Attualità

Type 1° M, le arti grafiche di Ressence

{"autoplay":"false","autoplay_speed":"3000","speed":"300","arrows":"true","dots":"true","loop":"true","nav_slide_column":5}
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image

Quando è uscito, nel 2010, Ressence ha fatto scalpore. Mai s’era visto un orologio simile: con quella affissione a dischi rotanti, immersa in un bagno d’olio per eliminare la rifrazione del vetro, era qualcosa di assolutamente innovativo. Da allora, il Marchio fondato e concepito da Benoît Mintiens ha arricchito il catalogo di diversi modelli (anche senza olio), tutti progettati in Belgio, ad Anversa, e costruiti in Svizzera, a Fleurier. E tutti con un’estetica monocromatica, dalle tonalità sobrie. Finora. Oggi Ressance presenta il nuovo Type 1° M (M come Multicolour): una versione creativa, dichiaratamente ispirata alle arti grafiche e a un uso ludico del colore.

Nel Type 1° M, infatti, semplici ma sapienti tocchi di blu, di rosso, di verde e di giallo tingono le diverse sezioni del quadrante, vale a dire i vari dischi rotanti. Sottolineano il profilo dei “contatori” e la punta delle “lancette” e rendono più facile e immediata la lettura delle indicazioni. Non solo. Mentre donano un aspetto più giocoso all’orologio, catalizzano gli sguardi verso il polso di chi lo indossa – più del solito. Già, perché qualsiasi Ressence, già di suo, è un esemplare che cattura l’attenzione e instilla curiosità. Ancora di più in questa versione policroma, che sembra un perfetto oggetto di conversazione – un conversation piece, come direbbero gli inglesi.

Come un planetario

E di cose da dire, in effetti, sul Type 1° M (e sui tanti modelli del Brand) ce ne sono parecchie. Le riassumo qui di seguito in modo un po’ superficiale – mi perdonino i tecnici. Ma una semplificazione è necessaria per far capire a tutti come funziona, almeno in linea di massima. Oltretutto Il Giornale degli Orologi ha già trattato l’argomento: e per avere un’ulteriore descrizione basta andare a leggere qui… Comunque, prima di tutto, va detto che la cassa è divisa in due parti. In quella inferiore c’è il movimento, un normale movimento meccanico a carica automatica: un classicissimo Eta 2892. In quella superiore (a tenuta stagna e riempita d’olio in alcune referenze), si trova un modulo con gli ingranaggi orbitali e il quadrante.

Gli ingranaggi orbitali risalgono agli albori dell’orologeria e furono inventati per gli orologi astronomici e i planetari, diffusi soprattutto nel XVI secolo. In estrema sintesi, si tratta di un sistema in cui un motore fa ruotare in modo costante una ruota dentata che trasmette il moto ad altri ingranaggi secondari, o per meglio dire satellitari. Gli ingranaggi orbitali sono in uso ancora oggi negli esemplari da polso, anche se non sono frequenti perché pongono tutta una serie di problemi (primo fra tutti il consumo di energia), la cui soluzione richiede investimenti di tempi e di capitali. Diciamo quindi che di solito li si trova in certi costosissimi esemplari di alta orologeria.

Le particolarità di Ressence

Nei Ressence, gli ingranaggi orbitali compongono un modulo chiamato Rocs, acronimo che sta per Ressence Orbital Convex System. Il dispositivo fa ruotare il quadrante, un disco convesso, con una rivoluzione completa ogni 60 minuti, e che quindi funge esso stesso da lancetta dei minuti (rappresentata graficamente al centro, un po’ come in un regolatore). All’interno del quadrante mobile si trovano altri sottoquadranti: dei dischi che ruotano su sé stessi per indicare le ore, i secondi e i giorni della settimana, talvolta anche la temperatura dell’olio, la data e la funzione notte/giorno, con una sorta di scenografica coreografia.

Un’altra caratteristica comune a tutte le referenze Ressence (o quasi: fa eccezione il Type 2) è poi l’assenza di corona di carica. Per l’eventuale ricarica, come per le regolazioni dell’ora e del giorno, si agisce direttamente sul fondello, tramite un’apposita leva facilmente manovrabile in entrambe le direzioni: in senso orario per la carica, antiorario per la rimessa all’ora. Altre peculiarità – come la trasmissione magnetica del moto, l’ammortizzatore idraulico per impedirne il disaccoppiamento e il sistema a soffietto per espandere o contrarre il liquido viscoso in relazione alla temperatura esterna – sono presenti solo negli esemplari riempiti d’olio. Ed esulano quindi da questo contesto.

Le specifiche del Type 1° M  

Detto questo, torno finalmente al nuovo Type 1° M per un’indispensabile descrizione. La cassa misura 42,7 mm di diametro per 11 mm di spessore ed è realizzata in titanio grado 5. Come sempre è protetta da un vetro zaffiro a doppia curvatura, una sorta di cupola che si riversa sui fianchi e arriva fin sulla carrure. Il quadrante convesso presenta i tre satelliti biassiali evidenziati dai diversi colori. Sullo sfondo argenté spiccano il contatore delle ore profilato di verde, quello dei secondi di giallo e quello dei giorni della settimana di rosso, con l’indicazione del weekend. E il tutto è racchiuso all’interno del perimetro blu dei minuti.

Riguardo al movimento, c’è da aggiungere che la rotazione degli ingranaggi planetari risulta essere particolarmente energivora, quindi l’autonomia complessiva scende dalle consuete 42 ore alle 36. Per ovviare al problema, Ressence dovrebbe adottare un altro calibro di base, magari con un doppio bariletto. Ma la cosa comporterebbe ulteriori problematiche che alla fine avrebbero forti ripercussioni sul prezzo al pubblico. Il quale, a proposito, è di 16.800 franchi svizzeri tasse escluse: a conti fatti, con il cambio di oggi e Iva inclusa, circa 21.440 euro.