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Gli orologi di seconda mano nel report 2022 di Deloitte

Il segmento degli orologi di seconda mano è in continua crescita. E, in prospettiva, è destinato ad aumentare ancora – fino a raggiungere quasi la metà del mercato complessivo entro la fine di questo decennio. Così afferma Deloitte, la quotata azienda svizzera di consulenza e revisione, che nei giorni scorsi ha pubblicato l’ottavo report annuale sull’industria elvetica delle lancette. Vediamo un po’ di cosa si tratta.

L’analisi di Deloitte

Secondo questo studio, redatto dopo aver intervistato manager del settore e consumatori, il mercato degli orologi di seconda mano nei prossimi anni aumenterà del 75%. Con le vendite annuali, attestate ora attorno ai 20 miliardi di franchi svizzeri, che schizzeranno a 35 miliardi di franchi svizzeri entro il 2030. Ovvero 36 miliardi di euro, tanto per capirci. Ad alimentare la tendenza saranno gli acquirenti più giovani, attratti da un lato dai prezzi più convenienti rispetto al nuovo, dall’altro dalla possibilità di fare investimenti.

Il loro interesse verso gli orologi “di lusso” usati sarebbe cresciuto durante la pandemia, quando i lockdown impedivano viaggi e cene al ristorante, e li costringevano a un risparmio forzato. Abituati all’ecommerce e con liquidità in tasca, le generazioni più giovani si sarebbero così avvicinate al settore. La maggiore richiesta avrebbe portato i prezzi del cosiddetto “secondo polso” a livelli record – in particolare per marche come Rolex, Patek Philippe e Audemars Piguet. In quella che – aggiungiamo noi – è stata definita come una “bolla” nei forum di orologeria. A partire da aprile, però – sostiene ancora Deloitte – il calo dei valori delle criptovalute e dei mercati azionari avrebbe invece portato i prezzi a scendere. Cosa che comunque non indica affatto una contrazione del mercato.

Deloitte quindi fornisce delle statistiche molto precise sulla composizione del pubblico di acquirenti degli orologi di seconda mano. E ha ricavato questi numeri da un sondaggio online che ha preso in considerazione 5.579 persone, fra residenti in Svizzera e nei primi 10 Paesi internazionali cui si rivolgono le esportazioni elvetiche. È emerso così che ad amare il genere sono soprattutto i Millennials e la Generazione Z. In particolare, il 48% dei nati fra gli anni ’80 e i ’90 hanno dichiarato l’intenzione di comprare almeno un esemplare usato nel prossimo anno. Seguono poi il 31% dei giovani nati dal ‘97 al 2012, contro il 26% della Generazione X (dal 1965 a 1980) e il 12% dei Baby Boomer (dal Dopoguerra al ‘64).

Altre considerazioni sugli orologi di seconda mano

A far da motore allo shopping del secondo polso – oltre alla familiarità con l’online, ai prezzi e alla voglia d’investimento – ci sarebbero anche particolari aspirazioni. Come il desiderio di mettere le mani su modelli di culto non più in produzione. Oppure l’impossibilità di trovare alcune novità lanciate di recente, molto ambite ma soggette a lunghe liste d’attesa per la produzione limitata. E perfino l’attenzione alla sostenibilità. Sta di fatto che chiunque frequenti il mondo digitale ha visto gonfiare a dismisura i prezzi di certi esemplari d’epoca, fino a raggiungere cifre fuori di testa.

Senza nulla togliere al fascino del vintage, viene spontaneo chiederci quanta consapevolezza ci sia di aver a che fare talvolta con movimenti superati, molto meno affidabili di quelli attuali. È un po’ come chi acquista un’auto d’epoca e si ritrova a guidare senza servosterzo e con ammortizzatori inesistenti.

Ma è chiaro che tutto si spiega con una parola-chiave: speculazione. Sarebbe interessante sapere quanti degli acquirenti dell’usato sono animati da vera passione e quanti invece dalla sola idea di facili guadagni. Quanti valutano realmente un orologio per quello che vale – considerati tutti i fattori che ne compongono l’effettivo valore, dal nome all’estetica fino alla meccanica –, come fanno i “veri” collezionisti che amano davvero l’oggetto in sé… E quanti invece si spacciano per appassionati ma sono spinti esclusivamente dalla voglia di comprare solo per rivendere. Con poche idee e pure confuse sul concetto di “investimento”.

Dove reperire l’usato sicuro

Passiamo oltre. Il report di Deloitte annuncia anche un’accelerazione delle tendenze in atto nell’orologeria svizzera e sul mercato globale degli esemplari alto di gamma. Prevede una crescita del numero di pezzi venduti online rispetto a quelli dei negozi fisici, nonché uno spostamento dei marchi verso prodotti più costosi. Tendenzialmente possiamo essere d’accordo, anche se pensiamo che – almeno in Italia – la crescita non sarà così rapida e sarà difficile abbandonare in tempi brevi l’abitudine all’acquisto nei punti vendita. È vero però che sono proliferati i rivenditori di usato garantito (sia reali sia virtuali). Basti pensare a quanti negozianti, con una storica reputazione alle spalle, negli ultimi anni hanno inaugurato propri spazi dedicati al secondo polso.

A quanto dice lo studio di Deloitte, poi, le stesse Maison produttrici approverebbero lo sviluppo del mercato dell’usato. Il 70% dei dirigenti intervistati pensa infatti che l’incremento delle vendite di orologi di seconda mano abbia effetti positivi sulla reputazione dell’azienda stessa. E sappiamo tutti quanto la reputazione sia importante, in orologeria e non solo. Sempre secondo il report, la crescita sarà alimentata proprio dagli stessi marchi, che creeranno piattaforme per permettere di reperire i propri pezzi in sicurezza. Ma non ci vuole la sfera di cristallo, questo processo in realtà è già iniziato.  

Soprattutto fra gli artigiani indipendenti, non sono pochi quelli che hanno aperto propri canali di vendita, in cui assicurano “l’usato certificato”. Per esempio F.P.Journe, MB&F, H. Moser & Cie, De Bethune (che sul sito ufficiale hanno la sezione Pre-Owned), o Richard Mille (che a Londra ha perfino una boutique dedicata). Ma anche i grandi gruppi si stanno già muovendo in questo senso (è risaputo). Risale al 2018 l’acquisto da parte del Gruppo Richemont di Watchfinder.com, sito web britannico fondato nel 2002 e diventato il più grande rivenditore di orologi di seconda mano nel Regno Unito. Mentre altre celebri piattaforme specializzate come Chrono24, Watchbox, Subdial e Hodinkee – spiega sempre Deloitte – continueranno ad espandersi. Come dice Karine Szegedi, responsabile consumer, moda e lusso dell’agenzia svizzera, “il potenziale di crescita del mercato dell’usato è gigantesco”. Noi ne parliamo già da un paio d’anni, continueremo a tener d’occhio la situazione.