«Nonostante i miei vent’anni d’esperienza nell’orologeria, mi sto rendendo conto che ora devo vedere tutto con occhi diversi». Così parlava in questa intervista rilasciataci a marzo 2021 Guido Terreni, Ceo di Parmigiani Fleurier, all’epoca insediato da pochi mesi dopo aver trascorso 20 anni in Bulgari. I suoi occhi si sono abituati presto alla luce e ai panorami di Fleurier e hanno cominciato a vederci bene già dallo scorso autunno, quando è stato presentato il Tonda PF Microrotor.
La collezione Tonda PF è la prima “firmata” da Terreni in Parmigiani Fleurier: porta in sé la visione, i tratti, la filosofia di lavoro sua e quella di Michel Parmigiani. Tutti elementi che ho ritrovato nei pezzi presentati quest’anno a Watches and Wonders, dei quali ci sarà tempo per raccontare.
Anche perché senza parlare prima del Tonda PF Microrotor, molti dettagli delle collezioni 2022 non si possono capire fino in fondo. E allora ne parlo, con essenzialità. Perché essenziale nelle linee e nella concezione estetica è l’orologio, definito in questo articolo un “incubo creativo”. Un “incubo” sul quale gli artigiani di Parmigiani Fleurier hanno lavorato guidati da una sola delle quattro operazioni aritmetiche: la sottrazione. Hanno tolto, per arrivare all’essenza.
Il quadrante: scuola di pulizia
A partire dal quadrante grigio, un esercizio di pulizia come pochi ce ne sono nell’orologeria di oggi. Strutturato su due livelli dallo scarto quasi impercettibile – giro della minuteria e parte centrale -, è spoglio ma ricchissimo. Indici, lancette, datario, logo spiccano solitari sulla lavorazione guilloché grain d’orge realizzata a mano. Ipnotica ma non invasiva, presente ma quasi impercettibile. D’impatto.
Del resto, Terreni è sembrato quasi anticipare il Tonda PF Microrotor in quella intervista, quando ha detto: «Sto cercando l’alchimia di un piacere sofisticato nel quale però i valori non provengono dagli orpelli o dalla quantità di materiali preziosi che ci metti dentro; viene piuttosto da un’idea semplice, forte, che mostri l’arte necessaria per realizzare un certo tipo d’orologio».
Una sartorialità delicata, non gridata, che è alla base dell’intero processo creativo dell’orologio: un oggetto nel quale il dettaglio funziona perché è parte di un insieme coerente. È il frutto di un lavoro di riduzione all’essenziale e di sottrazione che, per quanto possa suonare strano, è una delle operazioni più difficili da compiere quando si tratta di orologi da polso.
Le lancette di ore e minuti – scheletrate, a Delta, in oro 18 carati – raccontano lo scorrere del tempo sul quadrante che è una quinta scenica, equilibrata dal posizionamento speculare del datario a ore 6 e del logo a ore 12. Logo e datario, nella loro discrezione, sono due capolavori in miniatura per i cui dettagli vi rimando alle didascalie. A proposito di sottrazioni, non c’è nemmeno la lancetta dei secondi, piccoli o centrali che siano.
Sottolineo anche il fatto che Terreni ha semplificato il nome del marchio, riducendo Parmigiani Fleurier a un logo: la riconoscibilità di un brand dal suo segno grafico e non dal suo nome per esteso è indice della maturità del marchio stesso. Lo dice il marketing, non io.
La cassa e il bracciale del Tonda PF Microrotor
Che nel Tonda PF Microrotor ci sia tutta l’anima di Michel Parmigiani interpretata dal nuovo corso del brand è evidente dall’insieme di cassa e bracciale integrato, entrambi in acciaio. La cassa misura 40 mm di diametro e – grazie alle anse molto corte, leggermente curvate, e allo spessore ridotto di 7,8 mm – al polso risulta comoda ed elegante.
