Protagonisti

Georges Kern, la saggezza flessibile alla guida di Breitling

{"autoplay":"false","autoplay_speed":"3000","speed":"300","arrows":"true","dots":"true","loop":"true","nav_slide_column":5}
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image

Questa piccola, ma importante intervista a Georges Kern richiede una premessa storica in due parti. A cavallo tra fatti personali e pubblici.

Non so perché non mi sia mai piaciuto parlarne molto (è un mio fatto personale)… Ma alla metà degli anni Ottanta le riviste specializzate di orologi le ho “inventate” io. Quelle destinate al pubblico, perché quelle trade, per gli operatori del settore, esistevano già. La prima, Orologi – Le misure del tempo, fu realizzata sotto la guida di Renato Giussani, socio della casa editrice che la pubblicava. Poi insieme creammo L’Orologio, fin quando non passai per brevissimo tempo a la Repubblica e poi, per oltre vent’anni, al Corriere della Sera. Infine Il Giornale degli Orologi, piccola testata indipendente nell’oceano dell’online.

Georges Kern, in qualche modo, ha una storia equiparabile. Prima Ceo di IWC e poi Numero Uno di Richemont, insieme a Jérôme Lambert (trovate ulteriori riferimenti qui, in un’altra intervista che ci aveva concesso qualche anno fa). Certo, ben altro, rispetto a me… La sua posizione era il massimo, il raggiungimento di un ruolo destinato a rimaner pressoché solido nel tempo. Ma anche nel suo caso sembra nascere improvvisa una voglia di libertà, di indipendenza, che alla fine si trasforma nelle dimissioni dal ruolo al vertice di Richemont. E nell’ingresso in Breitling, con tanto di rischio personale.

Ma il gioco sembra proprio valere la candela. Non ostante il periodo non sia dei migliori – penso all’emergenza sanitaria da cui non siamo ancora usciti, la guerra in Ucraina, le incertezze generali – il mercato sembra reagire in modo positivo. E, non ostante tutto, Breitling cresce, sotto una guida sicura e con una forma di consapevolezza prima sconosciuta. Ne parlo personalmente con Georges Kern durante un suo recente soggiorno milanese.

E così, anche in una situazione scomoda e terribile come la pandemia, tu riesci a trovare una posizione flessibile, pronto allo scatto verso un futuro migliore. La tua competenza non ti fa perdere la testa. Inizi semplicemente a preparare il futuro.

Georges Kern: La verità è che ognuno di noi affronta ogni giorno nuove condizioni che non può risolvere solo con le proprie soluzioni. Perché in questo caso il problema è persino politico. Lo devi risolvere con tutte le soluzioni possibili e immaginabili. Non basta una mente elastica: devi saper trasformare la flessibilità in una virtù paziente che non dipende da te soltanto. Io penso che la seconda sia fondamentale, dal punto di vista del tipo di carattere: sono una persona positiva, e così anche la mia squadra. Qualsiasi cosa succeda noi vogliamo andare avanti. E allora devi saper pensare a strategie sempre nuove per il Marchio. E nuovi prodotti, ma senza esagerare, senza cercare cacciarti in situazioni da cui dopo è difficile uscire.

Oggi, dopo cinque anni, Breitling ha prodotti nuovi e nuove boutique… E ora possiamo andare al prossimo livello, quello della concorrenza. Oggi abbiamo più movimenti di manifattura, quindi ci stiamo evolvendo. L’ho detto molte volte: il brand è come il corpo umano… Un individuo che cresce: prima è un bambino, poi è un adulto. E questo è quello che vogliamo sempre fare, adattandoci in un ambiente veramente instabile. Ma – come dicevo – bisogna avere mente positiva e abilità intellettuale.

Questo nuovo modo di intendere la boutique – non soltanto luogo in cui vendere, ma come “casa di Breitling” dove puoi spiegare il senso, il messaggio e i valori del Marchio – sembra proprio essere l’inizio di una nuova e più giovane immagine di Breitling.

Georges Kern: Certo. Perché è un’espressione del Brand. Il concetto della decorazione, dello stile, tutto ciò che fai nella boutique è esprimere quello che sei: è un po’ come per un persona il modo in cui si veste… E noi cerchiamo qualcosa che rappresenti il Brand, a partire da questo design mantra chiamato ”2:49” nel quale scegliamo l’idea del design industriale di Breitling… Qualcosa che rifletta anche la società del giorno d’oggi. Noi vogliamo essere casual, e vogliamo essere sostenibili e vogliamo essere accessibili. Non vogliamo essere esclusivi per mezzo dell’arroganza, ma essere inclusivi nel modo in cui approcciamo la gente. E questo è anche uno stato mentale del Brand. Alla fine della giornata l’obbiettivo è come hai creato un prodotto, una boutique, una campagna pubblicitaria… Ed è veramente importante: le strategie devono essere definite. Ovvio, andare in giro senza sapere cosa stai pensando, non ha significato.

Bisogna avere la capacità di parlare sia con gli adulti che con i giovani. E – l’ho scoperto sulla mia pelle – ci deve essere una pazienza, un’attenzione speciale verso il prestigio degli orologi. Sto diventando vecchio ma so che il Premier B09 Chronograph 40 con quadrante verde è un orologio anche per gli adulti…

Georges Kern: Assolutamente! Questa è una buona argomentazione. Lo spunto nasce dalle Aston Martin degli anni ’60, che avevano questi colori, questi particolari verde menta e blu – tipici anche degli anni ’50 e ’70. Lo spunto viene proprio da lì. Lo giuro: ero sulla mia bicicletta, ho visto arrivare questa Aston Martin 1960 verde menta con gli interni in pelle marrone, e mi sono fermato. Incantato. E mentre la guardavo ho pensato: “Questo è un colore bellissimo…”. Lo stesso discorso sulle cromie delle macchine, del resto, lo abbiamo fatto anche per i Top Time Mustang, Shelby e Chevrolet (che sono stati declinati nelle tonalità più identificative delle rispettive case produttrici, NdR). Colori che oggi non sono più tanto usati, ma questa ispirazione in qualche modo è super-moderna e super-cool.

Posso dire che si tratta di un modo di procedere totalmente diverso da quello tipico dei grandi gruppi finanziari?

Georges Kern: Ciò che dici è molto interessante. Quando sei un “impiegato”, giochi in difesa. Quando non lo sei e ci metti i tuoi soldi – e io ho messo milioni dei miei soldi in questa compagnia – allora giochi in attacco. E ti assumi molti più rischi calcolati, rispetto alle difese calcolate di quando sei un impiegato. È uno stato mentale completamente diverso. Quando sei parte di un gruppo, cerchi di evitare errori per non essere licenziato. Quando invece hai una tua società e tratti con gli investitori, allora hai un mind set differente, c’è un diverso grilletto nella tua testa… Non riesco neanche a spiegarlo. So solo che questa, questa è la vera orologeria indipendente. Questo è il futuro.