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Marco Carniello: VO’Clock Privé, il nuovo salotto (orologiero) a Vicenzaoro

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Dalla mamma svizzera ha ereditato pragmatismo e rigore. Non ha dubbi Marco Carniello, Direttore delle fiere Jewellery & Fashion di Italian Exhibition Group Spa, primo gruppo italiano per numero di saloni organizzati. Che, mentre il mondo stenta a rialzarsi da due anni di pandemia e guarda con orrore e timore alla guerra alle porte di casa, inaugura una nuova fiera: VO’Clock Privé, dedicata agli orologi. Un rilancio significativo, che aiuta a guardare in avanti con ottimismo. Senza avventatezza. Perché è stato un passo premeditato, e testato già con VO Vintage, l’evento aperto al pubblico di collezionisti e agli appassionati di orologi e gioielli d’epoca, che tornerà a settembre prossimo.

VO’Clock Privé debutterà quindi venerdì 18 e resterà aperta fino a lunedì 20 marzo, in contemporanea con l’edizione invernale di Vicenzaoro (slittata di due mesi rispetto al tradizionale appuntamento di gennaio, per aspettare che i contagi da Covid-19 allentassero). Un evento che, pur essendo “solo” un’anteprima, prevede un lancio con il botto.

«Presenteremo le novità di marchi blasonati come Girard-Perregaux ed Eberhard & Co., Corum e Perrelet; di grandi come Zenith o Casio, e di indipendenti come Bell & Ross. Avremo Timex, gruppo americano di cui tutti vent’anni fa abbiamo avuto almeno un modello, e maestri orologiai come Vincent Calabrese, che realizza pezzi unici. Ci saranno i tedeschi di Junghans e i quattro ragazzi di Venezianico. Wyler Vetta lancerà la sua nuova collezione. Locman, proprio a Vicenza, alzerà il sipario sulla novità tanto attesa: il primo movimento made in Italy costruito da Oisa 1937. Potrete vedere anche le pendole di altissima gamma di Erwin Sattler», annuncia Marco Carniello. «Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Con un denominatore comune: ciascuna delle circa venti aziende presenti a VO’Clock Privé ha una bella storia da raccontare».

Come è nata l’esigenza di allargare Vicenzaoro agli orologi?
«Più che di allargamento, parlerei di estensione di una categoria unica. La distribuzione degli orologi corre infatti assieme a quella dei gioielli, e la maggior parte dei visitatori interessati agli uni sono interessati anche agli altri. Infatti, negli anni ’90 l’orologeria era ben rappresentata a Vicenzaoro. Non l’abbiamo mai dimenticata. Solo che nel passato recente ci siamo focalizzati sulla crescita di Vicenzaoro, e affermarla come une delle tre fiere b2b di riferimento mondiale per la gioielleria», spiega Marco Carniello.

«Nel frattempo, abbiamo iniziato a fare esperimenti per capire quale sarebbe stato il format più adatto per l’orologeria. Se i consumatori sono praticamente gli stessi e la distribuzione è spesso sovrapposta, i due mondi aziendali sono infatti molto diversi. L’orologeria ha quasi sempre alle spalle grandi marche, ed è molto focalizzata sul brand. Mentre, con poche eccezioni, la gioielleria ha come protagonisti piccoli artigiani. Non aveva dunque senso estendere all’orologeria il modello di Vicenzaoro, aprendo semplicemente un padiglione dedicato. Dal 2016 a oggi abbiamo cercato il format giusto».

E vi siete riavvicinati al mondo delle lancette con VO Vintage…
«Per quattro anni abbiamo portato nella fiera di settembre una capsule con una decina di brand di orologeria: esperienze utili a conoscere gli attori del settore. Nel 2020, poi, abbiamo aperto VO Vintage, formato totalmente innovativo, dedicato al mercato del secondo polso, che per la prima volta ha coinvolto i consumatori finali», conferma Marco Carniello.

«Proprio per il pubblico finale abbiamo introdotto tre novità. A cominciare dai corsi educational sia teorici che tecnici realizzati in collaborazione con la Fondazione dell’alta orologeria ginevrina e con la scuola milanese Capac. Dare agli appassionati la possibilità di imparare nel giro di tre ore a montare e smontare un calibro, o a riconoscere un falso, ha costituito un ottimo engagement dei visitatori. Inoltre, abbiamo costruito partnership forti con forum online dando alla loro community la possibilità di uscire dall’avatar e ritrovarsi due volte all’anno in una piattaforma di incontro fisico, dal vivo. Infine, abbiamo introdotto talk con grandi orologiai e collezionisti».

