Storia e storie

Alle origini dello scappamento coassiale: Charles Fasoldt

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George Daniels (1926/2011), universalmente riconosciuto come il più grande orologiaio del XX secolo, ha prodotto solo un numero molto limitato di orologi nel proprio laboratorio sull’Isola di Man. Ognuno di essi era totalmente opera sua, dato che per scelta provvedeva all’esecuzione di ogni minimo dettaglio in prima persona. Tra le sue creazioni, l’unica che ha raggiunto in qualche modo lo status di produzione seriale è lo scappamento coassiale, o co-axial, come viene definito dalla letteratura di lingua inglese, sulle cui lontane origini oggi andremo a curiosare.

Straordinario restauratore e studioso dell’orologeria antica, alla quale era stato iniziato da Cecil Clutton – i due erano anche accomunati da una grande passione per le auto d’epoca –, Daniels era di fatto ossessionato dalla misura meccanica del tempo. E in particolare dalla ricerca della precisione, la regina di tutte le sfide. Insieme scrissero anche un libro, intitolato sobriamente Watches, in cui ripercorsero la storia degli orologi da persona, dalle origini agli anni ’60 del XX secolo.

Un orologio particolare

È proprio in Watches che Daniels analizza, con il suo consueto acume, un orologio da tasca americano. Un esemplare con uno scappamento dalle prestazioni eccezionali, in termini di precisione, affidabilità e garanzia di funzionamento anche in condizioni difficili, come gli urti o i sobbalzi cui un orologio da tasca poteva essere sottoposto. Inoltre, lo scappamento minimizzava le interazioni tra il bilanciere e il treno degli ingranaggi. Concettualmente legato allo scappamento ad àncora, aveva però non una, ma due ruote di scappamento coassiali: una impartiva l’impulso all’asse del bilanciere e l’altra bloccava l’oscillazione di ritorno.

Caratteristica notevolissima di questo sistema era la mancanza di lubrificazione. Come ogni appassionato di orologi meccanici ben conosce, i lubrificanti sono sempre stati uno degli elementi più critici: se da un lato riducono gli attriti, dall’altro introducono un elemento soggetto a invecchiamento, indurimento, ispessimento. Se poi gli agenti lubrificanti non erano il risultato di un processo chimico strettamente controllato, ma il frutto di lavorazioni artigianali a partire da elementi non standardizzati, i risultati erano talvolta imprevedibili.

Lo scappamento coassiale di Daniels

Proprio dallo studio di quello straordinario movimento statunitense, che con grande maestria aveva analizzato, George Daniels partì con il progetto di un proprio scappamento coassiale. Come tante volte ripeto, anche nell’arte dell’orologeria le migliori idee spesso hanno radici antiche.

Non voglio entrare qui nella descrizione dello scappamento di Daniels, che lo inventò nel 1974 e brevettò nel 1980. Stentò comunque a trovare qualcuno che lo mettesse in produzione, fino a quando Mr. Hayek non ne intuì la genialità: fu modificato dai tecnici della Nivarox e poi adottato negli esemplari di Omega. Per saperne di più, comunque, gli interessati possono andare a rileggersi la sintesi scritta a suo tempo da Augusto Veroni in questo articolo.

Senza nulla togliere al genio di Daniels, oggi riporteremo alla luce il nome di un orologiaio sconosciuto ai più, ma assolutamente straordinario. Fu lui a inventare uno scappamento coassiale da cui il buon Daniels trasse ispirazione, migliorandolo, per la propria creazione.

Chi era l’orologiaio che aveva affascinato Daniels?

Charles Fasoldt nacque in Germania, più precisamente in Sassonia e forse proprio a Dresda, nel 1819. Attorno ai 30 anni emigrò negli Stati Uniti per sfuggire a una condanna in patria per aver aderito a moti rivoluzionari. Aveva già consolidate esperienze di maestro orologiaio.

Si trasferì in un centro dello stato di New York, Rome, dove insieme ad alcuni familiari risultava condurre, intorno al 1850, un’attività di orologeria e gioielleria che comprendeva restauri, riparazioni ma anche vendita di prodotti propri, tra cui orologi e strumenti scientifici. Nell’ultimo periodo di attività, l’azienda risultava costruire e vendere anche mulinelli per canne da pesca.

