Approfondimenti

I calibri di Frederique Constant: tra visione e innovazione #2

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E alla fine, eccomi al tourbillon che, come accennato sopra, ha fatto il suo debutto nel lontano 2008 con il calibro FC-980. Con quella che è considerata la regina delle complicazioni, nata dal genio di Abraham-Louis Breguet, i calibri Frederique Constant hanno fatto l’ingresso definitivo nel gotha dell’alta orologeria a soli 20 anni dalla fondazione del Marchio.

Nel corso degli anni, l’architettura del calibro FC-980, assemblato a mano, è rimasta sostanzialmente la stessa. Con un diametro di 30 mm e uno spessore di 5,7, è costituito da 188 componenti e lavora a 28.800 alternanze/ora. Il che, come gli altri calibri di cui ho scritto in precedenza, ne porta l’autonomia a 38 ore a carica completa.

Il fatto che in 15 anni le prestazioni del calibro più raffinato siano rimaste invariate potrebbe indurre qualcuno a pensare a uno scarso coraggio da parte della Manifattura nell’intraprendere sviluppi tecnici migliorativi. Io la vedo diversamente. Questo rimanere fedele all’architettura e alle performance originali potrebbe essere dettato dalla volontà di mantenere l’affidabilità del movimento in modo che i costi di produzione e, di conseguenza, il costo finale dell’orologio non aumentino troppo. Non dimentichiamo qual è la visione dei signori Stas… 

Detto questo, aggiungo che la gabbia del tourbillon, composta da 81 elementi, compie un giro in un minuto e reca inciso il numero di serie di ciascun esemplare. Inoltre monta la ruota dello scappamento e l’ancora in silicio, che li rendono immuni dagli effetti nefasti dei campi magnetici. Come gli altri calibri Frederique Constant, è rifinito secondo la migliore tradizione orologiera con lavorazioni ad anglage, perlage, cerclage, fianchi a grana dritta e lucidatura a specchio.

Un tourbillon per i calibri Frederique Constant

Nelle collezioni di Frederique Constant il tourbillon è il protagonista del 2023. La Maison ha infatti aggiornato il Tourbillon Manufacture che ha accompagnato l’FC-980 sul palcoscenico della grande orologeria introducendo in collezione il Classic Tourbillon Manufacture, con cassa in oro rosa da 39 mm e quadrante antracite. Un’edizione limitata a 150 esemplari. Accanto ad essa, due referenze in acciaio con quadranti blu e argenté. Un regalo che il Brand si è fatto per i suoi 35 anni.

La differenza principale con le precedenti referenze sta proprio nella dimensione della cassa, precedentemente da 42 mm. Oltre a questa, una finezza sull’apertura del tourbillon sul quadrante. Dal 2008 era caratterizzata da un disegno particolare a forma di “virgola”, che le consentiva di integrare la complicazione nel quadrante in modo dinamico e atipico. Nel Classic Tourbillon Manufacture, la virgola cede il posto a un cerchio perfetto.

C’è anche il Monolithic. Ma…

A dire il vero, ci sarebbe anche un altro movimento che dimostra la ricerca di avanguardia di Frederique Constant. Una ricerca che dal 2016 può avvalersi del supporto del gruppo Citizen, del quale il Brand fa parte. Parlo del calibro automatico FC-810, progettato appositamente dagli orologiai della Maison per supportare l’oscillatore Monolithic.

Un oscillatore rivoluzionario, in silicio monocristallino, con il quale Frederique Constant ha sostituito i 26 componenti del suo set tradizionale utilizzando un unico elemento dotato di due pesi regolatori. Un elemento che integra anche l’ancora di scappamento nella sua struttura flessibile e che porta l’oscillatore a lavorare a 288.000 alternanze/ora.

Questa struttura è il cuore pulsante dell’orologio Slimline Monolithic Manufacture, ormai esaurito da tempo. Poiché so che la manifattura ha in programma sviluppi ulteriori su questo calibro, preferisco rimandare un approfondimento a quando li avremo.

In conclusione

Detto questo, penso che avervi dato una panoramica sui calibri Frederique Constant dell’alto di gamma vi possa aiutare a capire come mai il Marchio abbia avuto successo in un lasso di tempo relativamente breve. Sicuramente le sinergie con un grande gruppo come Citizen aiutano. È anche vero, però, che l’ingresso nel portafoglio del gigante giapponese è recente. Piuttosto, è stata la filosofia dei signori Stas a indurre il Gruppo a investire sul Brand. Perché la loro missione di restare nell’alveo dello Swiss Made con orologi di ottima fattura a un prezzo accessibile è stata compiuta. In che modo? Grazie a una logica industriale e a una catena di fornitori e terzisti che non hanno inciso sulla qualità finale del prodotto. In un mercato come quello dell’orologeria, in cui gli aumenti dei listini degli ultimi anni sono sotto gli occhi di tutti, non è certo cosa da poco.