001 a oggi sono entrati al civico 7 di rue des Vieux-Grenadiers hanno fatto del Patek Philippe Museum uno dei maggiori poli di attrazione culturale di Ginevra. Già la location fa la sua parte: un edificio industriale costruito tra il 1919 e il 1920 nel quartiere Plainpalais. Philippe Stern, allora Presidente di Patek Philippe, lo acquista negli anni ’70 per installarvi una fabbrica di casse, bracciali e catene; ma, dopo il trasferimento di quest’ultima nella sede di Plans-les-Ouates, decide di collocarvi la propria collezione di orologi. Lo fa quindi accuratamente restaurare (e innalzare di un piano), nel rispetto dell’architettura originale; e affida alla moglie Gerdi il compito di allestire gli spazi in modo da creare la calda atmosfera di un salotto.

Spinto dalla personale passione collezionistica, Philippe Stern persegue l’idea di far scoprire la storia dell’orologeria a un pubblico più ampio possibile, incoraggiando la trasmissione di quel patrimonio artistico alle generazioni future. Con questo obiettivo l’attuale Presidente onorario della Manifattura ginevrina aveva cominciato a collezionare prima gli orologi storici prodotti da Patek Philippe, quindi i vari esemplari che illustrano l’evoluzione dell’orologeria dal XVI secolo in poi. E anche i capolavori dello smalto, grande specialità di Ginevra. Ha formato così una delle più straordinarie collezioni di orologi esistenti al mondo. Che, sotto la guida dello stesso Philippe Stern e di Peter Friess, rispettivamente Direttore e Curatore del museo dal 2014, si è costantemente arricchita con nuove acquisizioni; e ancora oggi continua a essere implementata con pezzi di rilievo.

L’ultima novità è stata la riorganizzazione degli spazi museali in venti aree tematiche, in modo da offrire una nuova e coinvolgente esperienza di visita e far comprendere meglio il notevole patrimonio custodito. Per questo è stata creata anche un’esaustiva audioguida: oltre 20 ore di registrazioni in francese, inglese e tedesco (dal 2023 anche in altre lingue) e circa 10mila fotografie; che permette di “zoomare” sui dettagli e approfondire la conoscenza degli esemplari e del contesto storico, scientifico e sociale in cui sono stati realizzati.

Quattro piani di rarità

Il Patek Philippe Museum si sviluppa su quattro livelli. Al piano terra sono esposti vecchi banchi da lavoro da orologeria e gioielleria, attrezzi e macchine d’epoca – dal XVIII alla metà del XX secolo. Dietro una vetrata, è inoltre allestito un grande laboratorio d’antan – simile a quelli in cui lavoravano i celebri “cabinotiers” ginevrini – specializzato nel restauro degli orologi in esposizione. Ma il corpus della raccolta si trova ai piani superiori. Partiamo quindi dall’alto, in una sorta di visita immaginaria che ne sveli i principali tesori.

Il terzo piano è dedicato alla storia di Patek Philippe. Ospita la biblioteca, che riunisce 8mila volumi (tra cui scritti di Galileo Galilei e di Christiaan Huygens, l’inventore della spirale) e conferma la vocazione didattica della raccolta; include anche una selezione degli archivi aziendali che ripercorre i grandi momenti della Manifattura. Qui trova posto una collezione di 141 ritratti miniati su smalto e 16 tabacchiere decorate con la stessa antica tecnica, impreziosite da perle e motivi guilloché. E alcuni straordinari esemplari astronomici, come l’orologio da tavolo con planetario realizzato attorno al 1810 dal maestro francese Antide Janvier. Sullo stesso piano si può visitare una fedele ricostruzione dell’ufficio di Henri Stern, padre di Philippe Stern e nonno dell’attuale Presidente Thierry Stern; che sottolinea la matrice famigliare e indipendente della Manifattura ginevrina.

