Ti chiedi se è un caso che nel 2021 Richard Mille sia entrata nel club dei magnifici sette dell’orologeria svizzera, i sette marchi che hanno fatturato oltre 1 miliardo di franchi. Nel 2017 era fuori dai primi trenta e oggi è lì, con il sesto posto di Patek Philippe nel mirino. Ti chiedi se è un caso, ma poi guardi orologi come il nuovo RM 032 Les Voiles de Saint Barth e ti rispondi: no, non lo è.
Perché non basta produrre orologi che costano in media 226mila franchi, un livello irraggiungibile per ogni altro marchio: bisogna farli bene. E per farli bene servono investimenti, ricerca, sviluppo, competenze, una buona dose di audacia, un’idea chiara di prodotto e un marketing che funziona. Guardate l’RM 032 Les Voiles de Saint Barth e ci troverete tutto. Non ci credete? Vediamo un po’…
Richard Mille, anatomia di un’azienda
Parto dal marketing che funziona. Coinvolta nel 2010 nell’organizzazione della regata caraibica Les Voiles de Saint Barth e title partner dell’evento dal 2019, Richard Mille ha partecipato all’edizione 2022 che si è tenuta a metà aprile. A Saint Barth c’era Arnaud Jerald, campione mondiale di apnea e partner del marchio. Due piccioni con una fava: presenza massiccia sul posto e volto noto con al polso l’ultimo nato della casa. Più marketing di così…
Ora salto agli investimenti. Qualche anno fa ho avuto modo di visitare i vari dipartimenti in cui è strutturata la manifattura di Richard Mille in Svizzera. Horométrie, Guenat Montres Valgine, ProArt I e II, ciascuna di queste realtà lavora sulle diverse parti dell’orologio, casse, movimenti, assemblaggio e finiture.
Una manifattura policentrica con macchinari di ultima generazione e processi produttivi da industria 4.0. Un’architettura che richiede investimenti continui, anche per gli spazi: durante la mia visita, ProArt II era solo un cantiere, di lì a pochi mesi – con di mezzo l’inverno svizzero, che in quelle zone sa mordere forte – è diventata completa e operativa.
Parliamo di ricerca, sviluppo e competenze? Parliamone. I team che lavorano in Richard Mille partono ogni volta da zero, ogni nuovo orologio è diverso dal precedente. Questo implica tempo, energie, sperimentazione nella costruzione di nuovi movimenti, nell’utilizzo di materiali esistenti o nello sviluppo di nuovi.
Un fronte, quest’ultimo, su cui il marchio ha pochissimi rivali: grazie alla collaborazione con l’azienda svizzera North Thin Ply Technology ha creato materiali come il Carbon TPT e il Quartz TPT, ormai standard per Richard Mille. Tutto questo non è possibile senza ingegneri e tecnici tra i migliori al mondo: competenze che si pagano, ma che il mercato ripaga una volta che si trova di fronte all’orologio finito.
L’ultimo nato: RM 032 Les Voiles de Saint Barth
E alla fine, perché sono cattivello e ve lo lascio in fondo, arrivo all’RM 032 Les Voiles de Saint Barth con audacia annessa. Ma mi piaceva darvi prima qualche sintetica pennellata che vi aiutasse a capirlo di più, a capire come esso racchiuda tutto ciò che ho appena finito di scrivere. A capire non tanto e non solo perché un orologio di Richard Mille costi così tanto, quanto perché sia così desiderato. Non bastano i prezzi a scalare una classifica, se insieme agli orologi non si compra un sogno.
Perché anche l’RM 032 Les Voiles de Saint Barth è a suo modo un sogno, per chi vorrebbe essere tra i 120 fortunati che se lo potranno mettere al polso. Un sogno audace, perché audace è l’aspetto dell’orologio. Se, come in tutti i Richard Mille, il bello è chiuso nella cassa, l’estetica dell’RM 032 Les Voiles de Saint Barth mi impone però di partire da quadrante, cassa e funzioni.
Il quadrante
Il quadrante è ricco di informazioni. Del resto stiamo parlando di un orologio tecnico, un subacqueo professionale impermeabile fino a 30 bar che deve essere completo e leggibile. Un quadrante in vetro zaffiro al di sotto del quale si vede la scheletratura di ponti e platine, come ci si aspetta dal brand. Affollato ma bilanciato, i punti sui quali cade l’occhio stanno a ore 12, 3 e 6.
