Approfondimenti

I quadranti Breguet e l’arte del guillochage

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I collezionisti lo sanno bene: per diventare “immortale” un orologio deve essere unico, unico anche nei dettagli. E gli orologi Breguet, sotto questo punto di vista, sono da sempre una vera e propria lezione per tutti. Non solo da un punto di vista tecnico, ma anche da quello estetico. Ancor oggi si parla di “lancette Breguet”, di “cifre Breguet” e, in generale, di “quadranti Breguet”… Intendendo in questo senso una particolare combinazione fra le incisioni decorative (ottenute con la tecnica del guillochage) e la disposizione delle informazioni sul quadrante.

Abbiamo raccontato più di una volta come Breguet esegue, con l’ausilio di antiche macchine, le incisioni sul quadrante, ma questa volta vorrei entrare un po’ più nel dettaglio. Con l’intenzione di far capire meglio perché si ricorre a questa tecnica lenta e costosa per creare orologi che sono una straordinaria sintesi di tradizione (soprattutto estetica) e attualità tecnica.

I quadranti Breguet nascono insieme agli orologi

Al momento di iniziare la progettazione di un orologio si parte, ovviamente dal movimento. Quali saranno le indicazioni che dovrà fornire e quali eventualmente, le complicazioni. Ma negli orologi Breguet c’è sempre anche la ricerca del posizionamento sul quadrante di lancette, finestrelle e quant’altro. Si cerca un’impostazione estetica armonica anche nelle intenzionali asimmetrie, e al tempo stesso si cerca di razionalizzare il tutto per rendere più facile la lettura. Sembra una cosa relativamente facile, ma siamo di fronte a piccoli capolavori di architettura, le cui origini affondano nella storia del Rinascimento. Firenze, insomma, e poi un movimento architettonico destinato a conquistare il mondo ancor oggi.

Viene quindi eseguito un primo disegno del quadrante per scegliere e valutare forma, grandezza e disposizione delle lancette. È solo l’inizio, però, perché subito dopo tecnici e disegnatori passano a ipotizzare quanti e quali tipi di decorazione dovranno essere eseguiti sul quadrante inciso. L’obiettivo, ancora, non è solo estetico, ma anche funzionale: come rendere la lettura dell’orologio più facile e immediata. Si realizza allora una lunga serie di disegni che abbozzano le soluzioni ritenute migliori. Partendo prima dalle differenze più macroscopiche, per poi passare a disegni che differiscono fra loro essenzialmente per i dettagli. E a questo punto la parola definitiva passa al Maître guillocheur.

Il verdetto del Maître guillocheur

Chi è? Semplicemente il Direttore del reparto incisione, il reparto guillochage. La sua esperienza è indispensabile per capire cosa si può fare e cosa no; ma anche per preventivare i tempi di produzione, l’ordine di esecuzione per le diverse trame e infine per decidere a chi affidare il lavoro.

Qualche numero. Secondo stime non ufficiali, Breguet produce meno di 6mila orologi l’anno. In media, quindi circa 15 al giorno. Peccato che – l’ultima volta che ho parlato con i “piani alti” di Breguet – non si riesca a produrre più di una decina di quadranti guilloché al giorno. E mi riferisco a quelli classificati nei primi due livelli di difficoltà. Per certi quadranti non è sufficiente una giornata di lavoro. E qui si capisce come i quadranti possano essere uno strettissimo “collo di bottiglia” nella produzione di certi orologi, che però sono quelli più apprezzati dai collezionisti. Ecco, incidentalmente, perché certi orologi Breguet vengono presentati al pubblico, sì, ma consegnati in tempi lunghi. E i ritardi dipendono appunto anche dalla difficoltà di produrre i quadranti.

Il Maître guillocheur, insomma, arriva nella stanza in cui si trovano riuniti i disegni e comincia a dire: “Questo no, questo nemmeno, questo uno ogni due giorni”, e così via. I tecnici rabbrividiscono e il Ceo ancor di più. Se è già difficile far tornare i conti di una fabbrica che fa pochi orologi, ancor di più lo è scontrarsi con i tempi e i costi per la realizzazione dei quadranti.

Ma non esistono alternative?

In teoria sì. C’è innanzitutto la stampa: un controtipo pressato sul quadrante realizza il disegno. Ma viene considerato un trucco di bassa lega. Non ostante la stampa dei quadranti abbia fatto registrare passi da gigante sotto il profilo qualitativo, la differenza è ancora tale da far rabbrividire un collezionista esperto, che individuerà a prima vista la differenza.