In tutta la sua vita Fasoldt produsse meno di 500 orologi, spaziando dagli esemplari da torre a quelli domestici, passando per quelli da tasca, sempre di altissima qualità. Dopo una decina di anni, spostò il business dalla provinciale Rome ad Albany, che era – ed è – la capitale dello Stato di New York.

Oltre che abilissimo costruttore, Fasoldt era un creativo: a lui si devono diversi brevetti in ambito meccanico, anche se tra tutti quello di maggior interesse storico per noi è il numero 22791, depositato nel 1859, con il sobrio titolo di Cronometro (Chronometer, nell’originale). A questo, fece seguito nel 1865 il brevetto #46652, che altro non era se non una versione migliorata dell’invenzione precedente.

Lo scappamento coassiale di Fasoldt

Il brevetto #46652 era accompagnato da disegni che ben illustravano le azioni di impegno e disimpegno dell’àncora a tre palette, in cui solo quella centrale aveva azione di impulso, mentre le due estreme erano di ritenuta. Tecnicamente, lo scappamento di Fasoldt può essere considerato appartenere alla famiglia degli scappamenti Duplex. Come il détente, lo scappamento dei cronometri da marina, non è del tipo autoavviante e necessita, dopo la carica, un minimo di impulso esterno per iniziare il moto.

La presenza dello scappamento “ad àncora coassiale” di Fasoldt era indicata sul quadrante o sulla cassa con la semplice scritta “C. Fasoldt – Patent Chronometer“. L’orologiaio, comunque, già produceva esemplari da tasca con carica a corona negli anni ’60 del XIX secolo, mostrandosi sempre attento a ogni innovazione del settore.

Fasoldt, orologiaio e imprenditore

Oltre che perspicace inventore sotto il profilo meccanico, Charles Fasoldt si dimostrò buon imprenditore: comprese che la qualità tecnica – che certo non vendeva a basso prezzo, potendo contare su una clientela ricca ed esigente – doveva essere accompagnata dalla bellezza del movimento. Fu il primo a introdurre nell’orologeria americana la damascatura, lavorazione ad incisione finissima con sola valenza estetica, sui ponti e sulle platine.

I suoi esemplari da tasca, generalmente di diametro generoso, ricordavano nell’ideazione dei calibri lo stile di un altro grande autore, Jules Jürgensen, al quale Fasoldt si ispirava. Alcuni movimenti addirittura montavano ruote di scappamento ed àncora in oro. Autore di grande finezza, di lui sopravvivono anche quattro orologi da torre ed un certo numero di orologi domestici, tutti di altissima qualità ed ambiti dai grandi collezionisti e dai musei. Morì nel 1889.

Le fonti di Fasoldt: Robin

Stabilito, quindi, che le origini dello scappamento coassiale di Daniels provengono da Fasoldt, da dove Charles Fasoldt avrà tratto l’ispirazione?

Ci aiutano gli storici dell’orologeria, che fanno notare come il principio di impulso lento e arresto veloce, uno degli elementi chiave del funzionamento del Cronometro di Fasoldt, e la scelta della doppia ruota di scappamento coassiale erano in realtà derivate dallo scappamento inventato nel XVIII secolo da Robert Robin (1742/1809), grande orologiaio francese che ne aveva valutato le ottime potenzialità.

Che lo scappamento di Robin fosse un buon punto di partenza, sempre alla ricerca di quell’Araba Fenice che è la precisione, era ben noto anche ad Abraham-Louis Breguet, il sommo orologiaio.

Breguet aveva messo a punto un proprio scappamento, denominato “scappamento naturale“, che aveva anch’esso due ruote di scappamento e la caratteristica di impartire l’impulso al bilanciere in entrambi i sensi di moto. Ma non disdegnò di adottare, come nell’orologio n. 1484 e in una dozzina di altri pezzi, proprio lo scappamento di Robin, che era un misto tra àncora e détente. Di fatto, però, lo “scappamento naturale” di Breguet risultava essere superiore per prestazioni in condizioni statiche ma troppo sensibile quando indossato, per cui Breguet preferì ricorrere alla soluzione di Robin in numerosi casi.

