Approfondimenti

Code 11.59 by Audemars Piguet: carattere d’acciaio

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La collezione Code 11.59 di Audemars Piguet è un caso di scuola per quanto riguarda l’approccio all’alta orologeria da parte di alcuni soloni del settore. Quando fu presentata a Le Brassus, nel 2019, ci furono più perplessità e nasi arricciati che scene di giubilo e approvazione. Perché ci si trovò di fronte a qualcosa di inatteso e all’apparenza lontano dalla storia e dai codici del brand. Qualcosa, in una parola, di nuovo.

Parlo di caso di scuola perché tanta parte degli addetti ai lavori ama ripetere e ripetersi la litania secondo cui l’orologeria non inventa ormai più nulla di nuovo. Secondo cui i marchi propongono modelli del passato rivisti in chiave moderna, appellandosi all’heritage per nascondere una drammatica mancanza di idee. Però, quando compare un orologio davvero nuovo che obbliga costoro a uscire dalla propria comfort zone, vi trovano più difetti che pregi. Con il Code 11.59 è andata così.

Perché Audemars Piguet è uno di quei marchi che, suo malgrado, ha finito per identificarsi con il proprio pezzo-mito, il Royal Oak. Hai voglia a raccontare la complessa costruzione della cassa del Code 11.59, il nuovo movimento di manifattura, le finiture, il logo applicato a mano eccetera. Ciò che non è Royal Oak è, nella migliore delle ipotesi, insolito. 

Per fortuna ad Audemars Piguet lavora gente che non si fa spaventare e che è convinta della bontà delle proprie idee. Bene il successo del Royal Oak e del Royal Oak Offshore (con conseguente difficoltà a soddisfare le richieste del mercato); bene la crescita delle quotazioni di queste collezioni nel secondo polso. Ma la collezione su cui puntare per la comunicazione è ormai la Code 11.59. A testimonianza di quanto l’azienda si fidi del prodotto, in barba ai soloni.

Sei nuove referenze

A valle di tutte queste considerazioni, era piuttosto evidente che a distanza di quattro anni dal lancio la collezione avesse bisogno di un ritocco. È una dinamica normale nella vita commerciale di un prodotto. A febbraio, Audemars Piguet ha presentato, oltre alle grandi complicazioni, sei nuove referenze del Code 11.59, tre solo tempo e tre cronografi. Le novità sono principalmente di carattere estetico, alle quali se ne affianca una sostanziale: per la prima volta la collezione ospita una cassa in acciaio.

In questo articolo scelgo di parlare del solo tempo, perché è a mio avviso l’orologio dove lo sforzo di affinare la collezione si percepisce meglio. Trasferite le medesime considerazioni sul cronografo (flyback) e vedrete che sono sovrapponibili. E scelgo di partire proprio dall’innovazione più evidente, quella del materiale.

Code 11.59 in acciaio: mica facile…

In principio erano oro bianco e oro rosa. E oro bianco e oro rosa erano le casse del Code 11.59. E oro bianco e oro rosa erano il Code 11.59. Nel 2021 e nel 2022 il primo sussulto: Audemars Piguet integrò una cassa mediana in ceramica nera o blu in alcune referenze. Oggi, 2023, il passo definitivo: la cassa in acciaio entra stabilmente in collezione. E non si tratta di una banalità.

Chi conosce la storia di questa linea sa che l’architettura della cassa del Code 11.59 è estremamente complessa e rognosa da lavorare. È come se fosse un sandwich ottagonale, le cui fette di pane sono due lunette del Royal Oak e la cassa mediana la farcitura. Con in più il carico da novanta delle anse integrate, stilizzate e traforate, e della lunetta sottilissima. Un combinato disposto di design complesso che, nel caso delle precedenti referenze, aveva reso la vita meno grama agli artigiani e ai cassisti di Audemars Piguet perché la malleabilità dell’oro rendeva il lavoro meno difficoltoso.

Con l’acciaio è tutta un’altra musica, perché è una lega meno malleabile e dare forma a un’architettura del genere non è una passeggiata. È stato necessario attingere alle migliori competenze maturate in Manifattura per riuscire a creare questa cassa con questo materiale. In più, due delle sei referenze hanno la cassa mediana in ceramica nera. Ulteriore mal di testa per gli artigiani di Audemars Piguet.

