Protagonisti

Maddalena Rocco e l’arte dell’incisione

{"autoplay":"false","autoplay_speed":"3000","speed":"300","arrows":"true","dots":"true","loop":"true","nav_slide_column":5}
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image

«Chi dice che non si può fare? Si può fare». Determinazione femminile. Creatività. Maestria e abilità manuale. Con il bulino, Maddalena Rocco ha inciso quadranti, casse, bracciali e movimenti di tanti orologi Dolce&Gabbana, concepiti come opere d’arte. Pezzi unici, spesso. In ogni caso preziosissimi. Come il Gattopardo, il Nabucco, la serie Manifattura Italiana.

Nata a Pavia, Maddalena Rocco ha studiato a Milano, al liceo artistico dell’istituto Sacro Cuore («Papà mi mise in collegio per evitare che viaggiassi») e poi all’Accademia di Belle Arti di Brera. «Ero indecisa tra pittura e scultura. Scelsi pittura, con l’idea di diventare un’artista. Poi decisi di affiancare il mio fidanzato dell’epoca, adesso ex marito, che volle proseguire la tradizione orafa del padre. Iniziai a lavorare in laboratorio. E imparai a cesellare. Da allora, ho sempre inciso, applicando le tecniche apprese dal maestro Rino Zanuttig, su tutti i materiali teneri, legni pregiati e metalli preziosi», racconta.

Il volano per Maddalena Rocco è arrivato con una lunga collaborazione con Mario Buccellati. «Ho inciso le scatole d’argento con scene di Milano che la maison esponeva nella vetrina di via Montenapoleone 23», spiega. «Le Madonnine (un classico per i regali di Battesimo e Cresima), cornici d’argento molto elaborate, spille e bracciali rigati con ornati e pietre».
Nel frattempo, Maddalena Rocco ha sviluppato la sua linea di gioielleria, che esplora le capacità del bulino. «Mi sono chiesta se l’incisione a bulino dovesse servire solo a decorare superfici. E ho iniziato a cercare qualcosa che, tra spessori differenti, non fosse solo decorativo».

Un’idea che affonda le radici nell’Ellade e che influenzò tutta l’arte rinascimentale, in particolare le incisioni richieste dalla corte di Lorenzo il Magnifico. «Un tipo di incisione dalla forte carica espressiva, con un’importante simbologia. Io ho cercato di renderla contemporanea, con una linea di gioielli ispirati alla mitologia greca. E mi sono inventata un artificio per cui la divinità passa e lascia la sua immagine in un frammento di metallo lucido come uno specchio. Ne resta un’immagine fortuita, come rubata da uno scorcio», svela la maestra.

Il sogno di Maddalena Rocco è incidere le sue divinità sui quadranti degli orologi. «La tecnica è la stessa, che tu incida rigati e ornati su gioielli o su orologi. Con la differenza che sugli orologi ci sono superfici curve», sottolinea. «E ci vuole un occhio di riguardo particolare quando incidi movimenti di alto valore economico oltre che meccanico, estremamente delicati. Sono lavori lunghi, che richiedono molta attenzione».

«Per Dolce&Gabbana ho fatto un lavoro che nessuno voleva fare». Così Maddalena Rocco racconta gli inizi della collaborazione con la maison milanese. «Mi hanno contattata attraverso un maestro incassatore con cui avevo insegnato a Gallarate, perché cercavano un incisore in grado di eseguire un quadrante particolare. Che nessuno voleva incidere. L’immagine di quell’esemplare tutto rigato è stata per me una folgorazione», ricorda.

«Walter Veneruz, Direttore responsabile della gioielleria e dell’orologeria della Casa, mi chiese di lavorare durante le vacanze natalizie. E poiché bisognava incidere a bulino sul quadrante numeri piccolissimi (meno di un millimetro), mi propose di andare in azienda per capire se era fattibile. Andai, portando con me la strumentazione e le mie lenti, fondamentali», aggiunge. «E fu cosa fatta. Mi arrivò l’incarico di tre esemplari da incidere in tempi stretti. Tutti oggetti unici, con meccanismi molto sofisticati. Orologi d’arte, che riprendono la concezione dell’orologio del passato».

Prima di allora, Maddalena Rocco aveva già lavorato con l’orologeria. Per la piccola azienda italiana Squale, specializzata in orologi subacquei, ha inciso una serie in oro. E non solo. «Vorrei sfatare l’idea che gli orologi subacquei non possano essere incisi. Per i subacquei Squale, io ho fatto una piccola personalizzazione con uno squalettino su acciaio», racconta l’artista.

A mano libera, di getto, è nato invece uno dei capolavori dell’orologeria Dolce&Gabbana. «In un momento di pausa tra un pezzo unico e un altro, mi hanno mostrato la cassa di un DG7. E mi hanno chiesto: “Guarda se riesci a pensare un’incisione per quest’orologio”. Io ho inciso ornati classici. Mi hanno detto: “Questo è un orologio che incarna lo spirito Dolce&Gabbana”. E così è nato il Gattopardo. Buona la prima. Per i pezzi unici, invece, sottopongo prima uno schizzo a matita, oppure con pennarello indelebile direttamente sulla cassa. Se viene approvato, inizio il lavoro. A partire dalla cassa lucida, ad esempio».

Prima regola: «Per gli ornati simmetrici bisogna usare il compasso, calibrando tutte le spaziature». Maddalena Rocco ci svela passaggi e piccoli trucchi dell’incisione per l’alta gioielleria e l’orologeria. «Prima di tutto, bisogna mettere l’oggetto da incidere in morsa oppure nello stucco, per fermarlo in modo molto saldo. Lo stucco va scaldato. Quando diventa molle, si deposita il movimento, il bracciale o la cassa da incidere. Dopo avere preso le distanze con il compasso, si lascia una traccia con una punta da segno, che è un piccolo ago di acciaio».

E continua: «Poi si incide a bulino, con le unghiette di tantissime misure. Il bulino va molato, con una mola elettrica che gira a tutta velocità per affilarne la punta. In modo che lasci un segno abbastanza lucido». Strumenti tradizionali. «Gli stessi che avevano il Pollaiolo e Mantegna», sottolinea Maddalena Rocco. «Composti da una barra di metallo racchiusa in un manico di legno, che per l’incisione richiede lo sforzo al palmo della mano». Un lavoro affidato alla mano e agli occhi. «Fondamentali sono le lenti. Io, ormai avanti con l’età, ho un binocolo da chirurgo. Altrimenti utilizzo doppie lenti e, se il disegno è molto piccolo, il lentino nell’occhio. Ho trovato al mercatino un paio di occhialini in cui sono riuscita a incastrare il monocolo», svela. «Così non sono costretta a tenere contratti i muscoli dell’occhio mentre lavoro».

Lavori piuttosto lunghi. «Il Gattopardo, che ha solo ornati, ha richiesto una settimana di lavoro. Ci vuole più tempo invece quando c’è scavo», ammette Maddalena. «Come sul Nabucco, con l’angelo nella lunetta: che per le piume, le ali, il fondo tutto scavato e il retro tutto modellato ha richiesto diversi bulini. Da quelli piatti a quelli mezzi tondi». Altre magie del bulino di Maddalena Rocco sono le millerighe e l’effetto velluto. Realizzati per la linea Manifattura Italiana, di cui l’artista ha fatto tutti i prototipi, diversi quadranti e alcune casse. «Tutti lavori meravigliosi», commenta. Stimoli continui, per un’artista cresciuta con il bulino in mano. Che sogna di incidere la sua divinità preferita, Hypnos (dio del sonno), su un orologio.