Il datario di grandi dimensioni è in un’apertura orizzontale a ore 12, è a salto semi-istantaneo e ha la regolazione automatica per mesi di 30 o 31 giorni. A ore 6 c’è il classico contatore delle 12 ore, mentre a ore 3 un dettaglio interessante.
Al posto della lancetta dei piccoli secondi, è stato messo un indicatore di marcia a forma di elica che consente di controllare il funzionamento dell’orologio a colpo d’occhio. L’indicatore compie due giri al minuto ed è composto da settori in SuperLumiNova e settori neri alternati, in modo che possa essere facilmente visibile sia alla luce sia al buio. Tra le ore 4 e le ore 5 c’è l’indicatore semi-istantaneo dei mesi, indicati con numeri arabi.
Le lancette cronografiche di ore (punta rossa) e minuti (punta gialla) dell’RM 032 Les Voiles de Saint Barth ci dicono una cosa importante: siamo davanti a un cronografo flyback. Per sintetizzare, questa complicazione consente di azzerare il cronografo in marcia senza doverlo fermare e di ripartire con una nuova misurazione con una sola pressione di pulsante (anziché tre: stop, reset, start). Ideata negli anni ’30 per gli aviatori, è una funzione ricercata, utile anche sott’acqua.
La cassa
L’acqua, appunto, il banco di prova per ogni cassa. Quella dell’RM 032 Les Voiles de Saint Barth è possente, è molto Richard Mille. Sono 50 x 17,80 mm di Carbon TPT, Quartz TPT, titanio grado 5 e, aggiungo provocatoriamente, testosterone. Una cassa maschia, nonostante il bianco e il blu caraibico che si trovano anche sulla lunetta provino a ingentilirla.
A proposito di lunetta, è girevole, unidirezionale conforme alle norme ISO 6425 che evita errori di calcolo in immersione. Il tutto assemblato con 22 viti. Il sistema di fissaggio della lunetta alla cassa dell’orologio la rende totalmente stabile e impossibile da spostare o allentare inavvertitamente. Dell’impermeabilità a 30 bar ho scritto sopra.
Il calibro
E adesso tocca al movimento. Il calibro automatico RMAC2 da 28.800 alternanze/ora ha 50 ore di autonomia, che diventano 45 con il cronografo in funzione. E fin qui nulla di speciale. Ciò che è speciale riguarda da una parte i ponti e le platine, dall’altra la massa oscillante dell’RM 032 Les Voiles de Saint Barth.
I ponti e le platine in titanio grado 5 con rivestimento in Pvd nero danno all’insieme del calibro un’ottima rigidità e rendono le superfici perfettamente piatte, condizione indispensabile per il corretto funzionamento del treno del tempo. Platine e ponti scheletrati sono stati sottoposti a test separati e approfonditi perché soddisfino rigorosi requisiti di resistenza.
La massa oscillante è a geometria variabile, quasi come le ali di un aereo da caccia. Questo design esclusivo di Richard Mille consente di adattare efficacemente il riavvolgimento della molla di carica in base al livello di attività di chi indossa l’orologio. I bracci più esterni della massa oscillante possono essere regolati in sei posizioni diverse: in questo modo si modifica l’inerzia del rotore, per accelerare il riavvolgimento della molla in caso di movimenti delicati del polso, o per rallentarlo durante l’attività sportiva.
RM 032 Les Voiles de Saint Barth. E dunque?
Potrei continuare scrivendo anche del doppio bariletto, della spirale libera a inerzia variabile, delle viti scanalate a otto punte in titanio grado 5 usate per i ponti e la cassa, dei cuscinetti a sfera in ceramica e di altre informazioni da impallinati, ma mi fermo qui. Come sempre, trovate qualche dettaglio in più nelle didascalie, altrimenti questo pezzo diventerebbe lungo come la Quaresima.
Vi lascio con il prezzo e con una riflessione. Sono forse troppi 225.000 euro per un orologio come questo? Rileggete quello che ho scritto sopra, informatevi su come lavora oggi Richard Mille e su come funziona la manifattura, cercate di immaginare i numeri del business plan di un imprenditore che aspira ben più che al settimo posto in un’industria come quella dell’orologeria. Shakerate il tutto e provate a rispondere alla domanda. Io, una risposta me la sono già data.