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Blancpain Air Command: il cielo è sempre più blu

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Sono quasi tre i secoli di storia che può vantare una delle manifatture orologiere più antiche, anzi, per la verità la più antica ancora oggi esistente. Sono quasi settanta invece gli anni nei quali a Le Brassus ci si confronta con due tra gli elementi più importanti che formano il nostro bel pianeta: acqua e aria. Oggi si parla di quest’ultimo e per la precisione di Air Command, nuova versione dell’eccezionale referenza che sin dalla metà degli anni ’50 porta il nome di Blancpain lassù nei cieli.

La Maison all’epoca era già legata ai corpi militari – in particolare alla marina statunitense – attraverso il Fifty Fathoms, ossia il primo orologio subacqueo mai prodotto; ma anche la US Air Force era alla ricerca di uno strumento di lavoro che potesse accompagnare i propri piloti in missione. E Blancpain aveva le idee molto chiare su quanto proporre per soddisfare tutte le loro esigenze. In realtà non si hanno tanti dati relativi al capostipite della dinastia Air Command: si parla di una produzione di 12 prototipi ma non è dato sapere quanti ne vennero realmente forniti in seguito. L’unica cosa certa è che è un orologio piuttosto raro e prezioso.

Il nuovo Air Command

Ma tanta eccezionalità non poteva rimanere sola. La Manifattura ha riproposto l’Air Command nel 2019, attualizzandone i tratti estetici ma lasciandone intatta l’essenza di strumento professionale. Così come le principali caratteristiche associate all’utilizzo: robustezza, affidabilità e facilità di lettura. Oggi la collezione si arricchisce ulteriormente con una versione non limitata dell’Air Command. E lo fa con il contributo di un materiale decisamente “aeronautico”: il titanio, sulle cui doti di resistenza e leggerezza c’è ben poco da dubitare.

Il caratteristico grigio del prezioso metallo si fonde alla perfezione con il blu notte che è stato scelto per il quadrante. La finitura soleil guida l’occhio dal centro, dove sono infulcrate le lancette di ore e minuti e quella dei secondi cronografici, verso la minuteria (dettagliata al quinto di secondo) e la scala tachimetrica. Le grosse cifre in numeri romani, trattate con Super-LumiNova come le lancette, si lasciano leggere con grande facilità e giocano a nascondino celandosi parzialmente dietro ai due contatori cronografici.

Questi consentono di tenere sotto controllo intervalli di 30 minuti (a ore 3) e 12 ore (a ore 9). Tra i due compare una dicitura, piccola, quasi timida, ma che si porta in dote anni di storia dell’orologeria e della misura del tempo al servizio, in particolare, dell’aeronautica: flyback. So che per molti è un concetto noto, ma per chi si chiedesse cosa significhi, provo a spiegarlo. Il cosiddetto ritorno al volo (flyback per l’appunto) consente di azzerare il conteggio cronografico mentre si sta compiendo la misura e di ripartire con la stessa senza le perdite di tempo che un “normale” cronografo implicherebbe.

Uso pratico del flyback

Ora cerchiamo di immaginarci un pilota degli anni ’50, con gli strumenti degli anni ’50, incaricato di calcolare, con il proprio cronografo da polso, una rotta e i tempi che intercorrono tra due cambi di direzione. Dobbiamo andare da A a B e poi proseguire verso C. Pronti… via! Premiamo il classico pulsante di avvio a ore 2, perfetto; ora stiamo arrivando sul punto di virata, B si sta avvicinando, bene… Premiamo di nuovo il pulsante per lo stop, poi quello a ore 4 per l’azzeramento e di nuovo avvio… Il risultato è che un po’ di tempo lo abbiamo perso e “B” non è proprio “B”. Come fare quindi per essere più precisi?

La risposta è in una parola: flyback. Con questo meccanismo, premendo il pulsante a ore 4 mentre la lancetta dei secondi cronografici è in movimento, questa torna istantaneamente a zero (per la verità tutto il conteggio torna a zero) e riparte “al volo”. Risultato: “B” è veramente “B” e la conseguenza è una rotta più precisa. Certo, oggi siamo abituati a Gps e sofisticati sistemi digitali, ma l’evoluzione dell’aviazione è passata anche per questa complicazione che, a distanza di mezzo secolo, non perde il suo fascino.

Il cronografo flyback Air Command in sintesi

La sezione cronografica è in generale curata nei minimi dettagli e può contare su una distribuzione con ruota a colonne e frizione verticale, ossia il massimo per quanto riguarda la precisione, nonché garanzia di partenze e arresti perfetti. Air Command è mosso dal calibro di manifattura F388B, sul quale è doveroso dare qualche numero: 297 componenti supportati da 35 rubini ed organo regolatore che “batte” a 5Hz, ovverosia 36.000 alternanze/ora. Il bilanciere libero ad inerzia variabile coniuga robustezza ed una facile regolazione tramite viti, mentre la spirale, in silicio, è intrinsecamente immune ai campi magnetici. E contribuisce a rendere Air Command un compagno affidabile, nella vita di tutti i giorni come nella cabina di un aereo militare.

La cassa, costruita in titanio grado 23, ossia uno dei più resistenti dal punto di vista meccanico e chimico, misura 42,5 millimetri di diametro. L’alternanza delle superfici lucide e satinate mette in risalto tutto il savoir-faire della Casa nelle lavorazioni. La cura del dettaglio si percepisce anche in ogni elemento del meccanismo, visibile attraverso il fondello, in vetro zaffiro “glass box”. Un elemento estetico che ricorda proprio gli anni ’50, alla stregua di quello che protegge il quadrante. Per mettersi al polso Air Command in titanio occorrono 18.160 euro, ma Blancpain propone anche una versione in cui il blu notte del quadrante condivide il palcoscenico con l’oro rosso. Il risultato è, anche in questo caso, notevole. L’unica differenza è che l’oro, si sa, ha qualche pretesa in più: e gli Euro qui diventano 29.220.