Queste righe sono il resoconto di una visita nel centro di produzione delle collezioni Dolce&Gabbana Fine Jewelry and Watches. Caso unico nel panorama della moda italiana, infatti, il duo di stilisti ha istituito all’interno della sede di Legnano, alle porte di Milano, una propria manifattura di orologi e gioielli. Dove ho scoperto un mondo di creatività e alto artigianato, di tradizione orafe ed eccellenza tecnica… in poche parole la passione per il “saper fare” tipicamente italiana. Ma la mia attenzione è stata catturata in particolare dall’uso sapiente delle gemme negli orologi Dolce&Gabbana.
Un aspetto ricorrente nell’intero catalogo: dalle creazioni più esclusive, come i pezzi unici della collezione Manifattura Italiana, agli esemplari per così dire ready-to-wear, come i tanti modelli della collezione DG7. Del resto, accanto ai decori barocchi, all’arte dell’incisione e alle meccaniche Swiss made – di cui il Giornale degli Orologi si è già occupato altrove –, la presenza delle pietre è una caratteristica propria dell’orologeria firmata dai fashion designer. Pietre in senso lato: pietre preziose e pietre dure, pietre vitree, opache e opalescenti, diamanti e gemme di colore, ciascuna utilizzata al meglio per ottenere effetti materici e cromatici che contribuiscono all’unicità degli orologi Dolce&Gabbana.
L’atelier di gemmologia
E infatti, quando ho visitato il reparto di gemmologia di Legnano, sono rimasta quasi folgorata per la bellezza, la varietà e la qualità delle pietre. «Ci avvaliamo del contributo dei gemmologi che ci guidano nella scelta delle pietre», ha raccontato Giancarlo Maletta, attuale Direttore tecnico e di produzione del Dipartimento orologi Dolce&Gabbana. Un volto noto nell’ambiente, è stato anche co-fondatore della Scuola Italiana di Orologeria di Locman. «Nel nostro laboratorio gemmologico riceviamo pietre provenienti da ogni parte del mondo, prestando sempre attenzione a valori quali etica e tracciabilità. Per questo andiamo a verificare in loco le miniere e le condizioni dei lavoratori», ha spiegato invece Loredana Sangiovanni, responsabile del reparto gemmologia della Maison.
«Da noi le gemme (dall’ametista al citrino, dal rubino alla tormalina) arrivano sia in forma grezza, così come si trovano in natura, sia – perlopiù – già tagliate», continua l’esperta. «La necessità di avere gemme grezze nasce dalle esigenze degli stilisti, per rispondere a loro richieste speciali in tempi brevi. In questo caso analizziamo le pietre grezze e poi le tagliamo. Mentre quelle già tagliate sono prima identificate da noi e poi selezionate per qualità, colore, purezza. Abbiamo canoni molto severi per definire se una gemma è migliore di un’altra». Peso, colore, taglio e purezza sono i parametri qualitativi da rispettare. Sono le famose 4 C – carat, cut, colour & clarity – di cui tanto si parla riguardo ai diamanti… Basta guardare alcuni esemplari per averne la conferma.
Le pietre di colore negli orologi Dolce&Gabbana
A cominciare dal Monreale, un pezzo unico di Alta Orologeria in cui la meccanica sopraffina è rivestita da un habillage tanto prezioso quanto inusuale. Si tratta infatti di un ripetizione minuti con tourbillon volante, la cui estetica è dichiaratamente ispirata all’arte musiva che si riveste interamente gli interni del Duomo di Monreale. Il quadrante in questo caso è tempestato da miriadi di microscopiche tessere di madreperla, malachite, diaspro, vetro e foglia d’oro. Tagliate singolarmente “su misura” con estrema precisione, accostate l’una all’altra con pazienza certosina dal maestro mosaicista, compongono un soggetto astratto che rimanda ad antiche tradizioni.
Dal micro al macro (si fa per dire: le dimensioni sono sempre quelle di un orologio da polso), le difficoltà sono diverse, ma sempre presenti. Ad esempio, il quadrante del Palermo, un esemplare della collezione Manifattura Italiana, è realizzato con una lastra di lapislazzuli. Arrivata in forma grezza negli atelier di Legnano, doveva offrire al taglio una superficie uniforme abbastanza ampia e priva di imperfezioni. Quindi è stata “affettata” con un taglio sottilissimo per non influire sullo spessore della cassa, poi sagomata con una specifica forma ovaleggiante. Il tutto è completato da 9 lapislazzuli cabochon con funzione di indici, identici per forma e colore, infine impressi dai numeri romani.
Lo stesso discorso vale anche per la collezione DG7, ugualmente esclusiva sebbene alla portata di un maggior numero di persone. Qui alcuni esemplari hanno i quadranti in pietra dura realizzati in rubino, malachite, madreperla, turchese, sugilite, quarzo gatteggiante… Ma il DG7 – ormai un cult fra gli orologi Dolce&Gabbana – si distingue anche per l’utilizzo di pietre taglio smeraldo posizionate con un’insolita incastonatura invisibile ai 4 indici principali, del tutto priva del consueto ausilio di griffe o castoni. Infinite sfumature, soprattutto per le signore, creano una palette energetica e invitante (quasi golosa). Senza dimenticare – sempre al femminile – la collezione Iris, con la lunetta tempestata di pietre arcobaleno, a dimostrare il senso cromatico e la maestria dei gemmologi. Ma più di tante parole, valgano le immagini. Date un’occhiata alla gallery qui sopra…