Cassa e bracciale in acciaio. Movimento meccanico a carica automatica, il più piatto dell’epoca. Spirito sportivo ma chic. Pochi esemplari possono definirsi pionieristici come il Royal Oak di Audemars Piguet. Tant’è che quando fu lanciato, nel 1972, non furono in molti a credere che avrebbe avuto successo. Troppo grande, troppo costoso, e con quel design, poi… Troppo innovativo. All’inizio, a scommettere sul suo potenziale furono solo il distributore svizzero e l’importatore italiano, Carlo De Marchi. Lungimiranti, intuirono che si trattava di un’invenzione geniale. Ma ci vollero almeno un paio d’anni prima che quel modello rivoluzionario fosse compreso e accettato. In parte grazie a Gianni Agnelli, che ne rilanciò le sorti mettendolo al polso. Allude a queste vicende il titolo della monografia fresca di stampa, Royal Oak: da iconoclasta a icona. Un volume realizzato dalla Maison di Le Brassus con la casa editrice Assouline, per celebrare il 50° anniversario dell’orologio.
Poderoso quanto prezioso “coffee table book”, Royal Oak: da iconoclasta a icona farà felici esperti e collezionisti di lingua inglese proprio grazie alla consistenza cartacea: 296 pagine di grande formato (31 x 39 cm) ed elevata grammatura, racchiuse in un cofanetto cartonato (in vendita nel circuito Assouline a 250 euro). Soprattutto ricche di 400 illustrazioni, numerose testimonianze di “amici della marca” nonché – caratteristica più succosa – inediti materiali d’archivio scoperti dal dipartimento Heritage di Audemars Piguet. Autore dell’opera è l’esperto di lusso e stile maschile Bill Prince, ex Vicedirettore dell’edizione inglese di GQ. Che nella narrazione ripercorre il modo in cui il Royal Oak dapprima fece scalpore e quindi riscosse successo in tutto il mondo, nell’arco di mezzo secolo e fino ai giorni nostri.
Il Royal Oak infatti non solo segnò l’inizio di una nuova era negli orologi di lusso. Ma creò anche una nuova forma di comunicazione, condizionata dagli avvenimenti storici e dagli stravolgimenti culturali e artistici di fine anni ’60 e dei primi ’70. Alla fine del secolo e agli esordi del nuovo Millennio, poi, l’esemplare trovò un ampio consenso tra il pubblico dei giovani più benestanti ma dallo spirito libero, che ne apprezzarono l’audace mix di progresso tecnologico e artigianalità. Una “Generazione Royal Oak“, come la definisce l’autore, alla quale l’opera riesce a dar voce. Un gruppo di intenditori, i cui traguardi professionali e di vita riflettono il movimento culturale globale che fa da sfondo ai 50 anni dell’orologio. E di cui fanno parte personaggi quali Kevin Hart, Elle Macpherson, Mark Ronson, Serena Williams e tanti altri.
Vale la pena di sottolineare ancora il valore storico de volume Royal Oak: da iconoclasta a icona come eccezionale tributo a un oggetto/ponte fra passato e futuro. Notevole la selezione di immagini che ripercorrono l’evoluzione culturale nel campo dell’arte, dell’architettura, della moda, della musica e del costume in questi cinquant’anni. Non poteva mancare infine una rassegna dei principali modelli che si sono susseguiti in collezione nel corso dei decenni, aggiornata con le novità presentate proprio in occasione dell’anniversario. A rimarcare l’importanza del libro Royal Oak: da iconoclasta a icona, Audemars Piguet e Assouline nelle prossime settimane organizzeranno un tour di eventi di lancio. Con tappe previste a Londra, New York e Los Angeles.