Fasoldt e Daniels: ma quali sono le differenze?

Senza voler entrare in dettagli eccessivamente tecnici, è comunque interessante comprendere quali siano le differenze principali tra lo scappamento coassiale di Fasoldt e quello di Daniels.

Per prima cosa, ricordiamo che Daniels aveva sviluppato precedentemente rispetto al coassiale un altro scappamento, dalle prestazioni straordinarie in termini di precisione. È lo scappamento detto “double wheel“, o a duplice ruota, in cui, di fatto, l’azione dello scappamento è governata non da un treno di ingranaggi, ma da due treni simmetrici, con due ruote di scappamento speculari che non hanno punti di contatto tra loro.

Questa configurazione, ispirata dallo “scappamento naturale” di Breguet, ma che Breguet stesso aveva finito per abbandonare, oltre a ridurre gli effetti dell’attrito aveva il pregio di evitare sbilanciamenti nella geometria dell’impulso. Daniels applicò il suo double wheel in alcuni dei suoi orologi da tasca, tra cui il celeberrimo Space Traveller, ma la difficoltà e il costo della costruzione di un doppio treno di scappamento e la qualità della lavorazione necessaria furono tali da impedirne qualsiasi sviluppo di tipo industriale.

Ecco quindi che l’analisi dello scappamento di Fasoldt, che usava due ruote, ma su uno stesso asse, quindi – di fatto – riducendo a uno solo il treno di ingranaggi dello scappamento, divenne punto di svolta. Nello scappamento di Fasoldt, che abbiamo già detto essere in qualche modo un ibrido tra àncora e détente, le due ruote di scappamento, sovrapposte, hanno diametri diversi: come nel détente, durante l’intera oscillazione del bilanciere viene applicato un solo impulso, e l’oscillazione è quindi fondamentalmente libera nella maggior parte del suo percorso.

Inoltre, ed è particolare non trascurabile, il bilanciere riceve l’impulso solo quando il suo moto è concorde con quello della ruota di scappamento. Questo tipo di azione prende il nome di impulso indiretto.

L’originalità dello scappamento coassiale di Daniels

George Daniels aveva comunque ammirato la geniale invenzione di Fasoldt, le prestazioni che il suo scappamento raggiungeva e l’aver superato l’annoso problema della lubrificazione. Dopo una serie di progetti intermedi, forte dell’esperienza acquisita con il double wheel, tornò al concetto di un solo treno di scappamento, ma traendo maggiore ispirazione proprio da quello scappamento ad àncora, ormai universalmente diffuso, da cui voleva prendere le distanze.

Se nello scappamento di Fasoldt il bilanciere e le ruote di scappamento erano distanziate, Daniels invece cercò di portarli alla minima distanza possibile, modificando anche l’approccio all’impulso. Nello scappamento coassiale di Daniels, infatti, l’àncora non fornisce un solo impulso diretto, come nel double wheel, bensì due: il secondo è di tipo indiretto ed è fornito alla ruota inferiore di scappamento. Questa configurazione dello scappamento a doppio impulso risulta inoltre per definizione autoavviante.

Se l’idea dell’impulso indiretto, delle ruote coassiali e delle palette estreme dell’àncora aventi funzione di elementi di ritenuta erano sicuramente mutuate da Fasoldt, l’aggiunta dell’effetto dell’impulso diretto è una naturale derivazione del suo scappamento double wheel.

Un’analisi rigorosa delle differenze richiederebbe grafici e spiegazioni passo-passo, ma – volendoci accontentare – possiamo limitarci a quanto sopra esposto. Potremmo dedurne che, fortunatamente, le buone idee sono dure a morire: resta il fatto, comunque, che per apprezzare qualcosa di diverso e originale e valutarne l’effettivo valore, servono conoscenza e competenza. Per trasformarlo in qualcosa di ancora migliore… beh, ci vuole un tocco di genio.