Il lavoro sul quadrante

Le altre evoluzioni più importanti ed evidenti riguardano il quadrante, a partire dall’incisione à guilloché. Per realizzarla, la Manifattura si è avvalsa del lavoro di un guillocheur svizzero, Yann von Känel, il quale ha creato stampe originali incise a mano. Le stampe riproducono un motivo a onde, che diventano da più a meno fitte man mano che si muovono dall’interno all’esterno del quadrante. Il quale risulta così punteggiato da centinaia di piccole cavità con cui gioca la luce. Il risultato è un effetto cromatico che dà l’illusione che i quadranti siano fumé anche quando la loro tonalità è uniforme.

Accade con i quadranti blu e verde, colori ottenuti tramite processo Pvd; il terzo colore della collezione è un beige, che realmente sfuma verso un marrone scuro dal centro alla periferia. In questo caso, gli artigiani hanno ottenuto la tonalità con un processo galvanico. Il solo tempo e il cronografo con quadrante beige hanno la cassa mediana in ceramica nera. Giusto per completezza segnalo che il punto di blu è lo stesso “Bleu Nuit – Nuage 50” del Royal Oak.

Gli indici sono un’ulteriore evoluzione della collezione Code 11.59. Le precedenti referenze avevano i numeri romani al 3, 6, 9 e 12 e indici a bastone sulle altre ore. Adesso ci sono 12 indici in oro bianco rivestiti con Super-LumiNova, appiattiti, sfaccettati e lucidati. Proprio questa loro piattezza crea contrasto con il nuovo motivo del quadrante. La scala dei secondi sul réhaut è passata dall’indicazione di cinque secondi in cinque secondi a una più dettagliata, a beneficio di una più precisa rilevazione del tempo. Il datario si è spostato da ore 4:30 a ore 3.

A proposito di réhaut, i designer di Audemars Piguet hanno dato una sistemata anche a quello. Ora è meno inclinato, così che si riduce il dislivello con il quadrante e ne beneficia l’omogeneità dell’insieme. È anche più grande rispetto al precedente e ha una smussatura più liscia che lo rende più equilibrato e maggiormente gradevole alla vista.

Ma c’è dell’altro

Spostandoci dal quadrante all’esterno dell’orologio, la corona e la fibbia del cinturino si distinguono per alcuni dettagli nuovi. Per trovare la differenza tra fibbia vecchia e nuova, serve fare un gioco simile all’Aguzzate la Vista de La Settimana Enigmistica: al posto del monogramma inciso AP, ora il nome è per esteso, Audemars Piguet.

La corona è più ergonomica, con una forma più arrotondata e rientranze meno profonde ma più marcate rispetto alle precedenti, a beneficio della maneggevolezza. Sui due modelli con quadrante sfumato beige ha una calotta in ceramica nera che sovrasta la parte in acciaio.

Nulla di rilevante, invece, sul fronte del movimento. Il calibro dei nuovi Code 11.59 solo tempo è infatti il 4302 di manifattura, dotato di un meccanismo brevettato che garantisce stabilità e precisione nella regolazione dell’orologio. L’unico dettaglio è estetico: una massa oscillante scheletrata in oro rosa dedicata alla collezione. È visibile attraverso il fondello in vetro zaffiro.

Perché questo Code 11.59 vale tanto

Per finire, i prezzi. Le referenze blu e verde costano 25.400 euro, quella sfumata beige 27.900 euro: la ceramica fa la differenza. Sono prezzi che, naturalmente, non ha senso comparare con quelli degli altri Code 11.59 solo tempo, visto che si parla di acciaio contro oro.

Quello che mi sento di dire è che la rinfrescata che Audemars Piguet ha dato alla collezione è quanto mai salutare. Pur non mettendo in dubbio l’eccellenza della fattura delle referenze precedenti, ho sempre trovato i solo tempo poco equilibrati. Il motivo? Un quadrante non all’altezza, in quanto a finiture, della complessità costruttiva della cassa. Parere personalissimo e quindi ampiamente discutibile. Ora, mi pare che proprio il lavoro fatto sul quadrante abbia rimesso le cose a posto, dando a questi Code 11.59 un percepito all’altezza della loro qualità effettiva. Portando i tre lancette all’altezza dei cronografi, da sempre più equilibrati. Una spinta in più su questa collezione, una prova in più di quanto Audemars Piguet creda in essa. Dopotutto, la referenza beige costa esattamente quanto il santissimo Royal Oak solo tempo in acciaio. Vorrà pur dire qualcosa, no?