E poi c’è l’incisione “automatica” eseguita da una macchina asservita ad un computer. Anche in questo caso, però, la differenza viene facilmente rilevata dai collezionisti, che la “perdoneranno” solo in orologi non troppo costosi e dalla trama d’incisione (il pattern) relativamente semplice e ripetitivo. Si è provato a migliorare queste macchine moderne, ma – raccontano alla Breguet – si è ancora ben lontani dal “calore umano” di un guillochage eseguito secondo tradizione. E con l’aiuto di macchine a pantografo che hanno un’età media di un secolo.

Certo, nel tempo queste macchine sono state sottoposte a restauri e aggiornamenti (aggiungendo per alcune operazioni dei motorini elettrici), ma restano ancor oggi insuperabili, da un punto di vista qualitativo. L’unica soluzione trovata è stata quella di smontare pezzo per pezzo una macchina antica e rifarla uguale, “nuova, ma antica”. Il problema è che i tempi di lavorazione restano quelli, anche se con più macchine e più specialisti la produzione aumenta un po’.

La preparazione

Una volta scelto il disegno definitivo, il Maître guillocheur passa alle ultime fasi preparatorie. La creazione di un modello di base, del diametro di circa una trentina di centimetri, da cui si ricaveranno i controtipi definitivi da usare per la lavorazione. Ne serve più d’uno, perché durante il lavoro i controtipi (una volta erano in gesso, oggi in resina o metallo) si consumano, sia pure lentamente.

Infine, si passa alla realizzazione (fatta “in casa”, manualmente) delle punte d’incisione, dei bulini delle giuste dimensioni e della forma desiderata. Anche in questo caso bisogna realizzarne parecchi perché si consumano. Parecchi, intendo, per ogni tipo di incisione si voglia eseguire. Nei quadranti più pregiati si arriva ad oltre dieci tipi di bulini. A questo punto si possono realizzare i primi quadranti di prova e se tutto va bene si passa alla produzione.

L’incisione dei quadranti Breguet

Una volta calibrata la macchina per ottenere il risultato migliore, si comincia ad eseguire le incisioni. Un sensore “legge” la traccia sul controtipo e la riproduce sul quadrante (un disco d’oro) tramite una sorta di pantografo, di cui il tecnico deve controllare il verso, la velocità (bisogna evitare che il metallo si scaldi troppo), la profondità e altri parametri ancora. Vietato fermarsi se non in punti prestabiliti: ad esempio, alla fine di una riga del pattern centrale. I piccoli errori verranno eventualmente corretti da una decorazione perimetrale che serve proprio a questo, oltre che ad arricchire l’estetica.

Finito questo lunghissimo lavoro, il quadrante deve essere spazzolato accuratamente per eliminare sfridi di lavorazione; poi si interviene per correggere eventuali difetti pressoché invisibili (ma considerati dai tecnici come un peccato mortale) e infine lavati. Dopodiché sui quadranti Breguet viene apposta la “firma segreta” – che serve (un po’) a proteggere dai falsi, che erano già in agguato ai tempi di Abraham-Louis Breguet. E infine il tutto è argentato tramite un procedimento galvanico.

Argentare l’oro? E perché, mi dirai tu. Perché l’oro è pressoché stabile nel tempo e resiste quindi alle impurità dell’aria. L’argento no. Benché il quadrante sia ben protetto, nella cassa, si potrà quindi facilmente eliminare e rifare l’argentatura, ripristinando alla perfezione le condizioni del quadrante. Senza contare che il bianco dell’argento consente di leggere meglio il nero degli indici e il blu delle lancette.

Infine, si procede alla laccatura degli indici incisi, usando strati di lacca nera, lucida. Un esame finale e il capolavoro è pronto. Certo, costa da solo quanto un orologio di alta qualità, ma per chi ama l’orologeria tradizionale e la miglior qualità possibile, ne vale la pena. Detto fra noi, ho provato mille volte a chiedere un quadrante, anche difettoso, da usare per un gioiello. Mi hanno sempre risposto che nessun quadrante difettoso varcherà mai la soglia della fabbrica (lo si rifonde per riutilizzare l’oro) e che quelli perfetti servono a loro per diminuire le lunghe liste d’attesa…