Approfondimenti

Piaget Polo 79 e l’intelligenza artigianale

{"autoplay":"false","autoplay_speed":"3000","speed":"300","arrows":"true","dots":"true","loop":"true","nav_slide_column":5}
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image

Dura la vita di un simbolo. Prendete il Piaget Polo: è uno di quei pezzi che hanno segnato tanto un’epoca quanto l’intero corso dell’orologeria contemporanea. Un simbolo, appunto, non solo della propria Maison ma di un modo di vivere e intendere l’orologio. E il duro della sua vita sta proprio lì: nel dover essere sempre all’altezza del proprio status di simbolo. Nel non tradire mai le aspettative di chi sa che nel Piaget Polo non trova semplicemente un accessorio. 

Questo è ancora più vero oggi che il modello compie 45 anni, ricorrenza che la Manifattura di La Côte-aux-Fées ha deciso festeggiare da par suo con il nuovo Piaget Polo 79. Un lasso di tempo che nella storia dell’orologeria rischia di essere quasi irrilevante, ma che nel caso del Polo è stato più che sufficiente per trasformarlo in qualcosa di riconoscibile, apprezzato, desiderato. Qualcosa capace di attraversare i decenni e le mode, mantenendo intatto il proprio fascino. E anche il proprio aspetto, come vedrete tra non molto.

Piaget Polo e lo stile di un’epoca

Se siete bravi in matematica e attenti nel leggere, avrete calcolato che il Polo nacque nel 1979, ossia sul finire degli anni ’70. Di quel decennio che diede vita a molti stili, movimenti, tendenze, e che nel campo del design da polso vide nascere l’orologio sportivo di lusso. Per i brand, questi nuovi codici si espressero attraverso l’esplorazione di colori audaci e nuovi materiali e, soprattutto, attraverso la dissolvenza dei vecchi confini estetici cui si era abituati. 

La parola d’ordine era “integrazione” e molti marchi lanciarono linee sinuose e sportivieche vedevano il bracciale in metallo incontrarsi perfettamente con la cassa, in un tutt’uno coerente. Una tendenza non limitata a pochi modelli: piuttosto un fenomeno che interessò l’intero settore dell’orologeria. 

In questo panorama dinamico ed edonistico, spiccava il Piaget Polo. Frutto dell’ingegno di Yves Piaget, era sfacciatamente progettato per i suoi tempi e immediatamente riconoscibile grazie alla perfetta integrazione tra cassa, quadrante e bracciale. Un’integrazione ottenuta grazie all’alternanza di superfici satinate con altre lucide, lavorate con il motivo godron. Una parola che indica l’intaglio di una modanatura arrotondata, o una scanalatura corta spesso ovale utilizzata come decorazione, ma che è di fatto intraducibile.

Perché è un concetto visivo, non fonetico. Che in orologeria si legò da subito al Polo, per via di quel design intrepidamente contemporaneo, possibile solo grazie agli oltre 100 anni di maestria tecnica ed estetica di Piaget. Anche il nome Polo fu una scelta deliberata di Yves Piaget, per caratterizzare l’orologio verso uno sport d’élite che celebrava i valori del Marchio. Un approccio atletico ma elegante che ha accompagnato fino a oggi la cosiddetta “Piaget Society”, chic e alla moda. Così il jet-set cedette al fascino del Piaget Polo, assicurando il successo continuo del suo design visionario.

Trova le differenze

Arrivo ai giorni nostri e vi invito a rileggere quanto ho scritto qualche riga più sopra a proposito di mantenere intatto fascino e aspetto. Perché il Piaget Polo 79 appena presentato sembra uscito da una capsula del tempo. Che ci riporta agli albori degli anni ’80, una decade caratterizzata da leggerezza, edonismo e glamour, tratti che l’orologio di Piaget incarnava alla perfezione. E che incarna anche oggi.

Provate a cercare online qualche pubblicità d’epoca del primo Polo. Oppure – so che è un suggerimento che a Piaget potrebbe non piacere – fatevi un giro sulle piattaforme dedicate al secondo polso e cercate il modello vintage. Trovato qualcosa? Bene, allora affiancate l’immagine dell’orologio attuale e quella dei pezzi di 40 e passa anni fa e aguzzate la vista, come nel gioco della Settimana Enigmistica, per cercare le differenze.

Ebbene, ne scoprirete poche. Con il nuovo Piaget Polo 79, la Maison ha messo in atto una tra le operazioni di ripresa dell’originale più fedeli che si possano trovare oggi. Il nuovo modello ha lo stesso aspetto di quello di un tempo, con il bracciale caratterizzato dall’alternanza di maglie satinate orizzontali e maglie lucide con motivo godron. Un’alternanza che prosegue su cassa e quadrante, in un continuum in cui l’opulenza dell’oro giallo è temperata dall’eleganza della forma.

La rastrematura del bracciale accentua la fluidità delle forme complessive dell’orologio, che appare leggero, nonostante l’oro giallo che lo costituisce lo renda ben presente al polso. Il Piaget Polo 79 sfiora infatti i due etti di peso. I 38 mm di diametro per 7,45 di spessore costituiscono una proporzione a dir poco perfetta per dare vita a una referenza che è pura gioia di vivere, tradotta in design e materiali preziosi.

La meccanica del Piaget Polo 79

Come immagino abbiate capito, per me la meccanica conta a volte più dell’estetica. Nel caso di questo orologio, però, le scale di importanza si invertono, nonostante il movimento incassato sia un calibro top. E non potrebbe essere diversamente, un po’ perché Piaget è una maison da calibri eccelsi, un po’ perché il Polo è stato, nella sua storia, una specie di “laboratorio” sul quale provare l’alchimia tra preziosità dei materiali e movimenti diversi. Sempre ultrapiatti.

Come ricorda Piaget, i primi Polo erano dotati del calibro 7P, lanciato dal brand nel 1976 e all’epoca riconosciuto come il movimento al quarzo più sottile al mondo. All’inizio degli anni ’80, fu sostituito da un quarzo ancora più sottile, il calibro 8P, spesso solo 1,95 mm. Alcuni modelli di Piaget Polo, però, montavano anche il celebre calibro a carica manuale 9P, uno dei movimenti meccanici più sottili con i suoi 2 mm di spessore.

Nel Piaget Polo 79 continua l’accoppiata tra oro e movimenti meccanici. Nella cassa si trova infatti il calibro automatico 1200P1. Sviluppato sulla base del 1200P, lavora alla frequenza di 21.600 alternanze/ora (3 Hz), con un’autonomia complessiva di circa 44 ore. Come nella migliore tradizione Piaget, lo spessore contenuto (2,35 mm) lo rende perfetto per questo orologio dall’eleganza senza tempo. Rispetto al 1200P, spicca la massa oscillante del micro-rotore in oro giallo, con il sigillo Piaget.

«Abbiamo dovuto soddisfare questa nuova richiesta dei nostri clienti, che sono abituati ad acquistare solo orologi eleganti», spiegava all’epoca Yves Piaget. «Ora, invece, dedicano sempre più tempo allo sport. È un cambiamento che fa parte dello stile di vita contemporaneo. I nostri clienti vogliono essere raffinati e indossare un bell’orologio anche durante l’attività fisica. E così abbiamo creato questa linea sportiva, che è impermeabile e resistente agli urti».

Il Piaget Polo 79 è la riproposizione di quel mondo, di quello stile di vita. In un mondo in cui si fa un gran parlare di IA, intelligenza artificiale, questo orologio è una delle più azzeccate creazioni nate dalla IA, intelligenza artigianale. Qualcosa che solo marchi come Piaget hanno. E sanno usare.