Approfondimenti

Il Fortissimo Ref 5750P e la Ricerca Avanzata di Patek Philippe

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Per poter parlare del Patek Philippe “Advanced Research” Fortissimo Ref 5750P, partiamo da una semplice domanda: cosa si intende per “Ricerca Avanzata”?  Lasciando perdere battute di dubbio gusto (dopo le feste di avanzi ce n’è tanti…), il concetto è relativamente semplice: fare ipotesi e poi verificarne la fattibilità. Una specie di gioco (e cosa succederebbe se?) seguito dal tentativo di capire se l’idea è realizzabile, ma soprattutto se è realizzabile a costi sostenibili.

Moltissime aziende d’orologeria hanno reparti per la Ricerca Avanzata e Patek Philippe non fa eccezione. Al contrario, negli anni Patek Philippe ha consolidato una serie di collaborazioni con università ed altri istituti specializzati (in cambio di congrue sovvenzioni, ovviamente), che le hanno sempre consentito di studiare nuove ipotesi e nuovi materiali per la realizzazione di orologi. Molte delle scoperte del reparto Ricerca Avanzata si sono poi trasformate in brevetti (come la spirale in Silinvar, presentata nel 2006); altre si sono rivelate sogni per qualche verso senza futuro, ma sempre utili per capire quali siano gli ulteriori margini di miglioramento dell’orologeria. Ancora una volta i grandi marchi si distinguono per questo spirito di ricerca tanto innovativo quanto costoso. Ma è per questa ragione che gli orologi di oggi sono straordinariamente superiori, da un punto di vista tecnico, rispetto a quelli del passato.

La più recente espressione del reparto Ricerca Avanzata di Patek Philippe è appunto il Ripetizione Minuti Fortissimo Ref 5750P, del quale vorrei ora considerare alcuni aspetti. È un orologio tecnicamente più complesso di quanto possa apparire e molto più legato del solito a fenomeni fisici che di solito l’orologeria non tratta così a fondo. Cercherò, come sempre, di fare il mio lavoro di giornalista divulgatore, ben sapendo però che ciò costringe a dover percorrere scorciatoie che possono far storcere il naso a chi di determinati argomenti è già esperto.

Ripetizione minuti: cos’è e a che serve

Gli orologi con “ripetizione” nascono intorno al XVIII secolo come orologi da tavolo. Fondamentalmente per uso “religioso”: devi alzarti di notte per le preghiere, hai già avuto brutta esperienza con gli orologi con quadrante translucido illuminato da una candela e quindi ricorri a questo dispositivo, manco a dirlo perfezionato da Abraham-Louis Breguet. Tiri una cordicina e – secondo un codice acustico – l’orologio “ripete” le ore, i quarti d’ora e talvolta anche i minuti con rintocchi ben ritmati. Utile anche per non vedenti, purché ricchi, perché i “ripetizione” non sono mai stati orologi a buon mercato.

Il suono viene di solito emesso da martelletti che colpiscono ritmicamente una o più campanelle “accordate” per emettere note ben distinguibili l’una dall’altra. La cosa si complicherà con il passaggio agli orologi da tasca, nei quali è difficile montare campanelle, e poi a quelli da polso, nei quali è di fatto impossibile. Per questo Breguet inventerà i gong anulari, anelli di metallo su cui gli appositi martelli battono i rintocchi. Ma il passaggio non è indolore. A risentirne è innanzitutto l’acustica: i suoni sono più deboli, percepibili solo nel silenzio della notte. In orologi però il cui proprietario vorrebbe poter orgogliosamente mostrare le qualità, dal momento che la “ripetizione” è la complicazione orologiera più pregiata e costosa. E invece si trova a far ascoltare una voce armoniosa, sì, ma flebile come un sospiro.

Non solo campanelle…

Perché flebile? Perché il volume dei suoni dipende da molte variabili, fra cui il volume della “cassa” in cui si forma il suono stesso. E poi la forma, le pareti e così via, in una serie di varianti che però è quasi impossibile trovare nel minuscolo volume della cassa di un orologio. Il mio ex socio, Renato Giussani, era il miglior progettista italiano di casse acustiche hi-fi e mi ha insegnato che ci sono limiti fisici insuperabili. Specialmente se non vuoi fare ricorso (o vuoi fare scarso ricorso) all’elettronica. Non è riuscito a migliorare più di tanto la mia conoscenza dell’acustica, ma ogni tanto qualche ricordo riaffiora e mi aiuta un po’.