Al secondo piano dell’edificio si trova invece la collezione antica: 1.200 esemplari costruiti tra il XVI secolo e la prima metà del ‘900. Anche qui l’esposizione è suddivisa in venti aree tematiche, ognuna dedicata a un aspetto dell’evoluzione tecnica e/o estetica dell’orologeria. A partire dai primissimi orologi “da persona”, come quello tedesco a tamburo del 1530 circa, che veniva “mostrato” (in francese “montré”) indossandolo a mo’ di pendente. Per passare alle curiosità, come gli orologi a forma di teschio (“memento mori”), di croce o di delfino. E ancora una serie di capolavori del XVII secolo con soggetti mitologici o religiosi, spesso ispirati ai grandi pittori, che testimonia lo sviluppo dell’arte dello smalto – in particolare con le tecniche del cloisonné e dello champlevé – e di quella dell’incisione.

Il Patek Philippe Museum racconta poi l’ascesa dell’orologeria scientifica a partire dall’invenzione della spirale, nel ‘600. Testimoni dell’evoluzione tecnica sono ad esempio il primo orologio da tasca con calendario perpetuo della storia (creato nel 1762 da Thomas Mudge) e due “pendole simpatiche” di Abraham-Louis Breguet. Illustra poi il periodo a d’oro degli automi, impreziositi da “quadri viventi” e “uccelli canterini“. E comprende una ricchissima collezione di orologi “fantasia”: modelli femminili dalle forme più svariate – strumenti musicali, animali, fiori, frutta – generalmente dipinti a smalto e dai colori vivaci. Conclude l’excursus storico un focus sullo sviluppo degli orologi con suoneria, sulla nascita del cronografo e sull’evoluzione del sistema di carica e di rimessa all’ora. Va ricordato infatti che si deve a Jean Adrien Philippe il merito di aver inventato la corona di carica e svincolato gli orologi da tasca dalla tradizionale chiave.

Il cuore del Patek Philippe Museum

L’intero primo piano, anche questo suddiviso in 20 aree tematiche, è infine dedicato alle creazioni Patek Philippe dal 1839 al 2000. Completate da alcuni orologi commemorativi presentati negli ultimi decenni. Circa 1.150 pezzi – tra orologi da tasca, orologi a pendente, orologi da polso e pendolette – ricostruiscono l’intera produzione della Manifattura e ne colgono l’aspetto creativo all’interno della storia dell’orologeria. Si nota così anche la grande padronanza nell’arte delle complicazioni dimostrata fin dagli esordi.

Non possono dunque mancare esemplari emblematici per ciascuna complicazione: il primo orologio da polso con calendario perpetuo, realizzato da Patek Philippe nel 1925; gli orologi da viaggio con doppio fuso orario e quelli con l’Ora Universale, messi a punto con Louis Cottier. E il primissimo orologio da polso con suoneria Patek Philippe: una “ripetizione dei cinque minuti” da donna datato 1916. Ampio spazio del resto è dedicato agli orologi femminili. Ma si possono ammirare anche il primo orologio da polso con cronografo à rattrappante (1923); gli orologi con tourbillon, quelli astronomici, le equazioni del tempo e tutte le Grandi Complicazioni in senso lato.
Di recente sono stati aggiunti i modelli originari delle principali famiglie attualmente in catalogo: Calatrava, Ellisse d’Oro, Nautilus, Aquanaut e il femminile Twenty~4.

Il percorso espositivo del Patek Philippe Museum si conclude con gli orologi celebrativi presentati dalla Maison tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo. Come il Calibro 89, realizzato con 33 complicazioni nel 1989 per il 150° anniversario della Manifattura e rimasto per decenni l’orologio da polso più complicato al mondo. Oppure lo Star Caliber 2000, un “tasca” ricco di 21 funzioni, lanciato per il nuovo Millennio. Fino al Grandmaster Chime, fornito di 20 complicazioni (tra cui 5 suonerie), presentato in edizione limitata nel 2014 per il 175° anniversario della Manifattura e tuttora in produzione.   

Merita un cenno infine l’organizzazione occasionale di mostre temporanee e quella ricorrente di visite private, anche tematiche. E la curatela di pubblicazioni a tema: proprio in occasione di questo 20° anniversario, il Patek Philippe Museum sta lavorando a due volumetti per la divulgazione presso il vasto pubblico. Ma ne riparleremo.