Percorsi di Viaggio #XXIV
Con Paolo De Vecchi nella Manifattura di Jaeger-LeCoultre, in quel di Le Sentier, tra le montagne del Giura svizzero. Per conoscere in prima persona – unico giornalista italiano, insieme a un blogger – The Collectibles, il nuovo programma della Grande Maison dedicato ai collezionisti
Durante quest’ultima settimana di gennaio, Jaeger-LeCoultre ha invitato la stampa internazionale, organizzata in diversi piccoli gruppi, nella propria sede di Le Sentier. Per presentare dal vivo un’iniziativa inedita, molto sorprendente e altrettanto interessante. Battezzata The Collectibles, consiste essenzialmente nella presa in carico della Maison dei temi legati al vintage, oggi più d’attualità che mai. Grosso modo come era già successo alla fine degli anni ’80, quando aveva dato il proprio fondamentale contributo a quel “rinascimento” dell’orologeria meccanica che solo i più anziani tra gli appassionati e gli addetti ai lavori possono ricordare. Una tendenza percorsa anche da altre importanti realtà di settore (per onore di cronaca, tra le altre, possiamo menzionare l’ottimo lavoro sul “secondo polso” messo in campo da Rolex e Richard Mille). Ma affrontata da Jaeger-LeCoultre in una particolarissima declinazione.
Un progetto speciale
Per entrare con esatta cognizione di causa al centro della questione, ce la siamo fatta brevemente raccontare da Catherine Rénier, Ceo della Grande Maison. «Come tutte le buone idee, il progetto The Collectibles è nato da una discussione tra i responsabili dei vari settori dell’azienda. Abbiamo valutato il crescente interesse del tema vintage a fronte della ricchezza del nostro archivio, in termini sia quantitativi che qualitativi», ha spiegato durante la visita in Manifattura, dove si è resa gentilmente disponibile a conversare sul tema con chi qui scrive.
«A ciò si aggiunge la rilevanza storica nel mondo dell’orologeria d’alta gamma di Jaeger-LeCoultre. E la disponibilità di un atelier di restauro interno, già quotidianamente impegnato per le esigenze degli appassionati e dei collezionisti di tutto il mondo. Ci siamo resi conto che intervenendo in prima persona e con un atteggiamento propositivo, avevamo la possibilità di portare un valore aggiunto a questo nuovo mercato, dato che restaurare i nostri orologi d’epoca fa già parte dell’impegno che abbiamo con il settore. E così abbiamo lanciato il progetto The Collectibles».
Un progetto che consiste essenzialmente in una selezione dei modelli Jaeger-LeCoultre più rappresentativi realizzati tra il 1925 e il 1974, nel loro restauro conservativo e nella possibilità dell’acquisto on line nella sezione loro dedicata sul sito ufficiale. Il tutto accompagnato da una pubblicazione intitolata appunto The Collectibles, con introduzione di Catherine Rénier e Franco Cologni. Un bel volume che raccoglie i 17 modelli scelti per avviare il progetto, corredati da un ricco apparato di foto, testi, schede tecniche e i molti documenti storici al riguardo. Di cui abbiamo avuto conferma durante i due giorni trascorsi a Le Sentier, nei quali i giornalisti invitati hanno avuto modo di vedere l’intera collezione del progetto, dal vero e con tanto di spiegazioni.
The Collectibles: un’ardua scelta
Con quale criterio sia avvenuta la difficile scelta, meglio – ancora una volta – sentirlo dire dalla Ceo. «All’inizio abbiamo avuto una certa problematicità nel decidere gli orologi da prendere in una così accurata considerazione», ha raccontato, volutamente e appassionatamente coinvolta in prima persona in questa nuova esperienza della Maison. «Poi abbiamo trovato una felice di chiave d’accesso portando in primo piano la storia di Jaeger-LeCoultre per fare scelte conseguenti. Ovvero modelli rappresentativi del preciso e ben individuabile contesto storico e sociale in cui ciascuno era nato».
Partendo dal Duoplan e la possibilità di dare voce alla grazia dell’orologeria femminile. Per passare al Reverso e al suo rapporto con lo sport e il design. Fino al Futurematic, con la sua apertura sul grande capitolo dell’innovazione… Questi i tre modelli che a tutti gli effetti costituiscono gli assi principali su cui è stato sviluppato il progetto The Collectibles, anche per la parte editoriale. (A proposito, il libro andrà in prima battuta agli acquirenti degli orologi in questione, ma le altre copie rappresentano un formidabile strumento di comunicazione e d’immagine per la Maison).
Poi ci sono gli altri quattordici esemplari. Che rispondono al nome di Triple Calendar, Powermatic, Memovox, Quartermaster, Geophysic, Memovox Deep Sea, Memovox Automatic, Geomatic, Memovox Polaris, Master Mariner Barracuda, Shark Deep Sea, Memovox Polaris II, Memovox GT e Memovox Dropsnow. Bisogna infine precisare che al momento non sono ancora disponibili per la vendita cinque modelli – Memovox Snowdrop, Futurematic, Powermatic, Memovox Deep Sea e Quartermaster -, per i quali ricerca e restauro si sono dimostrati passaggi particolarmente complessi.
Due parole sull’ospitalità
Due parole infine sulla cornice della magnifica ospitalità che Jaeger-LeCoultre ha riservato ai propri ospiti (prevista in futuro anche per clienti e collezionisti). l’Hȏtel des Horlogeres di Le Brassus (a un quarto d’ora di macchina dalla manifattura di Le Sentier), si è ancora una volta dimostrato confortevole per la sua modernità, ma allo stesso tempo per materiali e struttura perfettamente inserito nel tradizionale contesto della Vallée de Joux, storica culla dell’industria del tempo elvetica. Che in questo periodo dell’anno era praticamente sepolta dalla neve – eccezion fatta, ovviamente, per le strade (ça va sans dire, siamo in Svizzera…).
Un paesaggio che lasciava ben immaginare come in passato i lunghi inverni e il forzato isolamento della zona abbiano favorito il nascere dei lavori legati al legno e alla metallurgia, di cui l’orologeria è la parte più nota ed eccellente, ma che comprende anche altri generi d’artigianato. Mentre pranzi e cene (a base soprattutto di pesce accompagnato da vini francesi) sono stati serviti all’interno degli spazi di Jaeger-LeCoultre. Grazie a uno staff d’ottimo livello e con un’originale soluzione, che ha reso ancora più empatica questa bella e inedita esperienza nella Manifattura di Le Sentier.