Approfondimenti

Rolex raddoppia. La lotta alla speculazione #1

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Torna finalmente in queste pagine Augusto Veroni, dopo una lunga assenza dovuta a problemi di salute. Voce autorevole nel panorama orologiero, fine commentatore di fatti e notizie, ricomincia a scrivere con il tema caldo di questo periodo: Rolex e la lotta alla speculazione. A partire dal progetto della nuova manifattura in quel di Bulle, annunciato per prima dall’emittente televisiva pubblica Rts il 21 novembre scorso, e poi rimbalzato ovunque. Noi riprendiamo l’argomento per inquadrarlo nel giusto contesto. Con questo articolo che avrà presto un seguito…

Mai stato un tifoso di Rolex, lo ammetto. Il mio unico Rolex è stato un quarzo comprato per la stravaganza tecnica del suo stranissimo movimento, basato sul concetto di galvanometro bistabile. Fantastico, ma faceva un rumore assordante e la pila a stento arrivava all’anno di durata.

Le premesse

Al tempo stesso non dare a Rolex quel che è di Rolex sarebbe una forma di snobismo poco intelligente. A parte una storia che rende il marchio un indispensabile riferimento dell’orologeria da polso, c’è la fiducia da parte dei compratori. Grazie alla quale Rolex si trova ai vertici della classifica che valuta, internazionalmente, la reputazione, il buon nome di cui un prodotto gode. Certo: Rolex è anche uno status symbol e questo sembra dar fastidio a non pochi (ma allora perché segretamente lo sognate comunque?). Poi Rolex è oggetto di speculazioni e interessi non sempre leciti. E poi Rolex è da molti altri considerato “banale”, ossia una scelta fatta senza sforzarsi nemmeno un poco per trovare motivazioni un po’ più eccitanti del solito. E tanto ancora, nel bene e nel male.

Personalmente, ad esempio, trovo che la qualità attuale del movimento Omega sia di gran lunga migliore, da un punto di vista qualitativo, non fosse altro per la sua resistenza agli effetti negativi dei campi magnetici. E a questo aggiungerei lo scappamento Co-Axial nonché una bella schiera di altre preziosità tecniche specifiche di Omega. E però resta il fatto che in cima ai sogni del pubblico continua imperterrito ad esserci lui, Rolex. Rolex e nient’altro che Rolex, in una determinata fascia di prezzo. Punto.

La caccia al Rolex

Questa caccia al Rolex ha scatenato un bel po’ di casini. Perché in orologeria (e per giunta con numeri che si aggirano intorno al milione d’orologi ogni anno) non è che riesci ad aumentare la produzione quando ti gira, facendo fare gli straordinari a un po’ di dipendenti. No, non è così che funziona. Serve ben altro e Rolex lo sa bene. Non a caso la vera notizia dell’anno è il raddoppio della fabbrica, un investimento da circa un miliardo di franchi svizzeri che dovrebbe far schizzare i numeri da uno a due milioni di orologi immessi ogni anno sul mercato.

Problema risolto? Mi permetto di dubitarne perché il mercato cinese è in crescita. E se la situazione generale dovesse migliorare (dalle pandemie all’inflazione), ci ritroveremmo di nuovo ad andare a caccia di Rolex anche nei boschi di castagni, con l’unico vantaggio di una situazione un po’ meno ansiogena.

Ma chiariamo anche come Rolex, di proprietà di una Fondazione senza fini di lucro, non fa mica giochi sporchi con i prezzi. Gli aumenti dello scorso anno, ad esempio, sono inferiori all’8% e quindi in linea con il tentativo di compensare l’inflazione internazionale. E sono rimasti comunque relativamente poco elevati anche sui singoli mercati, al netto delle tasse locali. Vuol dire, in pratica, che se non hai un centinaio di amici pronti a comprarti altrettanti Rolex in un Paese in cui le tasse sono alte, ma compensate per gli stranieri da un buon meccanismo di Tax Refund, allora il gioco non vale la candela.

In più mi permetto di fare una supposizione, in verità non troppo ardita. Che Rolex stia agendo per riprendere saldamente in mano le redini del mercato speculativo impazzito, anche se è difficile ipotizzare che il percorso sarà immediato come gli effetti di un interruttore elettrico. Potremmo piuttosto dire che Rolex ha chiesto ad Alexa di impostare il dimmer che porterà casa nostra (ben informatizzata) all’intensità e al colore di luce che consideriamo più confortevole.

Il che è esattamente quel che moltissime altre marche non vogliono, non vogliono proprio. Ne parleremo nelle prossime settimane… Preferisco non approfittare troppo dei miglioramenti clinici della mia salute.