Insomma, VO Vintage è stato un banco di prova per VO’Clock…
«Il nostro progetto prevedeva il lancio di VO’Clock nel 2023. Ma quando a dicembre scorso abbiamo deciso di spostare a marzo Vicenzaoro January molti espositori ci hanno proposto di lanciare in questa occasione le loro collezioni. Abbiamo allora corso a 200 all’ora per anticipare il nuovo format con un “salottino”, chiamato Privé, aperto sia al b2b che al b2c. Il primo giorno sarà riservato ai media, gli altri due giorni accoglieremo anche i consumatori finali, che potranno fare i corsi di Capac, assistere ai talk, vedere, toccare e provare gli orologi».

Vi lanciate di fatto con una nuova fiera in un momento di grande difficoltà generale…
«Durante i momenti peggiori della pandemia, Vicenzaoro è riuscita a mantenere il contatto con la propria community, lanciando nuovi format. Come l’edizione in voice del 2020, che ha portato migliaia di visitatori a contatto con quasi 400 aziende. E un nuovo format totalmente online che ci siamo inventati nel 2021, presentando una trentina di aziende attraverso mini-video interattivi, con un sistema per cui il buyer poteva vedere le specifiche del modello e parlare in diretta con il produttore. A settembre scorso siamo stati i primi a ripartire, riaprendo Vicenzaoro in presenza. Ed è stato un grande successo. Non ci siamo mai fermati. E nel frattempo abbiamo anche lanciato una nuova fiera di gioielleria a Dubai».

Qual è stato il vostro “carburante”?
«L’Italian Exhibition Group, nato nel 2017 dal matrimonio tra le fiere di Rimini e Vicenza. Un gruppo totalmente nuovo, con un team giovane, che nel 2019 si è quotato in borsa, e prima del Covid ha raggiunto 180 milioni di ricavi, ci ha dato le spalle larghe, oltre alla visione e alla base per poter pensare al futuro anche quando le condizioni erano drammatiche. Nonostante il mondo girasse al contrario, abbiamo continuato a investire. E adesso stiamo raccogliendo i frutti della semina degli ultimi anni».

A Vicenzaoro sentirete la mancanza degli acquirenti russi?
«La Russia è un bel mercato per la gioielleria, che impatta invece poco nell’orologeria. Comunque, a Vicenzaoro avremo rappresentanti da 120 Paesi del mondo, la Russia non rientra nemmeno nei primi dieci. Ci concentreremo su altri mercati. VO Vintage ci ha aiutato a costruire un network di relazioni che ora faremo evolvere. In questo percorso, la credibilità di Vicenzaoro ci aiuta tantissimo».

Ricorda il suo primo orologio?
«Certamente. Un Sector No Limits ricevuto dal mio padrino per la Cresima. Poi ho continuato a indossare tanti Swatch, come mia mamma. Ma ho anche iniziato ad acquistare esemplari di livello, come un Iwc Ingenieur, a cui sono molto affezionato, e un modello blu dial della serie limitata Laureus Collection. Oltre al mio mitico Garmin, che mi piace avere con me durante le attività sportive. In ogni caso, non riesco a vedere gli orologi come un investimento. Compro solo quelli che uso. Perciò scelgo modelli che mi piacciano e siano anche funzionali. Mi diverto a cambiarli a seconda delle situazioni e dell’abbigliamento. In un’occasione elegante indosso ad esempio un Jaeger-LeCoultre. Quando vado in spiaggia uno SwatchPay. Resto fedele al pragmatismo materno».

Forse non tutti sanno che Marco Carniello è un triatleta…
«Ho fatto cose da pazzi. Come 4 km di nuoto + 180 km in bicicletta + 42 km di corsa, in 10 ore e 4 minuti. Sono contento di aver fatto quell’esperienza, mentre studiavo alla Business School di Barcellona. Ma ora non la rifarei».

VicenzaOro ha l’onore di rompere l’attesa per il primo meccanismo di manifattura italiana…
«È certamente la più attesa tra le tante novità che presenteremo. Ma vi assicuro che ciascun espositore ha una bella storia da raccontare».