Il bracciale è invece frutto di un lavoro certosino che, scommetto, deve aver messo a dura prova la pazienza e i nervi degli artigiani dell’atelier di Fleurier. D’accordo, non è certo il primo bracciale ad avere un design rastremato dalle anse alla fibbia. Mi affascina però osservare come la rastrematura sia opera esclusivamente delle maglie laterali, le cui dimensioni decrescono progressivamente e le cui superfici sono lavorate con finiture differenti sui diversi lati. A qualcuno sembrerà una follia creativa, a me pare un modo per farsi beffe della banalità.
Il microrotore secondo Parmigiani Fleurier
Non è banale neppure il cuore del Tonda PF Microrotor. Come sempre quando si parla di calibri di manifattura firmati da Parmigiani Fleurier. E come sempre quando si parla di orologi con movimenti automatici alimentati da un microrotore. Una soluzione tecnica che si attribuisce a Universal Genève, che l’ha brevettata nel 1955 (ricercatissimi sono oggi i suoi Polerouter degli anni ’60 con microrotore); ma che secondo altri sarebbe stata realizzata un anno prima da Buren.
Un dibattito che può appassionare gli accademici della lancetta, non il sottoscritto. A me, non lo nascondo, appassiona il microrotore in sé: una soluzione bellissima dal punto di vista estetico e furbissima da quello meccanico. Una cassa sottile 7,8 mm non sarebbe realizzabile senza i 3 mm di spessore del movimento con microrotore. La soluzione alternativa alla carica manuale: come quest’ultima, consente di preservare la sottigliezza della cassa grazie al fatto di essere integrata al medesimo livello dell’intero calibro. E questa è la meccanica.
Allo stesso tempo è un sistema più elegante della massa oscillante, che di norma è posta appunto al di sopra del calibro e non al suo interno. Spesso copre gran parte del movimento e ne nasconde le finiture, a scapito della bellezza che le caratterizza. A meno che non si tratti di un rotore periferico: il quale, nella mia personale hit parade dei movimenti, se la gioca quasi alla pari con il microrotore.
Si fa presto a dire microrotore…
Che, detto per inciso, sarà anche fighissimo ma è pure una brutta bestia per chi lo deve ingegnerizzare. Date le sue dimensioni ridotte, va progettato con maggiore attenzione rispetto a un rotore standard e realizzato con materiali che offrano una ricarica efficiente e un’inerzia corretta. Pena la scarsa affidabilità e accuratezza dell’orologio.
Quello del Tonda PF Microrotor è in platino 950, un metallo usato per creare le masse oscillanti in orologi di gran pregio. Le sue proprietà fisiche e il suo elevato peso specifico garantiscono l’inerzia e la ricarica ideali di cui sopra.
Il calibro PF703 ha un’autonomia di 48 ore, “batte” a 21.600 alternanze/ora e presenta le classiche decorazioni a Côtes de Genève e perlage. Il microrotore, oltre a recare inciso il logo di Parmigiani Fleurier, ha la stessa lavorazione grain d’orge del quadrante. Un dettaglio che conferma l’attenzione fuori dal comune riservata dall’atelier a questo orologio.
Un occhio al prezzo e uno alla qualità
Come sempre accade, dopo aver volato alto su estetica, finitura e meccanica, metto il piombo al mio ragionamento e lo faccio tornare sulla Terra con argomenti più pratici. Come il prezzo: 21.000 euro. Che ad alcuni potranno sembrare troppi per un solo tempo in acciaio. Come risposta, mi basta far loro notare che ne esistono di più cari, di marchi più celebri, ma con contenuti tecnici e artigianali a volte inferiori.
Ecco perché, per concludere, se guardo al Tonda PF Microrotor trovo che funzionino bene le parole usate da Guido Terreni in quell’intervista per definire gli orologi di Parmigiani Fleurier: «Oggetti non banali, di valore. Un valore che non è dato dalla cosmesi della comunicazione, ma è intrinseco nell’oggetto».