In pratica, tanto per cominciare, il problema non sta solo in cosa emette il suono, quanto in quali frequenze lo emette. L’orologeria di solito cerca suoni di tono acuto, argentini e squillanti. Sono i suoni peggiori da amplificare. E sono anche i primi di cui l’orecchio umano, invecchiando, perde percezione. Nel Patek Philippe “Advanced Research” Fortissimo Ref. 5750P noto con piacere un primo passo in questa direzione, che trovo sensata ed efficace. Il buon volume di suono percepito dipende, credo, anche dalla scelta di privilegiare, almeno un po’, le frequenze medie. Forse aumentando leggermente la sezione dei gong anulari. E le frequenze medie si diffondono più facilmente di quelle acute. Una scelta che apre autentiche praterie alla sperimentazione, sia per la stessa Patek, sia per altri produttori.

La seconda caratteristica interessantissima del Patek Fortissimo Ref. 5750P consiste nell’aver creato un “modulo acustico indipendente” che, con qualche modifica al dispositivo della ripetizione, non attutisce (o non lo fa più di tanto, comunque) l’emissione del suono quando l’orologio è al polso. Se volete tornerò sull’argomento (sempre in maniera divulgativa, sia ben chiaro), ma in questa sede vi prego di credermi se vi dico che al polso o poggiato su una superficie “armonica”, come si fa di solito, il volume del suono praticamene non cambia. E allora, mi dirai tu, come caspita funziona, ‘sta roba?

Il grammofono

Il principio è quello dei vecchi grammofoni, rivisto e corretto alla luce dell’attualità. Nei grammofoni la “puntina”, un vero e proprio artiglio d’acciaio, si muoveva trasversalmente seguendo i solchi del disco, che ruotava a velocità costante. I movimenti della puntina venivano trasmessi ad una membrana che vibrava, creando suoni coerenti a bassissimo volume. Il bassissimo volume di questi suoni veniva poi amplificato tramite una vera a propria tromba acustica, dalla quale uscivano suoni dal volume fortemente aumentato. Nei moderni giradischi la “puntina” verrà sostituita da “testine” che trasformano il movimento in segnali elettrici da amplificare.

Nel Fortissimo Ref. 5750P di Patek Philippe i martelletti colpiscono i soliti gong anulari, che però sono collegati ad un “modulo acustico” concepito per far vibrare una sorta di diapason attivato per risonanza. Che, concettualmente, sostituisce la testina. I movimenti di questo diapason vengono così trasmessi al punto focale di una cupola di sottilissimo (due decimi di millimetro) vetro zaffiro, che vibra emettendo il suono. Manca, per ovvie ragioni, la tromba finale, ma il suono è comunque ben percepibile.

Il sistema non è esente da qualche problema, sia ben chiaro. Innanzitutto il vetro zaffiro, che tende a spostare di nuovo i toni verso l’acuto; la necessità di chiudere ermeticamente (quasi ermeticamente) questa sorta di altoparlante all’interno della cassa. I suoni passano a fatica attraverso aperture comunque protette e quindi d’ostacolo alla libera diffusione del suono. Senza questa limitazione il volume sarebbe certamente maggiore. E infine l’impossibilità di porre il “modulo acustico” nella parte anteriore dell’orologio, per via della posizione obbligata del diapason vibrante.

Con il Fortissimo Ref 5750P siamo solo all’inizio

Per quanto mi riguarda sono problemi di gioventù, nel senso che l’approccio “acustico” mi sembra davvero diverso e ricco di sviluppi futuri ai quali potranno collaborare non solo Patek Philippe, ma anche tutti i migliori marchi svizzeri coinvolti nella ricerca su questo tipo di complicazione. Il Fortissimo Ref 5750P, dal mio punto di vista, è un’ulteriore dimostrazione di quanto Patek Philippe conservi saldamente fra le mani lo scettro del “primus inter pares”.

La sua attenzione ai dettagli apparentemente fuori di testa, la sua ostinazione nel voler piegare alle proprie esigenze fenomeni fisici certamente non risolvibili, ma comunque migliorabili, ribadisce che la grande orologeria svizzera è ancora straordinariamente vitale. Per chi, ovviamente, intende comprendere e condividere la lunga, impossibile, meravigliosa marcia verso la perfezione. Questa è una serie limitata di 15 esemplari soltanto, con cassa in platino, ad un prezzo che dovrebbe aggirarsi intorno al mezzo milione di euro. Aspettiamo ulteriori sviluppi: il Patek Fortissimo Ref 5750P è, sospetto, solo il primo passo verso l’esplorazione di territori pressoché sconosciuti.